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Castello Cavalcanti, il corto di Wes Anderson firmato Prada

by Cinzia Cicatelli

Cosa succede se mettiamo insieme Wes Anderson e Prada? Succede che nasce una bomboniera cinematografica dal gusto made in Italy, chiamata Castello Cavalcanti.

Lo scorso 13 novembre al Festival Internazionale del Film di Roma (dove Wes è ormai di casa – in 8 edizioni 4 sono state le sue apparizioni) è stato presentato Castello Cavalcanti, corto di 8 minuti realizzato per il progetto “Prada Classic”.

Ambientato nell’Italia degli anni Cinquanta, in una tipica piazza italiana del tempo, il regista americano omaggia il cinema italiano con una serie di allusioni e citazioni che rimandano al neorealismo di Fellini, Pasolini e De Sica e ricreando l’atmosfera della famosa Mille Miglia, la competizione automobilistica disputatasi nel Bel Paese dal 1927 al 1957 (e che oggi rivive come gara di regolarità per auto d’epoca).

Girato a Cinecittà – con Milena Canonero ai costumi e Darius Khondji alla fotografia (spettacolare) – Castello Cavalcanti ha riunito Anderson ad uno dei suoi attori “preferiti”, Jason Schwartzman, protagonista della clip, e al fido Roman Coppola (come negli altri tre spot per Prada Candy, il profumo), qui in veste di produttore.

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Ma passiamo alla trama: è il 1955 e, come vi ho già accennato prima, siamo nel pieno della Mille Miglia in una tipica piazza italiana del tempo – i cliché non mancano, guardare per credere. Schwartzman, pilota americano, sbatte con la sua auto da corsa contro una statua e, dati i gravi danni al veicolo, è costretto ad aspettare l’autobus per far ritorno al suo albergo. Qui entrano in scena caso e destino, perché gli antenati del pilota – guarda un po’… – venivano proprio da Castello Cavalcanti!

Tra una partita a carte, un bicchiere di vino, una telefonata e un piatto di spaghetti (manco a dirlo), Schwartzman finirà per incuriosirsi all’anonimo paesino, decidendo di lasciar partire la corriera in attesa di quella successiva.

Il timbro andersoniano è evidente, quello che lo spettatore si trova davanti è un mondo vintage griffato Prada, un luogo immaginario, sperduto, dove tutto è finto ma allo stesso tempo terribilmente familiare. La mescolanza dell’inglese americano e dell’italiano riporta immediatamente ai tempi del dopoguerra, impregnando di nostalgia (vissuta o desiderata) l’intera pellicola e consentendo anche ai meno anglofili di comprendere interamente i dialoghi che, come suo solito, Anderson riduce ai minimi termini, lasciando il tempo di godere appieno delle inquadrature e delle scene (e questa volta, inutile dirlo, anche dei vestiti!).

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Come avrete capito, la redazione di Cult è gravemente affetta dalla sindrome di WA, e se il mio cuore è e resterà sempre fedele a quel bijoux che è Hotel Chevalier, devo ammettere che questo concentrato di 8 minuti  di incantesimo e ironia, di viaggio mentale in un tempo remoto e in uno spazio che ci riporta ai giochi della nostra infanzia, regala un volto dell’Italia ormai perso, se non nell’immaginario tipicamente e retoricamente americano (vedi Il Padrino).

E se Castello Cavalcanti diventasse un film?

L’interruzione della storia in medias res (così come il suo inizio) fa sperare in un lungometraggio ambientato interamente nel nostro Paese, tuttavia durante la conferenza stampa tenutasi a Roma, il regista ha dichiarato che tra i suoi progetti dell’immediato futuro c’è solo un film d’animazione, probabilmente per sopperire al flop di Fantastic Mr. Fox.

Comunque, bando alle ciance, è arrivato il momento di godervi il corto Castello Cavalcanti in santa pace.

Buona visione!

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