Home ScienzeSalute Ebola, il virus in 5 punti!

Ebola, il virus in 5 punti!

di Mario D'Errico

Nel bel mezzo di quella che probabilmente è la più grande epidemia di Ebola della storia dell’umanità, ci sono alcune informazioni sulla malattia che tutti dovrebbero conoscere. Siamo certi che da quando il problema Ebola è venuto alla ribalta, almeno una delle seguenti domande vi sia balenata nel cervello.

Oggi, quindi, svisceriamo il virus Ebola in 5 punti essenziali.

Innanzitutto: cos’è l’Ebola? L’Ebola è un virus (Filoviridae)! La sua particolarità è la grande aggressività verso l’uomo: è in grado, infatti, di scatenare una febbre emorragica potenzialmente mortale. In realtà il tasso di  mortalità da Ebola varia tra il 50% e il 90%. Quasi una condanna!

Quali sono i sintomi e perché è così pericolosa? I sintomi iniziali possono apparire anche banali, infatti l’esordio è caratterizzato da febbre, vomito, diarrea, dolore o semplice astenia (stanchezza). Col progredire della malattia, però si può giungere ad emorragia, con versamento di sangue sia all’interno dell’organismo (emorragia interna) che all’esterno (attraverso le lesioni cutanee che ha provocato). La morte è dovuta a shock ipovolemico (una condizione caratterizzata da ipoafflusso di sangue al cervello e ai principali organi dell’organismo) o sindrome da disfunzione multiorgano (pian piano, tutti gli organi vitali perdono la loro funzione).

EbolaCome si trasmette l’Ebola? L’Ebola si trasmette con il contatto tra una ferita cutanea (o mucosa) con il sangue o altri fluidi corporei di persone infette. In realtà, però, tale trasmissione è secondaria al trasferimento del virus dagli animali all’uomo. Infatti originariamente in Africa  l’infezione è avvenuta attraverso la manipolazione delle scimmie e dei pipistrelli della frutta nella foresta pluviale. Anche oggi, quindi, è importante ridurre il contatto con gli animali ad alto rischio. Il periodo di incubazione è di circa 7 giorni (fino a 21), quindi, dopo un eventuale contatto, non si può esser certi di essere infetti prima che passino 3 settimane. Curiosità: purtroppo spesso il contagio avviene per il contatto con animali morti, fonte di cibo indispensabile nelle zone del centro-Africa.

Come ha avuto inizio la recente epidemia? Dati raccolti negli ultimi mesi e vagliati dalle più importanti università statunitensi hanno rivelato che la recente epidemia sarebbe stata veicolata da un pipistrello che ha trasmesso il virus ad un bambino di 2 anni in Guinea attraverso un frutto contaminato. Il bambino è purtroppo deceduto, come tutta la sua famiglia, in poche settimane e la malattia si è trasmessa, poi, rapidamente all’intero villaggio in cui viveva.

Esistono terapie per l’Ebola? Purtroppo attualmente non esiste una cura efficace e supportata da studi scientifici importanti, ma…

1) Un potenziale vaccino anti-Ebola, messo a punto di recente e che si sta dimostrando molto efficace sugli animali, sfrutta un adenovirus (che comunemente dà un raffreddore) modificato con materiale DNA del virus dell’Ebola. In questo momento di estrema emergenza, l’OMS ha dato il via libera alle sperimentazioni sull’uomo  pur non avendo dati certi circa la sua sicurezza ed efficacia. Curiosità: a capo dello sviluppo del vaccino c’è un’azienda italiana, la Okairos, con laboratori a Pomezia. Per circa 5 anni, però, quando il virus Ebola era praticamente sconosciuto a tutti, questa azienda ha sviluppato questo vaccino nei laboratori del Ceinge di Napoli. (#eccellenzeitaliane).

ebola2) Un farmaco sperimentale, lo ZMapp, è attualmente testato in Liberia e sembra impedire al virus di superare le membrane cellulari e di raggiungere l’interno della cellula. È un vero “blocco” prima della moltiplicazione!

3) Altra speranza nella terapia è la trasfusione di sangue di pazienti sopravvissuti alla malattia, che in teoria dovrebbe fornire una qualche immunità realmente. In passato tale espediente è stato già utilizzato, seppur con scarsi risultati.

Ultima curiosità prima di salutarci: sapete perché in Italia ancora non si è diffusa la malattia? Sembra che una protezione, seppur parziale, sia pervenuta dall’assenza di collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti. Il virus, infatti, resiste male all’aria e quindi con il tempo tende a morire!

Per tutte le altre notizie è possibile consultare il sito del Ministero, costantemente aggiornato.

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1 comment

mv 17 Settembre 2014 - 3:08 pm

No, c’è pure un analogo dell’adenosina:

http://www.nature.com/nature/journal/v508/n7496/full/nature13027.html

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