Home AuthorCinzia Cicatelli Giselle al San Carlo di Napoli: l’incanto Zakharova

Giselle al San Carlo di Napoli: l’incanto Zakharova

di Cinzia Cicatelli

Cos’è che amo di più di un balletto? L’attimo in cui il sipario è ancora chiuso e tra il mormorio degli spettatori che si spegne si riesce a distinguere l’impercettibile rumore delle punte delle ballerine, che picchiettano dolcemente il palco, mettendosi in posizione per l’apertura. E’ il momento in cui il cuore dei danzatori quasi si blocca, per poi tornare a battere alla prima nota dell’orchestra… in sincro con la musica e i passi di danza. E gli spettatori sono pronti all’incanto di un mondo che un po’ sa di fiaba e di passato, che sa di sogni da bambini in cui si vuol continuare a credere con tutte le forze: un mondo dove principi e principesse impersonificano bellezza e grazia senza tempo e senza spazio. E se l’incanto di questo mondo ha per protagonista Svetlana Zakharova, beh… l’incanto diventa perfezione.

Una foglia che volteggia nell’aria. Questa la distinta immagine che la grande etoile è riuscita a trasmettermi nel I atto, fin quasi a “confondersi” con la scenografia bucolica del palcoscenico: una foglia sospesa tra le aspettative sognanti di chi guardava e la dolcezza delle note. Ma la leggerezza della Giselle innamorata lascia il posto alle purissime geometrie del II atto, lo spettrale e triste quadro delle Villi, con la loro danza perturbante e onirica. Qui la Zakharova è riuscita ad annullare il concetto di corpo, ad aggirare la forza di gravità e a trasformarsi in linea. Anzi, una serie di linee che non solo si muovono, ma raccontano, traspirano emozioni. 

Vorrei parlarvi maggiormente dell’espressività del volto e della mimica gestuale, ma la mia attenzione era tutta sui piedi. Quei magnifici piedi, capaci di creare bellezza anche da soli, tanto che per chi come me ama e ha praticato danza per tanti anni, sarebbe stato parimenti meraviglioso guardare lo spettacolo con il sipario calato a metà… alzato quel tanto per mostrare le punte.

Il pubblico del San Carlo non si è sottratto alle ovazioni durante il balletto, incitando a gran voce l’immensa danzatrice, accompagnata dal primo ballerino Ruslan Skvortsov e dal corpo di ballo del massimo teatro napoletano, in una esecuzione davvero magistrale.

Svetlana Zakharova, etoile del Bol’šoj di Mosca e della Scala di Milano, è riuscita quindi ad incantare il pubblico napoletano – a cui mancava da due anni – grazie alla sua personalità artistica e alla capacità posseduta solo da grandi artisti di far sembrare anche le variazioni più difficili qualcosa di estremamente naturale per il corpo umano (provateci, invece!). L’ucraina, però, non è solo una magnifica ballerina, ma una donna schiva ed umile. Scrivono di lei:

Il segreto è tutto nella testa. Quando è in sala prove si allena come fosse l’ultima arrivata, sul palco invece deve sentirsi la migliore. Niente presunzione, solo un atteggiamento mentale. La chiave che apre la porta della perfezione.

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Storia d’amore, delusione e redenzione, Giselle, è considerato il balletto romantico per eccellenza. Ma è romantico nel senso letterario del termine, non perché i protagonisti sono principi e principesse destinati all’happy ending: romantico perché l’amore in questo caso non è sogno e desiderio, ma esaltazione e condanna. La contadina sedotta ed abbandonata dal principe Albrecht non rappresenta la donna angelo dei secoli precedenti, ma è una donna che rinuncia agli affetti e contrasta il volere della madre per coronare il suo amore e perfino dopo la sua tragica morte, il rancore verso quell’uomo che l’ha ingannata non riesce a commutarsi in odio. Diventa pietà, rassegnazione, una grazia da donare. Ed è così che Giselle salva il suo uomo: concedendogli la libertà, concedendogli la salvezza.

Può una donna che, pur morendo per amore, va contro le leggi del suo tempo e non annega nel rancore e nella vendetta, essere considerata fragile? Tutt’altro! Un esempio di virtù e di forza interiore che nemmeno il tradimento supremo riesce a scalfire. Giselle è una donna romantica e indipendente, forte, di quella forza non esplosiva e corrosiva, ma quella che tende all’ultraterreno.

Una storia semplice, ma che ai giorni nostri – dove l’amore e il perdono sono legati a contratti, pretese e condizioni – sembra davvero complicato, illogico, se non addirittura incomprensibile.

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Giselle al San Carlo di Napoli:

Musica di Adolphe Adam
Coreografia: Lyudmila Semeniaka
Direttore: Alexei Baklan
Scene: Raffaele Del Savio
Costumi: Mario Giorsi e Giusi Giustino

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