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Sulle orme di geishe e samurai da Kanazawa a Takayama

by Claudia Esposito

Da Kanazawa a Takayama: il Giappone che non tutti conoscono

Chi sceglie di visitare per la prima volta il Giappone ha il dovere di vedere almeno Tokyo e Kyoto, le due città più importanti e rappresentative della cultura nipponica. Se il tempo a disposizione non permette di arricchire l’itinerario, quindi, è bene fare una scelta e concentrarsi sui due maggiori poli di attrazione turistica e culturale di questa splendida terra. Ma se, com’è stato per noi, si ha la possibilità di allungare anche di poco il viaggio (e ne vale la pena, fidatevi!), un infinito ventaglio di possibilità si apre agli occhi del visitatore.

Come scegliere?

Hiroshima, Miyajima, Osaka, l’Hokkaido, Okinawa?

Ognuna di queste mete ha qualcosa di imperdibile e di affascinante. A seconda di ciò che maggiormente vi interessa, costruirete su misura il vostro percorso.

Io sognavo il viaggio in treno attraverso le Alpi giapponesi. E, soprattutto, ho sospirato tutta la vita guardando le illustrazioni, i fumetti e i film in cui venivano rappresentate le vite di geishe e samurai e ho deciso di puntare dritto sull’Honshu centrale e sulle Alpi, per visitare due località meno note al grande pubblico ma ricche di testimonianze del Giappone antico: Kanazawa e Takayama, rispettivamente nelle prefetture di Ishikawa e Gifu.

da Kanazawa a TakayamaCome raggiungere da Tokyo queste splendide regioni?

Veloce, comodo e di grande impatto emotivo, il treno rappresenta una garanzia.

Grazie al Japan Rail Pass, una sorta di abbonamento che può essere acquistato solo dai visitatori stranieri prima di entrare in Giappone, avevamo la possibilità di prendere quasi tutti i treni giapponesi della Japan Rail, simile alle nostre Ferrovie dello Stato. Da Tokyo, quindi, abbiamo potuto raggiungere velocissimamente Kanazawa, a bordo di uno dei leggendari Shinkansen (treni proiettile) giapponesi.

kanazawaPerché Kanazawa?

La Prefettura di Ishikawa era parte degli antichi feudi e Kanazawa era la capitale del feudo di Kaga. Ancora oggi conserva splendidi palazzi tradizionali, antichi quartieri popolari di geishe, e, soprattutto, uno dei tre giardini più belli e conosciuti del Giappone, il Kenroku-en.

Rispetto a Tokyo, Kanazawa sembra quasi un villaggio, pur avendo tutte le caratteristiche e l’organizzazione di una vera e propria città. I collegamenti interni, però, non sono eccellenti come nel caso della capitale giapponese. Per questo motivo, consiglio vivamente di alloggiare nella zona della stazione, molto vivace a tutte le ore del giorno e soprattutto comoda per prendere gli autobus, il mezzo senza dubbio più comodo per girare in città.

Noi abbiamo scelto di fermarci per una notte all’hotel Nikko Kanazawa, in posizione centralissima e molto, molto, mooolto elegante e romantico.

kanazawaCon il nostro abbonamento giornaliero degli autobus (a un costo di circa 5 euro), siamo partiti subito alla volta delle attrazioni principali di Kanazawa: il Castello e il meraviglioso Kenroku-en. Appena scesi dall’autobus, abituatici al caldo quasi insopportabile della zona, abbiamo teso le orecchie e ci siamo guardati intorno: Kanazawa è davvero diversa da Tokyo. Ampi spazi, poca folla, silenzio, eleganza. È una città raffinata, ricca di cultura, eppure ha qualcosa di semplice e immediato che la fa percepire immediatamente come “provincia”, nel senso buono del termine.

kanazawa-e-takayama_5Ammirate le mura dell’imponente Castello di Kanazawa, ci siamo incamminati verso il Kenroku-en, che, come già detto, è considerato uno dei tre giardini più importanti dell’intero Giappone (e guardate che i giardini giapponesi sono davvero insuperabili come sembra in foto; essere tra i primi tre dovrebbe già dirla lunga sulla bellezza impareggiabile di questo luogo!).

Kenroku-en significa “sestuplice giardino”; a quanto pare, infatti, questo splendido parco possiede le sei caratteristiche che rendono perfetto un giardino: posizione appartata, ampiezza, somiglianza con la natura, antichità, ampio panorama e abbondanza d’acqua. Forse le sue qualità, così elencate, possono dare un’idea della magnificenza di un luogo che lascia a bocca aperta ad ogni passo, ma credo che niente possa spiegare davvero come ci si sente a passeggiare tra i viali di questo giardino. Ruscelli, fontane, muschio, scalinate nascoste nel legno e nella roccia, gli splendidi campi di iris e il canto degli uccelli vi faranno dimenticare di essere ancora in questa dimensione.

Lo hanno chiamato Kenroku-en, per me avrebbe potuto chiamarsi Paradiso.

Raggiungibile a piedi dal Kenroku-en, è il curatissimo Museo d’Arte Contemporanea del XXI Secolo.

L’edificio che ospita il museo è estremamente interessante e le mostre all’interno sono state davvero di nostro gradimento. Tra le installazioni della collezione permanente, è sicuramente imperdibile la bellissima opera di Leandro Erlich, The Swimming Pool. Dall’esterno potrete osservare le persone che camminano… sotto l’acqua, dentro una piscina.

E ancora più di impatto sarà per voi essere quelli che vengono osservati, un po’ come i pesci nella boccia.

Un colpo d’occhio davvero eccezionale!

All’uscita dal museo, è obbligatorio visitare i due quartieri più famosi e caratteristici della città: Nagamachi e Higashi-chaya-gai.

Il primo è un vero e proprio borgo, ancora ben conservato, che ospita le più belle case dei samurai ormai scomparsi. Il viaggio a ritroso nel tempo continua e sconvolge, addirittura, a Higashi-chaya-gai (Quartiere Orientale delle Case da Tè).

Non sapevo ancora che a Kyoto, successivamente, avrei provato emozioni ancora più forti; quello che è certo è che trovarmi in una casa di geishe dell’inizio del XIX secolo, ancora perfettamente conservata, mi ha fatto venire le lacrime agli occhi. Letteralmente. In ogni angolo tutto raccontava una storia di donne come me, eppure così diverse, misteriose e lontane ai miei occhi: i loro strumenti, i fermagli, le porcellane, la cucina, il giardino raccolto e i balconcini bassi, tutto parlava del loro mondo.

Camminare a piedi scalzi sul tatami di queste stanzette calde e silenziose è davvero un’esperienza unica, per cui assaporatela a fondo. Inginocchiatevi a un tavolo basso, guardate gli alberi fuori e sorseggiate un tè Mat-cha mentre sbocconcellate qualche wagashi (dolci tipici giapponesi, quasi sempre a base di fagioli rossi). E poi chiudete gli occhi, anche solo per qualche secondo.

Sembra retorico e banale parlare di rinascita spirituale in Giappone, ma davvero, in alcuni momenti del viaggio, ci si sente così.

kanazawa-e-takayama_11Quando vi sentirete pronti a lasciare la splendida Kanazawa, preparatevi per uno dei viaggi più suggestivi in terra nipponica: la traversata in treno verso Takayama, attraverso gli splendidi paesaggi delle Alpi giapponesi, vi lascerà a bocca aperta.

I treni che compiono questa tratta, non a caso, sono dotati di enormi finestrini per permettere ai viaggiatori di non perdersi nessuna delle meraviglie naturali che li circonda. Il tempo è volato mentre tutti, in silenzio, guardavano commossi fuori dal finestrino una natura che, come spesso accade in Giappone, è talmente rispondente ai canoni di perfezione interiorizzati dagli uomini, da sembrare artificiale.

kanazawa-e-takayama_12Dopo tre ore di viaggio circa, sarete quindi giunti a destinazione: Takayama è piccola, intima, caratteristica.

Senza dubbio qui abbiamo trovato il Giappone più stupefacente. A Takayama abbiamo trascorso una giornata restando solo a bocca aperta: gli ombrelli variopinti, le bambole di pezza tradizionali, i vicoli tortuosi, le case in legno e le donne avvolte in splendidi kimono non sono appannaggio di alcuni quartieri, sono la norma.

Date le dimensioni ridotte della città e del minor tempo che ci serviva per esplorarla, abbiamo scelto di vivere proprio qui l’esperienza di dormire in una ryokan (locanda tradizionale giapponese) e godere del massimo relax, di quello che davvero solo in Oriente sanno offrire.

Mai scelta fu più azzeccata: fermarsi alla Tanabe Ryokan è stato come tornare in Epoca Edo.

Appena arrivati, delle signore che sembravano uscite dritte da un cartone animato, piccolissime, sorridenti, silenziose eppure affabili, ci hanno fornito ciabatte e kimono (lo yukata, kimono estivo, ci è stato fornito in tutti gli hotel che abbiamo scelto in Giappone, ma questi del Tanabe erano splendidi, colorati, elaborati e forniti persino di obi, la fascia che avvolge la vita).

Ci hanno dunque accompagnati nella nostra stanza in stile tradizionale giapponese.

Splendidi tatami, porte in carta di riso, armadi in legno e un tavolino basso con cuscini. Ai muri decorazioni semplici. Un piccolo balconcino dava sul giardino interno, anch’esso in tipico stile giapponese, con al centro una fontana in pietra.

kanazawa-e-takayama_14Perché alloggiare in una ryokan?

I motivi sono molteplici. Anzitutto, il Giappone odierno ha subito un fortissimo processo di occidentalizzazione e molte abitudini tradizionali sono avvertite come “scomode” per i turisti e dispendiose per i locali, in termini di tempo e denaro. Per questo motivo, lentamente ma inesorabilmente, le cerimonie del tè, l’accoglienza leggendaria delle locande e i pasti della cucina kaiseki (alta cucina giapponese) sono diventate un lusso o una stramberia nella migliore delle ipotesi.

Eppure solo fermandovi ad osservare e vivere questi riti riuscirete un po’ a capire come mai i giapponesi vi sembrano così eleganti, aggraziati, delicati e rispettosi.

Sono educati alla pazienza.

Al rispetto di se stessi e degli altri.

Alla cura, quasi maniacale, delle cose, degli ambienti e delle persone.

Alla bellezza, interiore ed esteriore, che deriva dall’equilibrio.

Tutto questo lo ritroverete in una ryokan.

Dopo che vi sarete cambiati e rinfrescati, vi accomoderete con il vostro kimono e i calzini a sorseggiare l’immancabile tè verde che vi faranno trovare in camera. Verso le sei del pomeriggio sarà servita la cena: e che cena!

Sushi, sashimi, zuppa di miso, verdure, dolci, liquori, creme, frutta e, soprattutto, la squisita carne tipica della regione: il manzo di Hida! A Takayama lo abbiamo assaggiato in tutte le versioni: negli squisiti hamburger di Center4 Hamburgers, un grazioso localino del centro, in cui tutto l’arredamento è stato ricavato da oggetti riciclati, in squisite frittelle lungo le bancarelle per strada e sugli yakitori (spiedini).

Nella ryokan abbiamo assaggiato il manzo preparato con una ricetta tradizionale: lo shabu shabu. In un pentolino di olio fumante e salse varie, verdure e carne cuociono contemporaneamente per qualche minuto. Vi assicuro che mi torna l’acquolina in bocca solo a pensarci!

kanazawa-e-takayama_15L’esperienza della ryokan non finisce qui.

All’interno della nostra locanda, infatti, c’era anche un onsen (terme giapponesi) tradizionale. Dopo aver mangiato praticamente qualsiasi cosa, quindi, gli uomini e le donne si dividono nei rispettivi ambienti e si rilassano nelle terme. Per me era indispensabile trovare un onsen privato, in quanto molte strutture grandi non accettano persone tatuate e, dovendo immergersi in acqua completamente nudi, non c’è modo di nascondere anche il più piccolo segno sulla pelle.

L’onsen è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita; ammetto che non mi sentivo particolarmente a mio agio all’idea di condividere le vasche “come mi ha fatto mammà”, ma sono stata fortunatissima, perché al mio ingresso alle terme ero completamente sola.

Prima di immergersi nelle vasche ci si lava e ci si profuma accuratamente; per noi femminucce è opportuno anche struccarsi al meglio (nello spogliatoio forniscono tutto ciò di cui abbiamo bisogno, persino salviette, struccanti, creme, spazzole e spazzolini monouso).

Per capire come ci si sente potrei dirvi…no, niente.

Lo si deve provare.

Io posso solo tentare di descrivervi ciò che avevo intorno: vapore, caldo, silenzio, un sentiero di ciottoli, legno e canne di bambù, splendide vasche in pietra e acqua bollente che scendeva da tronchi d’albero.

Ecco, chiudete gli occhi, e immaginate di galleggiare nell’acqua calda mentre attorno vedete tutto questo.

kanazawa-e-takayama_16Dopo essere passati all’onsen, non vorrete far altro che chiudere gli occhi e avvolgervi nel vostro futon (materassino) caldo, preparato nel frattempo dalle sempre solerti signore e chiudere gli occhi.

Non potrete fare che bellissimi sogni.

Una volta usciti dalla ryokan, e vi assicuro sarà davvero difficile andarsene, non vi resta che passeggiare per la bellissima Takayama.

Il quartiere principale, Sanmachi-suji, è pieno di antiche fabbriche di sakè e negozi di artigianato. Ovunque vedrete le bambole Sarubobo, simbolo della città. Takayama, infatti, non era una grande capitale né residenza di samurai come Kanazawa. Il piccolo centro era un agglomerato di abitazioni degli artigiani del regno ed era abitato perlopiù da persone povere. I giocattoli, dunque, erano merce rara e di lusso, per cui le nonne e le mamme realizzavano delle semplici bambole di pezza per le bimbe. Col tempo, sono diventate dei veri e propri amuleti portafortuna e oggi si regalano a protezione della casa e della famiglia dal male.

kanazawa-e-takayama_17L’ultima tappa del nostro giro a Takayama è stato lo splendido tempio buddhista Hida Kokubun-ji, con la sua bella pagoda a tre piani.

Nel giardino svetta un gingko dal tronco gigantesco. Pare che l’albero sia lì da 1200 anni, ed è, per me, il simbolo perfetto di una perla unica, antica, autentica e commovente come Takayama.

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