Home AuthorClaudia Esposito A Hunger Artist – Un digiunatore di Nekrošius al Teatro Bellini di Napoli

A Hunger Artist – Un digiunatore di Nekrošius al Teatro Bellini di Napoli

by Claudia Esposito

Dal 19 al 21 aprile, al Teatro Bellini di Napoli, è in scena l’ultima creazione di Eimuntas Nekrošius, regista lituano di fama internazionale apprezzato da critica e pubblico di tutto il mondo. A Hunger Artist, suo ultimo lavoro, è tratto dall’ultimo scritto di Kafka, Un digiunatore. Kafka narra di un artista del digiuno, imprigionato in una gabbia, che appassisce fino a morire, solo e dimenticato.

Lo spettacolo al Teatro Bellini si apre con una lavagna, sulla quale viene scritto un menù. Le portate sono tutte uguali: DIGIUNO.

Poi una battuta, quasi un urlo disperato:

La cena è servita.

Ma nessuno viene ad approfittarne.

Qualcuno la mangerà, questa cena?

La messinscena di Nekrošius mette in atto un processo straniante per cui il digiunatore è una donna, e non un uomo come nel racconto. Per di più, la protagonista non è in gabbia, ma libera di muoversi su tutto il palco; il movimento, anzi, diventa la cifra distintiva e la modalità espressiva prediletta dalla bravissima Viktorija Kuodyté, che trasforma il proprio corpo in un potentissimo mezzo comunicativo. Le espressioni, le pose, i silenzi dell’attrice, rispecchiati dalle performance del trio di colleghi che la affianca (Vygandas Vadeiša, Vaidas Vilnius e Genadij Virgovskij), parlano allo spettatore molto più di quanto potrebbe fare qualsiasi battuta ad effetto.

Il volteggiare degli attori, l’interazione dei loro corpi, le esasperazioni dei gesti e della mimica facciale sono ciò che regge uno spettacolo che ha pure la fortuna di avere come base il testo di uno dei più grandi autori della storia.

A Hunger Artist

Di fronte a delle premesse del genere, con un testo di Kafka e un regista teatrale di fama mondiale, le aspettative sono giustamente alte. Altissime.

Eppure è un Bellini spento quello che mi trovo davanti, meno gremito del solito, con palchetti semivuoti e una platea riempita perlopiù da giornalisti, attori di teatro, “addetti ai lavori”. Inoltre, l’emozione che ci si aspetta di provare di fronte ad un testo crudo e diretto quanto quello di Franz Kafka, dispiace dirlo, ma non arriva.

Cosa non funziona in A Hunger Artist, spettacolo di un grande regista, con attori sublimi che danno il massimo in scena?

Forse la scelta azzardata di una rappresentazione di 90 minuti in lingua lituana, che costringe gli spettatori a guardare di continuo sopra il palco, oltre la scena, per leggere i sopratitoli in italiano.

Forse il ritmo lento, forse l’accostamento a dir poco surreale di stralci di racconto, forse l’atteggiamento pretenzioso di una rappresentazione volutamente “intellettuale”, non in grado di coinvolgere un pubblico più ampio.

A Hunger Artist

Il digiunatore, allora, finisce per essere lo spettatore, che lascia la sala con la sensazione di aver visto qualcosa di incompiuto, di essere rimasto a digiuno di emozioni, o, forse, di aver visto semplicemente qualcosa che è difficile da digerire.

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