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Cinquanta Sfumature Di rap – Nana Arima per iCULTradio #9

di i-Cult

“Ma come fai ad ascoltare questa roba?”

Ecco, più o meno è quello che mi sento dire da ormai da ormai quattordici anni, da quel 1996 in cui nel mio walkman (sì avete capito bene) girava “Così Com’è” di un gruppo chiamato Articolo 31, ma in fondo è un po’ come quando ti chiedono perché ascolti Metal piuttosto che Rock o qualunque altro genere. Del resto se non sei come gli altri, fai curiosità.

Il Rap italiano oggi sembra un’Atlantide che risorge dalle acque, artisti come Club Dogo, Fabri Fibra, Emis Killa e tanti altri affollano reti televisive e radiofoniche per non parlare del web, ma in realtà questo è un mondo che non si è mai fermato, ha solo acquisito più “visibilità”, probabilmente quella che si merita, anche se questa lo trasforma in un’arma a doppio taglio. Ma partiamo dall’inizio…

Tutto comincia negli anni Ottanta quando in America prende vita la cultura Hip Hop, una cultura che comprende 4 discipline fondamentali: l’MCing, il Djing, il writing e la Break, rispettivamente il Rap, il produrre musica, i graffiti ed il ballo.

In Italia arriva quasi contemporaneamente grazie ad un ragazzotto di Cortona che oggi fa crollare tutti i palazzetti: Lorenzo Jovanotti (vi ricordate JOVANOTTI FOR PRESIDENT?), a cui si aggiungono i rapper delle posse (gruppi) che utilizzavano il rap per affrontare argomenti politico sociali (99 Posse, Bassi Maestro, Frankie- HiNrg) e altri come Neffa, Articolo 31, Sottotono, Kaos One, Fabri Fibra.

Si parla di freestyle per indicare l’improvvisazione testuale e di battle per vedere chi è il migliore, di flow per il movimento delle rime, di contenuti e di stile, ma anche di dissing quando un rapper parla male di qualcun altro, perché il Rap è anche questo. Altri due termini che sono diventati di moda sono haters per indicare quelli che ti odiano e che non possono esimersi ad esternartelo sui social ed in ogni occasione possibile; l’altra è swag per indicare l’essere alla moda, essere figo insomma: ed un termine non esclude l’altro. A tutto questo si aggiungono le Label, piccole etichette discografiche che si occupano di produrre artisti ed organizzargli i concerti (per esempio Tempi Duri, Tanta Roba,  Honiro).

Veniamo ora alla parte più bella, quella che io chiamo le 50 SFUMATURE DI RAP, perché chi pensa che sia tutto uguale sbaglia, perché, come in tutti i generi, ogni artista ha la sua particolarità, come un bellissimo quadro dove ogni colore che lo compone è sapientemente e strategicamente messo al suo posto. Dalla tenerezza di Nesli e Dydo alla cruda verità di Fabri Fibra e Marracash, alla ribellione di J-Ax, alla profondità di Guè fino ala crudezza di Salmo per arrivare poi alla spinta di Primo&Tormento.

1) NESLI, Un Bacio A Te – I suoi fan (tra cui io) lo chiamano POETA, basta ascoltare una sua canzone per capire perché ed in particolare questa è stupenda perché tira fuori l’amore nella sua forma più pura.

2) FABRI FIBRA, Pronti, Partenza Via! – La svolta del rapper di Senigallia, almeno io interpreto questa canzone così. Questa canzone segna secondo me una sorta di maturità, così come le altre canzoni dell’album e confesso che non mi dispiace, la cosa più bella di un cantante è la possibilità di rinnovarsi sempre.

3) SALMO, Yoko Ono  Da quando mio fratello B. me l’ha fatto conoscere non sono riuscita a separarmene, apparentemente sembra l’anima oscura del Rap ma in realtà si annida una profondità difficile da trovare altrove.

4) CLUB DOGO: Tutto Cio’ Che Ho – Avrei potuto scegliere mille dei Dogo, il nostro è un amore ormai quasi decennale, ma tra tutte non potevo non sottolineare questa dedicata ai loro fans ed alla società di oggi che non ci regala belle prospettive, però è vero che a volte basta una canzone per raddrizzare le cose, anche se in minima parte.

5) MARRACASH, Bastavano Le Briciole – Ogni volta che la sento, lo confesso, mi vengono gli occhi lucidi (cosa che non accade tanto spesso). La storia di un viaggio dalla Sicilia a Milano, di sogni da realizzare, di problemi da affrontare ma soprattutto di in un grande amore che problemi e distanze non possono spegnere.

6) J-AX, Quando I Vecchietti Fanno O – Apparentemente una canzone “goliardica”, in realtà ha un che di riflessivo. Viste le nuove generazioni, come saremmo noi da “vecchietti della nuova era”? E soprattutto che mondo li (e ci) accogliera’?

7) GUE’ PEQUENO ft MARRACASH, Brivido – Uno dei pezzi più belli di tutto l’album (Bravo Ragazzo), l’unico che tira fuori malessere e sentimento di un uomo e della società insieme, ciliegina sulla torta l’accompagno di Marracash ed il cameo di Luchè. Un titolo, una garanzia: brividi!

8) JAKE LA FURIA, Musica Commerciale – Per la serie togliamoci i sassolini dalla scarpa, l’mc dei Club Dogo raccoglie tutte le critiche sul loro essere “commerciali” e risponde mano mano con un singolo ed un intero disco. Crudo ma maledettamente vero!

Trovate Nana Arima sul suo blog KARPALAB, sulla fan-page fb e all’indirizzo mail karpalab@gmail.com

salmo

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