Home AuthorAngelo Capasso IL 1 MARZO COMPRIAMO UN LIBRO… e continuiamo a farlo per tutto l’anno

IL 1 MARZO COMPRIAMO UN LIBRO… e continuiamo a farlo per tutto l’anno

di Angelo Capasso

C’era un’accogliente libreria di periferia che era il mio rito di buongiorno quando mi recavo verso la stazione. Ogni mattina, dalla vetrina scorgevo la libraia alle prese con un allestimento nuovo o con la scelta del sottofondo musicale che avrebbe accolto i pochi ma affezionati clienti. I librai a dirla tutta erano due, ma l’altro era in pianta stabile al piano di sopra a curare la sezione fumetti e graphic novel. Me lo immaginavo sul soppalco, con la sua aria pacata a sorseggiare caffè ginseng, mentre seduto su un puff sfogliava i cataloghi delle case editrici minori per soddisfare i gusti dei fumettari più ricercati.

C’era – dicevo – perché nonostante l’impegno, e le competenza, e l’amore, nonostante i reading, le presentazioni, il bookcrossing e le iniziative, dopo qualche anno di appassionata attività anche questo piccolo baluardo di resistenza culturale ha ceduto alla stretta morsa della crisi. Oggi continuo a percorrere quella strada, e ogni volta che faccio caso a quella saracinesca abbassata, mi pento di non essere entrato qualche volta in più, di non aver dato un contributo maggiore alla resistenza culturale che nel loro quotidiano quei due giovani librai perpetuavano semplicemente lavorando con quei veicoli culturali che chiamiamo libri.551893_502070429822548_502483510_n

E’ accaduto nel mio paese e in chissà quanti altri paesi dev’essere successa una cosa simile. Magari con un tram al posto del treno, un sottoscala al posto del soppalco, un pomeriggio al posto del mattino, ma il succo della vicenda resta invariato: saracinesche abbassate a siglare disfatte dell’editoria e rimpianti personali.

Sarà per questo motivo che il flash-mob organizzato dalla fan-page facebook di Caffeina Cultura, aggregatore online di sollecitazioni culturali, ha raggiunto un record di “adesioni virtuali” inaspettato.  Auspicato, forse meritato, ma decisamente inaspettato. Ottantamila persone si propongono di comprare un libro nella giornata del 1°marzo, in un’azione collettiva che vuole essere al contempo simbolica e concreta. Perché è con i fatti che si da inizio ai cambiamenti e se la cultura langue, bisogna sostenerla difendendo quelle piccole celle rivoluzionarie che sono le librerie e le biblioteche. A meno che, così come è stato facile cliccare su “parteciperò”, in maniera inversamente proporzionale sarà difficile recarsi fisicamente in libreria e comprare un libro. E in tal caso, la giornata di oggi sarebbe sì un simbolo, ma non quello della rivincita della cultura, bensì dell’impoverimento culturale di una società in cui siamo tutti bravi a scrivere post  e tweet di graffiante satira politica, senza essere poi davvero disposti a scendere in strada per far prevalere i nostri diritti. Che in fin dei conti equivale a  dire “salviamo le librerie”, senza poi acquistare davvero (e magari anche leggere) i libri.

Oggi ci penseranno i selfies a dimostrare la veridicità dell’impegno preso con quel comodo click! Dopo #Museumselfie che a gennaio provò a portare le persone nei musei, adesso accompagnare le persone nelle librerie spetterà a #facciamovincerelacultura, un hashtag con cui taggare le fotografie autoscattate mentre immortaliamo il momento dell’acquisto del libro. A quanto pare dove non possono più recensioni, promozioni, riviste, vi dovrebbero riuscire quelle vetrine digitali che spesso sono i social network. Ma se la condivisione della propria immagine deve essere un input per far tornare la gente nelle librerie, allora ben venga. Anche la redazione di questo blog oggi ci sarà, a sostenere e a testimoniare: perché se è vero che sono le fotine a “fare” questo evento, eventi come questi sono anche la foto di un’epoca. Un’epoca in cui per poter scrivere internet è uno spazio più disponibile della carta stampata; in cui per invogliare le persone ad andare in libreria si ricorre ad hashtag, social network e smart-phone.

74236_479511275423699_1251251433_nMa basteranno i selfies a far “vincere la cultura”? Questa parola è così enorme che la sua definizione tutt’oggi è oggetto di dibattito di antropologi, sociologi e filosofi, tant’è alcuni di essi potrebbero anche sostenere che la disabitudine alla lettura non è una forma di declino culturale, ma semplicemente una trasformazione culturale. E altri ancora potrebbero affermare che anche la cultura è un business, e forse è vero. O forse le regole del business dovrebbero essere usate per preservare e incentivare arte e letteratura, anziché sfruttarle per inseguire il guadagno facile. Ma se è vero che la cultura vive un processo in continua trasformazione che non possiamo evitare, allora quello che possiamo fare è salvaguardare quelle buone abitudini che della cultura sono l’humus. Perché possono cambiare le tecniche di coltivazione, ma per far crescere una pianta ci vorrà sempre un seme piantato nel terreno. E, per il campo sterminato della cultura, quei semi sono e saranno sempre i libri.

Per cui oggi, primo marzo 2014, compriamo un libro. E poi acquistiamone un altro il 10 marzo. E poi altri due il 4 aprile. Magari uno di poesia. Una biografia a maggio. Continuiamo così per tutto l’anno. E soprattutto non limitiamoci a fotografarli, ma leggiamoli questi libri che acquistiamo. Smarriamoci nelle trame, appassioniamoci alle storie, innamoriamoci dei personaggi. E poi assaporiamone la sintassi, gustiamone l’ortografia, godiamo della struttura narrativa, deliziamo con lauti pasti a base di prose, rime, saggistica, narrativa quel fine e insaziabile palato che è il nostro intelletto. Perfetto epilogo di questo evento, potrebbe essere un altro flash-mob, sempre a base di selfies: fotografare i nostri volti appagati quando siamo arrivati all’ultima pagina del libro che abbiamo divorato. Ops, letto.

strudenti-senato

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