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All’origine della perversione – Il big bang dell’universo perverso

di Elisabetta Cristofaro

La perversione, in tutte le sue sfumature, è stata per anni un argomento tabù per le scienze, pur trattandosi di qualcosa di prettamente umano. La psicologia evoluzionista per molto tempo ha ritenuto che i comportamenti di violenza e sopraffazione dell’uomo non avessero una valenza adattiva e per questo, relegati nel settore patologico del comportamento umano.

Secondo il terapeuta Stefano Iacone, le perversioni parlano un altro linguaggio universale, ovvero quello delle relazioni primarie, del bisogno (negato) di entrare in sintonia con le altre menti, e non soltanto un linguaggio culturale trasgressivo e maligno.

Il comportamento perverso trova le sue radici nella prima infanzia, in particolare nelle precocissime interazioni che precedono il linguaggio e il pensiero simbolico. Sin dai primi istanti di vita è presente un motivazione innata ad agganciare l’altro che genera la co-creazione di un piano inter-soggettivo su cui si poggia la comunicazione intuitiva e ottimale tra bebè e madre. Verso il quinto mese si passa all’intersoggettività secondaria, dove caregiver e piccolo hanno costruito una condivisione di significati e di affetti grazie alla disponibilità emotiva della mare che spinge il sé del bambino a divenire coeso.

L’intersoggetività è il Sistema Motivazionale Interno (SMI) più importante perché ha la funzione di organizzare gli altri sistemi motivazionali, ossia gli altri sistemi innati che guidano le nostre relazioni, tra cui l’attaccamento.

Nella perversione c’è stato all’origine un fallimento delle relazioni primarie, dove la co-creazione di un piano inter-soggettivo è stata deficitaria e per questo sostituito da altri SMI. Nella perversione i processi di sintonia iniziali sono caratterizzati da emotività negativa che spinge la mente del futuro perverso a riorganizzarsi per poi culminare nel dominio sessualizzato dell’altro per annientarlo.

Non c’è la ricerca di ciò che si è perso nella primissima infanzia, ma un capovolgimento delle primarie leggi relazionali mettendo in atto una cancellazione del sano “insieme”. Da un punto di vista sistemico, nell’universo perverso si cerca un’organizzazione senza il bisogno dell’altro.

Nella perversione la sessualità patologica fa sì che il perverso eviti il legame emotivo della realtà interna ed esterna.

Il perverso è un dissacratore della realtà inter-soggettiva e creatore di un universo senza intimità, affettività e reciprocità.

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