Home AuthorAngelo Capasso HANDALA – Un testimone a fumetti della Palestina

HANDALA – Un testimone a fumetti della Palestina

di Angelo Capasso

La t-shirt preferita di Eduardo lo raffigura mentre osserva del filo spinato. Cinzia ha sempre con sé un porta-chiavi double face con la sua sagoma ma, qualsiasi sia il lato da cui lo si guardi, è sempre di spalle. La bottega di Alì si chiama proprio come lui: Handala. Il suo nome trae origine da “al-hanzal”, spinoso arbusto dai frutti amari, diffuso nella regione palestinese di cui è diventato portavoce e simbolo.

HandalaIn Palestina ci sono pochi fumettisti, in compenso sono numerosi i vignettisti che tra satira e cronaca immortalano le vicende politiche di questa terra così controversa. Forse è proprio Palestina di Joe Sacco il fumetto sulla Palestina più conosciuto in Occidente: peccato che, benchè il graphic novel sia un interessante reportage sulla questione palestinese, resti comunque opera di un autore maltese. Pertanto, a scapito dell’assenza di story-telling, di balloons e di sequenzialità, ad oggi è ancora considerato Handala il “fumetto” palestinese più rappresentativo e forse l’unico che continua ad avere un minimo di notorietà al di fuori di confini ristretti, nonostante l’autore Naji al-Ali  sia morto in un attentato ormai da più di vent’anni.

In parte, Handala è un riflesso del suo stesso creatore, che a 10 anni fu costretto ad emigrare in un campo profughi a sud del Libano, a seguito della proclamazione dello stato di Israele. Come dichiara egli stesso in un’intervista:

Hanzalah è nato in Kuwait dieci anni fa  e avrà sempre dieci anni. E’ l’età che avevo io quando ho lasciato la mia patria. Quando ritornerà avrà sempre dieci anni e solo allora ricomincerà a crescere. Le regole della natura non si applicano a lui. Io lo disegno come un bambino che non è bello, e non è neanche viziato, grasso, felice e rilassato. E’ un ragazzino scalzo come quelli dei campi profughi. All’inizio era solo un bambino palestinese, poi la sua coscienza si è sviluppata verso orizzonti più universali

438403853_640Un bambino che non cresce mai, che ha la testa tonda e pelata e dall’aria sempre triste: verrebbe da pensare ad una sorta di Charlie Brown palestinese, se non fosse che il piccolo profugo non ha tempo per nevrosi urbane, bracchetti indisponenti e  ragazze dai capelli rossi. Da lui c’è una guerra che ha più di cent’anni e, in fondo, la patria dei Peanuts ha anche le sue colpe in merito. Lo sa bene Naji al-Ali che spesso nelle sue vignette denuncia i regimi arabi che si sono venduti all’America. Basta guardare questa vignetta che ritrae Handala che osserva con le mani incrociate un barile bucato da cui fuoriesce petrolio arabo  in direzione degli Stati Uniti: come il popolo palestinese  il bambino è spettatore ignaro di vicende più grandi di lui, in cui le decisioni vengono prese nelle stanze del potere di Washington. l

I tempi sempre più bui, però, cambieranno Handala che diverrà sempre meno spettatore e alle mani incrociate dietro la schiena sostituirà kalashnikov, spade, missili e sassi, quei sassi che precorreranno la prima intifada. Più Handala combatte, più Naji al-Ali si espone divenendo un personaggio scomodo e finendo costretto ad emigrare più di una volta. Le sue vignette costituiscono infatti vere e proprie invettive che non risparmiano i leader dei regimi arabi e stranieri, nè quelli della dirigenza palestinese.

Io milito per la causa palestinese e non per le singole fazioni palestinesi. Non disegno per conto di qualcuno, disegno solo per la Palestina che per me si estende dall’Oceano Atlantico fino al Golfo

Naji al-Ali ci ha lasciato, ma l’eterno bambino Handala continua la sua lotta nelle vignette diffuse in rete, nai saggi, ma anche nelle insegne, nel look, nei murales di chi sostiene la sua causa.

corvi

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