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Elogio alla “Follia” di Patrick McGrath

by Cinzia Cicatelli

E alla fine ci fu la luce in fondo al tunnel: Follia di Patrick McGrath, questo libro ha finalmente dissipato le tenebre del mio “blocco delle emozioni”.

Nel mio ultimo articolo vi parlavo, appunto, della mia recente incapacità di farmi coinvolgere negli ultimi libri letti. Libri troppo “pesanti” o “complicati” o “asettici”, nonostante le firme d’autore. Poi mi sono imbattuta in Follia di Patrick McGrath. Non è stato amore a prima vista, lo ammetto. Acquistato perché incuriosita dalla quarta di copertina (tanto di cappello agli Adelphi, gli unici in grado di convincermi così) mi aspettavo che la scrittura fosse “potente” quanto la trama, per poi accorgermi pagina dopo pagina che era il ritmo narrativo ad essere potente.

Siamo nei sobborghi londinesi degli anni ’50. Grigiore ovunque: un manicomio criminale grigio e cupo, come gli internati, come il cielo inglese perennemente uggioso, come la vita conformista e un po’ anacronistica di Stella, suo marito Jack nonché stimato vicedirettore del penitenziario e Charlie, il loro figlioletto. Poi c’è Edgar Stark, un artista uxoricida, affascinante e tormentato, con la colpa di aver fatto a pezzi la moglie perché ossessionato da un presunto tradimento di lei.

Lo sviluppo della trama è piuttosto intuitivo: cosa succede se una bellissima donna, imprigionata nelle convenzioni di un matrimonio classico, soffocata dalla routine di una piccola città, resa invisibile da un marito professionalmente brillante, ma frigido negli affetti incontra la tempestosa ed eclettica personalità di un uomo  misterioso e perturbante?

Succede che quel grigio nella vita di Stella si illumina di una luce talmente accecante da “farle perdere la ragione”.

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Ma secondo chi? Secondo chi le decisioni di Stella sono da imputare alla “follia”? Secondo il perbenismo comune? Secondo chi predica la ragionevolezza e la convenienza a scapito dell’imprevisto, dell’incerto, del “pericoloso”? E’ davvero patologicamente folle la ribellione di Stella? O è pazzia solo per quei tempi, quando le donne non dovevano e non potevano decidere della vita che volevano vivere?

Non scenderò nei dettagli della trama, perché in questo caso è la storia “a fare il libro”, a tenerti incollato alle pagine, a far galoppare quella curiosità letteraria che accelera di rigo in rigo senza lasciarti tregua.  Nessun virtuosismo lessicale, nessun escamotage narrativo. Scrittura nuda e cruda, sul fil di cronaca. Senza riflessioni moralistiche evidentemente demagogiche (è chi racconta a presentare sin da subito, sin dal titolo il suo giudizio sulla condotta di Stella, sappiamo, quindi, che è una prospettiva univoca e parziale a condurre).

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Che cosa, allora, ti cattura di questo libro? Riporto le parole della già citata quarta di copertina, la frase che mi ha convinto a portare questo libro dal ripiano alla cassa:

Ricordate la Gwendolin di Oscar Wilde? “Che tensione intollerabile” osservava quella saggia giovinetta. E continuava: “Speriamo che duri”.

McGrath ci parla dell’amore eppure non ne parla affatto: la sua storia è senza incanto, senza romanticismo. E’ la dura realtà di una vita coniugale senza passione e la passione di una relazione extraconiugale. Come tante altre. Ma sbagliate se pensate che questo libro spieghi come l’amore faccia perdere la testa a Stella, è la possibilità di una via d’uscita da una vita senza significato e senza emozioni a renderla “folle”, folle almeno secondo il “buonsenso”.

D’altronde chi definiamo “pazzi”, se non semplicemente coloro che non riusciamo a capire?

Titolo Follia
Autore McGrath Patrick
Dati 1998, 294 p., 39 ed.
Traduttore Codignola M.
Editore Adelphi  (collana Fabula)

 

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