Home SpettacoliCinema Viaggio nel cinema muto: Buster Keaton e lo Slapstick

Viaggio nel cinema muto: Buster Keaton e lo Slapstick

di Enza Murano

Approfondiamo il cinema di Buster Keaton e lo Slapstick. Chi di voi infatti non ha mai riso guardando Wile E. Coyote che cerca in tutti i modi di afferrare Beep Beep? O guardando la battaglia delle torte in faccia tra Stanlio e Onlio? O, ancora, le disavventure di Fantozzi e Mr. Bean?

Questo tipo di comicità si basa su un genere cinematografico molto affermato negli anni venti: lo Slapstick. La parola slapstick in inglese significa batacchio, ossia una sorta di bastone composto da due listarelle di legno che, quando viene usato, anche con poca forza fa sentire un forte rumore. L’intero genere cinematografico è basato su una serie di gag soprattutto fisiche, come la caduta su una buccia di banana. Ma saranno le star che si affermano in quegli anni a far muovere la dinamica narrativa del genere che non si limita più a sostenere unicamente la concatenazione delle varie gag, ma ci mostra la visione della società e del mondo. Una delle stelle in questione è Buster Keaton. Attore, sceneggiatore e regista statunitense, ricordato come una delle più grandi personalità del cinema muto.

Buster Keaton e lo Slapstick

Buster Keaton e lo Slapstick: grazie ad un lungo apprendistato teatrale durato circa vent’ anni, Keaton riesce a perfezionare una mimica e uno stile di recitazione eccezionali.

Riesce ad esordire al cinema nel 1917 al fianco del popolare Roscoe “Fatty” Arbuckle, con il quale lavora in una quindicina di cortometraggi.Il lavoro in coppia con “Fatty”, costituito dalla loro contrapposizione fisica, gli permette di affermarsi in soli tre anni come uno dei migliori comici americani. E’ nel 1920, grazie alla fama conquistata, che Keaton interpreta il suo primo lungometraggio : “Il semplicione” di Herbert Blache. Lo stesso anno decide di fondare una propria casa produttrice, la Buster Keaton Comedies, grazie alla quale fa conoscere al mondo le proprie doti da regista e sceneggiatore. Gira in tutto 23 cortometraggi tra il 1920 e il 1923, essendone anche interprete oltre che regista. Riesce a passare facilmente ai lungometraggi e decide di accettare l’offerta della Metro Pictures Inc. (l’ attuale Metro-Goldwyn-Mayer) di distribuire i suoi film.

Negli anni con la Metro gira 12 film, ma a differenza degli inizi della collaborazione in cui godeva di piena libertà, nell’ultimo periodo comincia a soffrire le imposizioni delle major e di conseguenza anche i suoi lavori ne risentono. La sua eccezionale carriera è purtroppo breve: si conclude sostanzialmente con l’ avvento del sonoro che penalizzò in particolar modo il genere comico e anche lo stesso Keaton.

La sua vita, da qui in poi, prese una brutta piega: il licenziamento dalla Metro, il divorzio e l’alcolismo. Nel 1960 gli viene assegnato un Oscar alla carriera. Sei anni dopo morirà di cancro ai polmoni.

I suoi film hanno un’impronta riconoscibile e mostrano grande tecnica. Il suo cinema si basa su giochi visivi e continui cambiamenti di senso, in cui ciò che sembra una cosa in realtà ne è un’altra e la rappresentazione del mondo reale diventa surreale: tutto sembra illogico. Nel corso degli anni Keaton definisce uno stile del tutto originale e il suo volto di pietra diventa una vera e propria icona del cinema. La sua recitazione è molto controllata, le doti acrobatiche particolarmente talentuose, la mimica assurdamente impietrita: tutto ciò esprimeva una visione del mondo distaccata, volta a evidenziare il senso di alienazione del personaggio stesso, che si trova a dover vivere in un mondo che priva di significato qualsiasi relazione, mutando continuamente e insensatamente.

Perché essere difficili quando con un minimo sforzo potete diventare impossibili?

[Buster Keaton]

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