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Marzia Di Biase per iCULTradio #8

di i-Cult

Nome?

Marzia Di Biase.

Segretaria di Oltre La Siepe, associazione no profit che si occupa di promozione culturale e della musica inedita in primis, organizzatrice di rassegne e premi musicali tra i quali l’Hinterland Music Festival.

Come la musica è entrata nella tua vita e quando ne è diventata parte integrante?

Grazie a mio padre, appassionato e fornitissimo collezionista di dischi, di ogni genere, epoca e nazionalità, sono in “contatto” con la Musica da sempre. Durante l’adolescenza, poi, la passione è sfociata in una voglia di “fare”. Ho cominciato ad occuparmi con molti amici di organizzazione di eventi di musica live, festival, rassegne, fino a fondare un’Associazione Culturale che fa della Musica il “centro” della maggior parte delle sue attività.

Hai un ricordo di un concerto più significativo, più intenso degli altri?
Ho avuto la fortuna di poter assistere a numerosi concerti, ma d’istinto mi viene da pensare a Daniele Silvestri, nel Tour di S.C.O.T.C.H. Oltre ad essere una sua grande fan, avevo consumato il disco durante l’estate del 2011: mi ha tenuto incollata alla sedia, per due ore, bellissimo.

La tua visione della musica?

Questa è una domanda complicata. Apprezzo e cerco di supportare tutto quello che nasce da un’idea, dalla voglia di fare, di mettersi in gioco, da un’intuizione. Sono profondamente dispiaciuta per la quasi totale assenza di meritocrazia, per la convinzione che “pubblico” e “mercato” siano lo stesso concetto, per la difficoltà di trovare spazio per una band emergente, mentre le cover band riempiono ancora i locali. Credo che in molti abbiano perso la”curiosità”, il senso della scoperta. Ma, fortunatamente, ci sono validissime eccezioni: c’è un fermento sempre crescente nelle produzioni delle band del territorio, che non si lasciano sfiduciare dai “Moreno” e dagli “Scanu” di turno, proponendo prodotti di qualità e pieni di contenuti, oltre che di bellissima musica.

Musica e internet. Dai social allo sharing, qual è la tua opinione in merito?

Credo che siano degli strumenti fondamentali, oggi, direi quasi imprescindibili. Tendenzialmente, non mi dispiace l’uso che se ne fa, dando come presupposto che siano la condivisione e la curiosità e la partecipazione a muovere il mondo. Certo, mi fa un po’ impressione notare che i video dei One Direction abbiano milioni di visualizzazioni, ma è anche interessante notare come tramite Facebook un gruppo toscano possa partecipare a un festival in Sicilia, o caricando un videoclip su Youtube si riesce ad arrivare a tantissime persone che, chissà, magari domani compreranno proprio il disco del gruppo scoperto per caso. Insomma, come ogni cosa, ha aspetti positivi e negativi.

I tuoi futuri progetti?

L’Associazione Culturale di cui faccio parte, “Oltre La Siepe”, profondamente legata al territorio, si sta preparando per gli imminenti eventi estivi.. E poi abbiamo delle sorprese per Settembre ma… Per il momento, silenzio stampa.

Un artista\gruppo imprescindibile per te. Il cult cui non potresti fare a meno. E ovviamente perché.

Aiuto! Questa è una domanda che mi mette profondamente in crisi. Diciamo che ti rispondo con Battisti e con il suo “La sposa occidentale”. Perché, dopo aver raccontato qualsiasi sentimento con il linguaggio immediato di Mogol, decide di “allontanarsi dal mondo”, sperimentare, provare strade diverse, raccontando storie nelle storie, con colori diversi… E poi, perché lo stavo ascoltando adesso.

E adesso entriamo nel cuore dell’intervista: facci una tua track-list con quelli che per te sono le canzoni cult di 8 diversi gruppi\cantanti, quelle che ti hanno segnato, le TUE imprescindibili della musica, e MOTIVA ogni singola scelta.

1- Futura, Lucio Dalla. È il mio secondo nome, e “aspettiamo senza avere paura, domani” è l’essenza della speranza.
2- Sempre e per sempre, Francesco De Gregori. La canzone che fotografa l’amore: io li immagino proprio, quei due, camminare “con diverse scarpe, su una strada sola”.
3- La libertà, Giorgio Gaber. Mi fa pensare che dovremmo ricordarci che la partecipazione è l’unico modo, per non morire come cittadini, come individui, come animali sociali.
4- Three o’clock blues, nella versione di B.B. King. Mi ricorda moltissimo l’adolescenza, e quindi, mi fa sorridere.
5- L’avvelenata, Francesco Guccini. Incredibilmente attualissima, un invito a cercare e seguire la propria strada con convinzione, senza farsi fermare dai veleni dei “Bertoncelli” di turno.
6- Jamin-a , Fabrizio De Andrè. Perchè credo che questo disco abbia cambiato la storia della musica italiana.
7- Acqua stagnante, Daniele Silvestri. Usa le migliori parole possibili per la fine di una relazione.
8- Mimosa, Niccolò Fabi. Racchiude un’incredibile sensibilità, si avvicina all’universo femminile con una delicatezza impressionante e una prospettiva quasi perfetta.

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