Home Eventi Il mito di Wagner rivive sotto il cielo stellato del Ravello Festival

Il mito di Wagner rivive sotto il cielo stellato del Ravello Festival

by Bruno Spagnuolo

Fotografie di Michela Fabbrocino

Anche quest’anno, il Ravello Festival rende omaggio al suo nume tutelare, come viene definito da Stefano Valanzuolo, critico musicale de Il mattino e dal 2008 direttore artistico del festival, nella presentazione della serata dal titolo lapalissiano: Concerto Wagneriano. Sì, perchè è intorno a Wagner che ruota il festival, nato nel 1953 proprio come evento dedicato ai cultori dell’indiscusso maestro teutonico.

Il luogo dell’evento è il belvedere di villa Rufolo, quel belvedere riconosciuto dallo stesso Wagner durante una visita nel 1880, come materializzazione del giardino di Klingsor, il giardino della perdizione, così come lui l’aveva immaginato e descritto nel Parsifal, il suo ultimo dramma. L’esecuzione del repertorio, è affidata all’orchestra del Teatro Regio di Torino che opera sotto la direzione di un magistrale Gianandrea Noseda, già direttore ospite principale della Israel philarmonic orchestra e di varie sinfoniche e filarmoniche in giro per il mondo, tra cui anche la London Symphony. Insomma, non è uno qualunque. Al programma originale, sono state apportate due modifiche: innanzitutto, il ruolo di soprano solista, è stato affidato alla californiana Linda Watson che sostituisce l’indisposta Evelyn Herlitzius, ma entrambe hanno comunque un feeling ben collaudato col festival di Bayreuth. La seconda modifica riguarda la scaletta che vede l’esecuzione del preludio del Parsifal, senza la parte cantata, scelta probabilmente frutto dell’avvicendamento fra i due soprano.

ravello-festival-2014-aIn platea, il colpo d’occhio è mozzafiato; una location di pregio assoluto: palco a sbalzo sul mare che funge da tela su cui verranno acquerellate le note di Wagner e il commovente paesaggio della costiera amalfitana a fare da cornice. I presupposti per uno spettacolo di altissimo livello ci sono tutti e così comincia la serata con l’ingresso in scena dell’orchestra, seguita poi come consuetudine dal primo violino che invita sul palco il direttore. L’inizio è vigoroso e ricco di contrasti musicali, i leitmotiv dell’olandese volante, sono scanditi in maniera audace e l’orchestra si muove in piena simbiosi col direttore. Il tema della tempesta affrontata dall’olandese e dell’amore liberatorio, vengono cadenzati dall’irruenza dei violini e degli ottoni ulteriormente marcata dai gesti spasmodici del direttore la cui veemenza si scioglie con l’ingresso delicato dei legni per poi rinvigorirsi con l’alleanza fra percussioni e violini; una continua alternanza che ben interpreta quella che era la personalità ardente e spesso in antitesi con sé stessa di Wagner. Il secondo brano in programma, è il preludio del Tristano e Isotta. Un’eccezionale testimonianza del continuum armonico, privo di forme chiuse che caratterizzerà l’opera di Wagner a partire proprio dall’olandese volante e che da lì in avanti, stravolgerà i canoni musicali preesistenti. L’intero brano ha un andamento fluttuante frutto della sospensione armonica che tiene tutti col fiato sospeso in trepidante attesa, mettendo in risalto l’ambiguità del rapporto che unisce Tristano ad Isotta in un fatale gioco diviso tra amore e odio. I lietmotiv principali sono il desiderio e l’insicurezza che si ripresenta diverse volte fino alla fine del dramma, quando il canto di morte di Isotta dovrebbe spazzarla via, collocando al centro dell’attenzione il tema del destino. Purtroppo però non è quello che accade a Ravello. Sul canto di morte, l’orchestra appare a tratti bizzosa, non riesce a contenere l’impeto dell’Isotta, così come anche la Watson che appare spenta e poco incisiva ed entra poco nella parte non è abbastanza energica, ne viene così fuori una orchestrazione, macchinosa e sofisticata, di conseguenza poco armoniosa. Gli applausi non mancano comunque. L’esecuzione del preludio atto I del Parsifal è di tutt’altra caratura. Il maestro Noseda riprende il controllo dell’orchestra che si muove di nuovo dentro binari ben delineati e i musicisti sono di nuovo un tutt’uno, si lasciano guidare dalla mano del fedele maestro ed iniziano ad introdurre i leitmotiv ad uno ad uno: amore, fede e speranza. La sonorità è morbida ma severa, creando un’atmosfera reverenziale perchè il tema centrale resta in ogni caso la religione. È presente qualche contrapposizione ritmica e nel complesso l’esecuzione è di pregevole fattura. Peccato solo di non aver potuto ascoltare il contrasto armonico con la parte cantata, in cui il clima è più concitato ma comunque pervaso da quel velo di religiosità che caratterizza tutta l’opera.

ravello-festival-2014-cNell’interpretazione dell’ouverture de I maestri cantori di Norimberga, l’orchestra riesce a creare un andamento fluido, alternando in maniera poderosa i temi della corporazione dei maestri cantori. Dall’alternanza decisa ne vengono fuori delle sfumature iridescenti che tengono insieme le varie parti melodiche, da un lato forti come una marcia solenne e dall’altro accostabili ad una marcetta più vivace che appaiono così, estremamente descrittive e mutevoli. Il preludio atto I del Lohengrin è il brano che forse più di tutti testimonia l’immenso genio di Wagner, di cui l’orchestra del Regio ne è testimone e portavoce. La prima parte, in cui c’è una visione ferocemente mistica dovuta alla presenza del Graal, è eseguita in maniera immensa e celestiale così come Wagner l’aveva concepita. Il passaggio dalla matericità impalpabile dei violini al timbro grave dei legni, e poi ancor più grave degli ottoni, è drammatico, ma non c’è tempo per riflettere, perchè la rivelazione del Graal intesa come salvezza, dura poco e poi riprende l’ascesa mistica che si conclude con una sottilissima sonorità dei violini spenta da un gesto delicato ed ossequioso del maestro Noseda. Ci vuole qualche secondo per accettare la fine del brano, prima che il “trauma” vissuto in platea, si tramuti in omaggio all’esecuzione che senza remore, definirei fenomenale. Applausi!

ravello-festival-2014-ePer l’ultimo brano della serata, rientra in scena Linda Watson per interpretare il ruolo di Brunilde, nel canto finale del crepuscolo degli dei che rappresenta il quarto dramma della tetralogia de L’anello del Nibelungo. L’interpretazione è questa volta impeccabile, riesce ad incarnare il sacrificio di Brunilde con piena partecipazione recitativa ed anche l’orchestra appare più a suo agio. Il momento più alto si ha quando Brunilde chiede con severità che le venga portato il cavallo che la accompagnerà al sacrificio; in questo punto il maestro sobbalza sul podio e strepita appassionato, i suoi musicisti lo seguono devoti ed insieme tessono la trama ordita dalla voce portentosa della Watson. Un’alleanza inequivocabile, che regala al pubblico ravellese una degna conclusione per quello che è stato uno spettacolo ineffabile. Il vero protagonista della serata oltre a Wagner, è stato il maestro Noseda che ha saputo dirigere in maniera decisa nei gesti e nelle intenzioni, come solo chi ha una grande padronanza della partitura riesce a fare, tirando fuori una performance che nonostante qualche sbavatura, dovuta probabilmente ai cambi di programma, rasenta comunque la perfezione. Dalla gestualità devota dei suoi musicisti, si riesce a percepire il rapporto di reciproca stima che il maestro ha infuso nell’orchestra, rapporto che consentirà a Noseda durante tutta la serata di non trascendere mai, sconfinando nell’eccesso che sia di impeto o di romanticismo. La disposizione spaziale dell’orchestra accompagnata all’ottima scelta del programma, rendono delizioso e fluente l’ascolto. Bella anche l’iniziativa della direzione di dedicare il Preludio e morte di Isotta al compianto maestro Claudio Abbado recentemente scomparso.

ravello-festival-2014-dSolo a fine serata, mi rendo conto con stupore, di non aver mai distolto lo sguardo dal palco, se non nella pausa, questo a sottolineare ancora una volta i meriti sia dell’orchestra, la cui performance ha avuto un effetto magnetico sugli spettatori, sia degli organizzatori che hanno curato meticolosamente ogni dettaglio con minuzia. La disposizione del palco ma soprattutto la cornice naturale rende il gioco ancora più semplice, perchè fa da collante e al tempo stesso canalizza la visuale, delimitando uno spazio visivo il cui punto di fuga ricade proprio a ridosso del palco, senza concedere distrazioni.

Chiedo scusa ai lettori se sono stato prolisso ma solo chi come me era lì quella sera, può capire che certe esperienze, non possono essere raccontate in poche parole.
Un’esperienza da vivere.

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N.B. Siccome la musica classica è ricca di termini tecnici propri, che non fanno parte del comune linguaggio musicale e che di conseguenza non sono comprensibili a tutti, in allegato trovate un glossario in cui ho inserito i termini utilizzati nella stesura dell’articolo, questo per non perdere di vista l’obiettivo principale della nostra rubrica che è quello di divulgare la cultura musicale, rendendola però fruibile a tutti, senza favoritismi d’elite.

GLOSSARIO
– Orchestra sinfonica: è un’orchestra i cui membri vengono ingaggiati attraverso un concorso pubblico.
Orchestra filarmonica: è un”orchestra che viene creata dai membri stessi che ne fanno parte che per attitudine musicale si aggregano a formare l’organico.
Soprano: è un termine che definisce la cantante che possiede la voce più acuta e la voce stessa del soprano.
Festival di Bayreuth: è un festival annuale che si tiene a Bayreuth in Baviera il cui programma prevede l’esecuzione esclusiva dei drammi di Richard Wagner. Il festival è stato concepito dallo stesso Wagner che se ne serviva per le rappresentazioni de L’anello del Nibelungo e del Parsifal.
Leitmotiv: in italiano viene definito “motivo ricorrente” ed è un motivo musicale che viene associato ad eventi o a personaggi e che di conseguenza ricorre più volte all’interno della composizione. Fungono da collante che tiene insieme i vari elementi compositivi su cui viene costruita l’intera opera. Solitamente vengono introdotti nel Preludio.
Forme chiuse: sono delle parti di una composizione caratterizzate da una ripetizione di frasi al fine di creare dei pezzi a carattere autonomo all’interno dell’opera. Wagner è stato uno dei primi compositori a spezzare le forme chiuse per creare un continuum melodico che spesso andava avanti per l’intero atto.
Sospensione armonica: è una tecnica armonica il cui scopo è quello di creare un vuoto temporale attraverso un movimento armonico perpetuo e continuo. Produce sull’ascoltatore un effetto suspense e ansioso.
Partitura: è l’organizzazione scritta in verticale dei righi musicali contenenti le note. La sua utilità è legata al fatto che con questo tipo di grafica il maestro riesce a tenere d’occhio contemporaneamente l’andamento dei vari strumenti che partecipano all’esecuzione.
Preludio: è un piccolo brano musicale collocato all’inizio dell’esecuzione entro cui generalmente vengono introdotti i lietmotiv.
Ouverture: è molto simile al preludio ma ne differisce per forma musicale e durata.

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