Home Arte I BARBARI e la riscoperta dell’arte barbarica- la luce dei secoli bui

I BARBARI e la riscoperta dell’arte barbarica- la luce dei secoli bui

di Veronica Cimmino

Il Medioevo, il periodo dei Barbari definito a lungo quello dei “secoli bui”, l’età che ci è stata sempre presentata come quella dello smarrimento, è pronta a mostrarsi in una veste diversa e inaspettata. Un viaggio all’interno di una cultura e di una produzione artistica che si fa avanti a forza ed è pronta a stupirci, smentirci e, soprattutto, abbagliarci. Viaggio all’interno del Medioevo visto sotto un’altra luce e incontro con popoli a lungo fraintesi: i cosiddetti barbari.invasioni barbari

Il 476 d.C. è anno di un evento che sconvolgerà la storia del mondo e segnerà l’inizio di questo vasto periodo definito medioevo che segnerà fortemente la storia del nostro mondo: il crollo dell’impero romano d’Occidente. Quel vasto impero che aveva dominato a lungo dalle terre gelide bagnate dai mari del Nord alle terre africane del Sud, dall’Oceano Atlantico a Ovest alle coste del Mar Baltico ad Est, si sfalda. Una luce salda e forte come quella dell’impero romano comincia a diventare fioca già prima di questa data a causa di una non trascurabile minaccia e pressione lungo i confini dell’impero da parte dei cosiddetti barbari. In questo quadro si espandono popoli come gli Unni, Goti, i Visigoti e gli Ostrogoti, i Vandali: tutti definiti “barbari”, provenienti, si ritiene, dall’Europa settentrionale. Chi sono questi barbari e perché sono così definiti? Il termine deriva da bar-bar,  inteso come “coloro che balbettano”, utilizzato dai greci per designare popoli la cui lingua era incomprensibile e diversa dalla loro: per i romani il termine barbaro sarà utilizzato per designare chiunque non sia romano.

attila_03Gli Unni, provenienti dalle steppe euroasiatiche dell’estremo est, sono descritti come rozzi, mangiatori di carne umana. Si gettano in battaglia indossando pelli di lupo sulle loro teste e urlando come demoni. In realtà sono i cristiani a descriverli in questa veste e il loro scopo è, sempre e indistintamente, quello di demonizzare i pagani. Il loro re, Attila, soprannominato “flagellum Dei” (flagello di Dio), è ricordato come uno dei personaggi più malvagi della storia, ma cosa c’è di vero? All’età di 15 anni parlava 8 lingue, portò il suo impero ad una potenza tale da poter sfidare l’intoccabile impero romano: le loro incursioni erano così temute che alla sola minaccia di invadere territorio dei romani, ricevevano da questi valanghe di monete in oro, arrivando a ricevere 1.133 Kg di oro all’anno. E’ dalla loro fama di guerrieri abili che traggono la materia che amano in maniera smisurata: l’oro. Cosa ne fanno di queste monete? Le fondono e le trasformano in arte. Sono note le loro abbaglianti corone ricche di gemme: le posizionano sui loro crani allungati e innaturali che hanno deformato con rituali attraverso cui le teste dei neonati sono bendate saldamente.

barbari

Il loro, essendo sempre in movimento, è un rapporto creativo che si intreccia con la natura, e gli animali sono una componente fissa delle loro creazioni. Al Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo una serie di interessanti produzioni zoomorfe, che rappresentano per lo più lupi e aquile, in oro con pietre preziose incastonate di colore generalmente rosso e aggiunta di smalto:  fibule (spille), bracciali, collane. elementi decorativi in oro, smalto, granatiSimbolo del contributo degli Unni alla nostra civiltà sono i pezzi esposti al Kunsthistorisches Museum di Vienna: 23 sublimi recipienti di una tale ricchezza da aver portato, dopo il rinvenimento del 1799, a pensare di trovarsi davanti al servizio da banchetto dello stesso Attila. Quasi 10 Kg di oro in raffinate produzioni tra cui spiccano alcune coppe conformate a testa di toro che ci mettono davanti ad espressioni artistiche dalla inconfutabile grandezza.

Barbari? Li definireste ancora “barbari”?

Il nostro viaggio tra i “barbari” non termina qui! Prossimamente: al Nord, tra le terre gelide dei Vichinghi.

Immagini desunte da “Attila e gli Unni: mostra itinerante”

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