Home AuthorAngelo Capasso Branciaroli omaggia Enrico IV di Pirandello al Teatro Bellini
enrico IV

Branciaroli omaggia Enrico IV di Pirandello al Teatro Bellini

di Angelo Capasso

Dopo aver aperto le porte dell’ospedale psichiatrico di Qualcuno volò sul nido del cuculo, il palco del Bellini accoglie un altro spettacolo che affronta l’apparente dicotomia tra normalità e follia, questa volta inscenando la tragi-commedia di un’eccellenza della drammaturgia italiana. Nella casa del teatro partenopea prende vita Enrico IV, caposaldo del teatro pirandelliano che potrebbe contendersi con Sei personaggi in cerca d’autore il titolo di summa, di compendio concettuale, del pensiero dell’autore siculo. Se il famoso dramma senza atti, né scene fu il più squisito esperimento di teatro nel teatro realizzato da Luigi Pirandello, Enrico IV gli contende il ruolo di manifesto sulla concezione dell’uomo.

Il regista Franco Branciaroli si assume il pesante fardello di rispolverare questo classico, rileggendo un testo importante che con maestria e lucidità rappresenta il conflitto tra uomo e realtà, tra psiche e apparato societario, che il drammaturgo insignito dal premio Nobel vivisezionò negli anni ’20 del secolo scorso, ma sul quale il genere umano sembra essere tutt’oggi arroccato senza via d’uscita.

enrico IV di pirandello

Enrico IV è la storia di un nobiluomo che, durante una parata equestre in maschera, impazzisce per una caduta dal suo destriero e, a seguito al trauma subito, crede di essere il sovrano di cui indossa il regale costume. Un parente finanzia un’ovattata messinscena per proteggerlo, costruendo intorno alla sua follia un castello di illusioni abitato da una corte di zimbelli recitanti al suo servizio. Ma il tempo lenisce ogni ferita, anche quelle psichiche, e nonostante guarisca dopo anni, inorridito di fronte alla consapevolezza della realtà che lo attende, l’uomo decide di continuare ad ‘essere‘ Enrico IV, consapevole di vivere una mera finzione. L’unica esitazione che lo farà tentennare sarà il confronto con una sua vecchia fiamma e la sua famiglia, che si rivelerà l’occasione per chiudere definitivamente ogni ponte con la realtà.

Franco Branciaroli regista cuce su misura la parte del protagonista su Franco Branciaroli attore, realizzando un risultato senza eguali: Franco Branciaroli non interpreta Enrico IV, è Enrico IV e, allo stesso tempo, non lo è. E non c’è dubbio che Pirandello avrebbe sicuramente apprezzato questo paradosso recitativo. Ma notevole è tutto il cast di attori, fra cui figurano Melania Giglio, Antonio Zanoletti, Tommaso Cardarelli, Giorgio Lanza, Daniele Griggio. La loro danza di equazioni recitative e di trasalimenti emotivi è valorizzata dall’allestimento ai limiti del metafisico realizzato da Margherita Palli, che disloca la narrazione su molteplici livelli i quali, tra puledri e drappi, dipanano un dedalo scenico, perfetta rappresentazione del labirinto della mente.

L’Enrico IV di Branciaroli è un guitto della psiche umana che rimarca l’ormai noto concetto secondo il quale tutti interpretiamo una parte, anzi, più parti, a seconda del contesto nel quale ci muoviano. Ad accomunare tutti i cambi di ruolo è la cristallizzata e velata sofferenza di non essere mai davvero sé stessi. Indossiamo maschere dietro maschere dietro maschere, in un eterno gioco di scatole cinesi che ci rende uomini-matrioske la cui mente-cipolla è fragili sfoglie. Durante tutta la durata dello spettacolo si ha la costante sensazione di estraniamento, perturbati dalla verità del teatro che è l’illusione della vita: in piena epoca dell’ostentazione dell’immagine, dell’identità-vetrina sui social, del culto del personaggio che prevale sulla persona, non è molto più seducente e rasserenante trincerarsi in una coerente, integra e, soprattutto, consapevole recita?

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