Home AuthorAngelo Capasso ANGOULEME: città dei fumetti o città a fumetti?

ANGOULEME: città dei fumetti o città a fumetti?

di Angelo Capasso

Se vi invitassero a visitare una “città dei fumetti” a quale pensereste? 

L’edulcorata Paperopoli, sulla cui collina domina imperioso il deposito di Paperon De Paperoni, potrebbe essere la risposta degli amanti dei classici Disney, mentre la fantasia degli appassionati di supereroi probabilmente li porterebbe a svolazzare tra i futuristici grattacieli di Gotham City e Metropolis. Un otaku potrebbe pensare a Water Seven, la metropoli dell’acqua di One Piece, e gli amanti di bandes dessinées al gallico villaggio di Asterix e Obelix. Eppure c’è un’altra città francese che rispecchia pienamente questa definizione, ma non vive tra le pagine di un volume a fumetti: Angoulême.
Scrive Italo Calvino:

tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”.

angouleme- (3)E’ la realtà che si realizza nella fantasia: su queste fondamenta è stata edificata una città come Angoulême, il cui nome oggi è indissolubilmente legato alla nona arte. E’ remota, quasi atavica, l’inclinazione alla parola scritta e al disegno in questa piccola città, che si trova lungo il percorso tra Bordeaux a Orléans, nella regione della Francia centro-occidentale Poitou-Charentes. Non a caso Honoré de Balzac ambientò la prima parte del romanzo Illusioni Perdute, proprio in questo piccolo borgo medievale, dove uno dei protagonisti era dedito alla scoperta di un procedimento per fabbricare carta a basso costo. Per molti secoli fino alla metà del Novecento, la città è stata uno dei principali centri dell’industria cartaria francese e oggi continua a basare la sua economia e floridità sulla carta stampata, visto che ospita il principale salone europeo di fumetto.

Sono pochi i paesi con una tradizione fumettistica, ancor meno quelli che vantano un festival del fumetto che abbia spessore e richiamo internazionale. In America hanno il San Diego Comicon, in Asia il Comiket di Tokyo. Nella vecchia Europa, il nostro salone più importante risiede proprio ad Angoulême. Tutto ebbe inizio nel 1972 con “Dieci milioni di immagini”, una esposizione in cui si incontrarono illustratori, editori, librai e lettori accomunati dalla loro passione per le strisce disegnate. Illuminati amministratori comunali intuirono la potenzialità dell’evento e colsero la palla al balzo, inaugurando nel 1974 la prima edizione del Festival International de la Bande Dessinée, che da allora è cresciuto di anno in anno, tant’è che all’ultima manifestazione si contavano ben 800 tra i giornalisti e 7000 tra gli addetti al settore, senza tener conto dello spropositato numero di visitatori. Il merito di Angoulême è soprattutto quello di mantenere un profilo capace di coniugare evento culturale e partecipazione di un ampio pubblico: da oltre quarant’anni ogni edizione è testimonianza della espressività e potenzialità della nona arte. C’è anche da dire che la città parte avvantaggiata, visto che la Francia è uno dei pochi paesi in cui il fumetto è tenuto in grande considerazione come forma d’arte e ha rilevanza sia nel campo dell’editoria che delle librerie specializzate.

Prima locandina (firmata da Hugo Pratt) e ultima

Prima locandina (firmata da Hugo Pratt) e ultima

Certo Angoulême non è solo fumetti e meriterebbe una visita anche per il suo panorama, oltre che per un buon calice di cognac: c’è il Plateau con le sue case in pietra e i tetti rossi, i bastioni del IV secolo che si estendono per 3 km, i paesaggi lungo il fiume Charente, l’Hôtel de ville in puro stile art nouveau, il Municipio in stile neogotico.  Ma è come se il fumetto in questa città stesse prendendo vita propria, divenendo il principale abitante della città. Già la romanica-bizantina facciata della Cattedrale di Saint Pierre, con il suo Giudizio Universale (che ha – tra statue, altorilievi e bassorilievi – oltre settanta personaggi) ricorda  una forma primitiva di narrazione sequenziale. E cos’è il fumetto se non arte sequenziale?

Poi, ovviamente, c’è il CNBDI (Centre national de la Bande dessinée et de l’Image) che non è solo un museo e luogo di esposizione di tavole, ma una vera e propria istituzione d’arte impegnata nella ricerca, formazione e promozione del fumetto e dell’illustrazione.

Ma, in questa città, il fumetto non solo non riesce a restare relegato nei fogli, ma nemmeno nelle stanze, e ha iniziato ad invadere paletti, edifici, strade, marciapiedi. Con la sua tipica posa, Corto Maltese passeggia nei pressi dell’ingresso del museo. Salendo l’avenue Gambetta dalla stazione è Lucky Luke a dare il benvenuto a chi arriva nel centro. Un po’ ovunque ci si imbatte in nuvolette che altro non sono che targhe con il nome delle vie. Rue Goscinny e Rue Hergè sono alcune tra le strade (dedicate a famosi fumettisti) in cui potreste smarrirvi. Per non parlare delle pareti di sempre più edifici che stanno diventando vere e tavole a fumetti: vi sembrerà di passeggiare in un disegno di Moebius.

A volte basta poco per trasformare la fantasia in realtà. Soppiantare la paura, abbracciare il desiderio, credere nell’illusione. Forse soprattutto inseguire un’intuizione. E così anche la nona arte può uscire dalla pagine e riempire vicoletti,coprire i muri, infilarsi nei tombini, riplasmare la toponomastica. Ad Angoulême la nona arte ha una sua anima pulsante e si respira anche nell’aria una fragranza di fumetto.

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