Home Arte A VISUAL PROTEST. The art of Banksy a Milano
Banksy a Milano Mudec mostra

A VISUAL PROTEST. The art of Banksy a Milano

by Cinzia Cicatelli

Quando ho sentito della “mostra non autorizzata” A VISUAL PROTEST. The art of Banksy a Milano, e più precisamente al MUDEC, non ero più nella pelle. Adoro Banksy e la sua protesta culturale (e non politica, almeno nei limiti in cui la cultura riesce a separarsene), fatta di arte potente, irriverente, diretta. Un linguaggio universale che sa indignare, divertire, far riflettere, incazzare e che me lo rende il mio “rivoluzionario preferito” in un mondo pieno zeppo di leoni da tastiera e pecore al potere.

Banksy a Milano Mudec
Napalm

Più si avvicinava la data della mostra, però, più sentivo che qualcosa “non andava”: incasellare un writer tra le mura di un museo mi sembra una evidente contraddizione; far pagare un biglietto per qualcosa che è o dovrebbe essere di libera fruizione ancora di più. Ma poi ho pensato che ogni artista deve pur vivere, deve pur guadagnare anche solo per potersi permettere i materiali con cui lavora… inoltre Banksy ha autorizzato molte sue opere esposte proprio alla mostra per fini commerciali e quindi ecco smaterializzarsi l’aurea di squattrinato rivoluzionario contro il sistema e farsi avanti l’immagine del rivoluzionario pacifista che non si sottrae ai meccanismi dello stesso sistema che combatte.

Insomma mi sono sentita autorizzata ad andare alla mostra non autorizzata (scusate il gioco di parole), predisponendomi in un mood critico che potesse frenare la mia dichiarata simpatia per l’artista.

The art of Banksy a Milano

La mostra, che chiuderà tra circa una settimana, ha avuto un grande successo di pubblico: il carisma di Banksy è indiscusso e diffuso trasversalmente tra tutte le età. Sarà il mistero intorno alla sua identità, sarà che le sue guerriglie artistiche suscitano sempre scalpore mediatico, sarà il messaggio mainstream (ma assolutamente condiviso) contro la guerra e i poteri consolidati, ma non c’è persona che non ami Banksy o che non apprezzi almeno una delle sue opere.

The Art of Banksy raccoglie […] circa 80 lavori tra dipinti, prints numerati (edizioni limitate a opera dell’artista), corredati di oggetti, fotografie e video, circa 60 copertine di vinili e cd musicali da lui disegnati e una quarantina di memorabilia (litografie, adesivi, stampe, magazine, fanzine, flyer promozionali, che raccontano attraverso uno sguardo retrospettivo l’opera e il pensiero di Banksy.

Mudec

Apprezzabile e raggiunto l’intento del Comune di Milano-Cultura e di 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE di fornire gli strumenti per interpretare e contestualizzare le opere di Banksy nel mondo contemporaneo per chi non conosce o conosce poco il writer inglese. Questo è un grande merito, d’altro canto, però, presenta un piccolo limite: per chi segue Banksy e lo apprezza già da tempo la mostra non scende troppo in profondità. Le sezioni di cui è composta la mostra sono ridotte a pochi pezzi (lo sono per ovvi motivi) e tolti dal contesto urbano di provenienza sembrano perdere la loro carica emozionale e la loro potenza espressiva.

Il rischio di rinchiudere Banksy in un museo è quello, ad esempio, di vedere nella “Bambina con il palloncino rosso” solo un soggetto carino da tatuarsi sul braccio, anziché una “visual protest” contro il conflitto siriano, o scambiare gli smiling policemen in soggetti carini per un selfie. La sensazione disturbante ed esaltante di trovarsi davanti alle sue opere, improvvisamente, dove e quando meno te lo aspetti, tra le strade o in un raid artistico improvviso non si può replicare in un museo… a meno che non sia un museo curato da Banksy stesso (vedi il Bristol Museum).

Qualsiasi tentativo di avvicinare le persone all’arte per me è sempre ben accetto, anzi va assolutamente incoraggiato, ma nel caso di Banksy probabilmente le pareti troppo rigide e chiuse di un museo funzionano un po’ meno perché cozza con il carattere “urgente” e “fugace” della street art. Ne abbiamo già parlato in questo nostro articolo, se volete approfondire.

Ma questa, come ogni altra esperienza culturale, va vissuta sulla propria pelle per poter giudicare: quindi andateci a fatemi sapere che ne pensate, avete tempo fino al 14 aprile!

You may also like

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.