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Coppa Italia 2014: cronaca di una triste vittoria

by i-Cult

di Luigi Capasso

Coppa Italia 2014 – il racconto di chi c’era

Si andava verso lo stadio Olimpico fiduciosi: alla Viola mancavano le tre punte di diamante, il Napoli era quasi al completo e già in stagione ha dimostrato di essere superiore. Tutto faceva pensare al meglio, d’altronde, due anni fa, della finale contro la Juventus, ricordo soprattutto le mie lacrime di gioia per il primo trofeo che ho visto alzare al Napoli da quando sono nato, nulla più. Il tifo era stato fantastico da ambo le parti. Questa volta non è andata proprio così.

Le prime perplessità le ho avute già prima di prendere posto: si è assistiti alle acrobazie di alcuni ceffi che scavalcano i cancelli di entrata e obbligavano le persone munite di regolare biglietto a passare in due all’interno dei tornelli, in modo da poter assistere alla partita gratuitamente. Meravigliato per l’assenza totale di controlli, ma non per la scena, che al S. Paolo di Napoli si vede ogni domenica, mi dirigo comunque verso gli spalti.

Giunto al mio posto, noto che era già occupato e che ognuno aveva la libertà di scegliersi il sediolino che più gli garbava. Vabè a Napoli è normale, ancora una volta scene viste e riviste al S. Paolo e i controlli?! Zero. E mi chiedevo, perché quest’abissale differenza con la finale di due anni fa? Mah. Erano appena le diciotto quando ho occupato posto. Verso le 19 fanno il loro ingresso gli Ultras, che trasportavano un mega striscione da esporre come coreografia; pensavo – chissà che bella la curva quando lo svolgeranno-, è rimasto solo un sogno.

Ero emozionato, felice, speranzoso. I tifosi della Fiorentina cominciano ad intonare cori per la loro squadra, noi Napoletani rispondiamo riuscendo addirittura a coprire le loro voci. Sembrava tutto bellissimo, fino a quando due/tre “bravi” prendono il controllo di megafoni ed urlano, verso tutti i settori occupati da tifosi del Napoli, che un loro amico ultras era in ospedale in gravi condizioni e che quindi, per “rispetto”, la partita non si doveva giocare.

coppa italia 2014
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Rispetto?! Quale rispetto giacché uno di loro indossava una t-shirt che inneggiava a un killer?!

Vabè, meglio continuare con la cronaca. I capi ultras cominciano così a minacciare tutti di fare silenzio, di non fischiare, di non applaudire, di riporre le bandiere e i vessilli della nostra squadra e fanno segno ad alcuni responsabili di campo di avvicinarsi. Una minoranza della curva espone a questi i propri problemi. Pensavamo tutti che si fossero chiariti ed invece, quando le squadre stanno per rientrare negli spogliatoi dopo il riscaldamento, il capitano del Napoli, Hamsik, viene condotto, insieme al DS Bigon e ad un’altra figura societaria quale Alessandro Formisano, a colloquio con questi capi ultrà. Ovviamente questa delegazione era seguita da un folto manipolo di fotografi e cameraman che hanno fatto infuriare i tifosi. Perché? Forse non sono fotogenici? Fatto sta che per non essere ripresi o fotografati cominciano a lanciare bombe carta e fumogeni per farli allontanare. In questo parapiglia assistiamo all’infortunio di un vigile del fuoco e gran parte della curva partenopea comincia a stufarsi e ad andare contro gli stessi ultras, in modo molto timido ovviamente, per evitare scontri interni.

Comunque, alla fine di minuti interminabili, si decide che si gioca e che la curva assisterà alla partita in silenzio. Come in silenzio? Lasciamo la squadra da sola senza sostegno? Hanno dimenticato che il ruolo principale del tifoso è SOSTENERE la squadra?!

Comincia la partita con quarantacinque minuti di ritardo, il Napoli parte forte e dopo quindici minuti circa è già sul 2-0. I VERI TIFOSI, quelli che hanno pagato il biglietto e che sono venuti allo stadio per dar forza alla squadra, vengono così portati ad esultare e applaudono i propri beniamini. La parte ultras della curva, formata da 3 o 4 gruppi organizzati, comincia così a sparare nuove bombe carta per farci star zitti, ma i tifosi di tribuna e distinti e anche da parte della stessa curva, stufi di minacce e di non potersi DIVERTIRE LIBERAMENTE come si dovrebbe fare in una partita di calcio, cominciano ad inveire contro questa minoranza in modo deciso, e una parte di questa minoranza, visto decadere la loro leadership, decide per protesta di lasciare lo stadio. -ECCO, QUESTA è LA VITTORIA DEL TIFO VERO- pensai tra me e me. Il primo tempo era ormai finito e io di quei ’45 minuti ricordo purtroppo solo petardi , urla e l’ “assordante” silenzio degli ultras che hanno messo in cattiva luce, ancora una volta, non solo il Napoli, ma tutta la città di Napoli e l’ intero movimento calcistico italiano. Sì, tutti sono colpevoli di questo show deplorevole: perché troppe sono le domande che rivolgerei alle istituzioni:

1. Perché viene permesso ad un ultras di una squadra che neanche prendeva parte alla partita di sparare un tifoso che andava allo stadio?

2. Perché mandare un calciatore a colloquio con la curva invece di far andare membri delle istituzioni che se ne stavano comodamente seduti in poltroncina in tribuna?

3. Perché lasciar entrare senza biglietto e la famosa tessera del tifoso questa gentaglia?

4. Come fanno a far entrare petardi e bombe carta sugli spalti?

LO STATO, come sempre, è ASSENTE. E sappiate che l’ INNO ITALIANO è stato fischiato questa volta, non per storie di centinaia di anni fa , ma per storie recenti, attualissime. Storie di uno Stato che permette a questi delinquenti di rovinare un appuntamento di gioia e comunione, e addirittura liberi di mettere in pericolo la vita di altri. Ecco, è così che è andata la finale di Coppa Italia 2014.

 

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