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I monologhi (inascoltati) del vaginismo

by Elisabetta Cristofaro

Cominciamo dalla parola “vagina”. Nel migliore dei casi fa venire in mente un‟infezione, forse uno strumento chirurgico: «Presto, infermiera, mi porti la vagina». «Vagina. » «Vagina. » Puoi dirla quante volte ti pare, ma non suona mai come una parola che hai voglia di pronunciare. E una parola assolutamente ridicola, non ha niente di sexy Se la usi durante un rapporto, cercando di esprimerti in modo politicamente corretto — «Tesoro, mi potresti carezzare la vagina?» — distruggi l‟atmosfera all’istante.”

Forse è proprio il tabù legato intorno a questa parte del corpo femminile, poco degna di un nome decente, che può influenzare il vaginismo, problema più diffuso di quanto si pensi. Le donne in età fertile colpite dal vaginismo sono circa il 15-17%, ma la stima sicuramente è superiore visto che i dati registrati riguardano solo chi si rivolge ad uno specialista, e molte per vergogna non lo fanno.

Il vaginismo si manifesta con uno spasmo involontario della muscolatura della vagina che si chiude e riccio prima o durante la penetrazione. Nei casi più gravi lo spasmo della muscolatura vaginale si verifica già prima del coito. Per le forme meno gravi la penetrazione avviene ma non è portata a termine poiché la donna inizia ad accusare dolori insopportabili, oppure, se portati a termine, i rapporti sono vissuti come fastidiosi e sgradevoli.

vaginismoL’eziologia del vaginismo può essere organica, ma più frequentemente è psicologica. Stando ai dati circa l’1% dei casi ha un origine fisiologica presentando un imene rigido e particolarmente fibroso ma nella maggioranza dei casi la problematica a monte delle contrazioni spasmodiche è di origine psicologica. Le donne con questo disturbo sono solite associare l’attività sessuale a qualcosa di negativo che deve essere evitato e ciò spesso affonda le radici in una fede religiosa molto rigida e estremizzata.

Purtroppo gran parte dei casi di vaginismo ha origine in seguito ad abusi e violenze sessuali, dove è l’organo stesso che si difende dal doloroso trauma vissuto.

Talvolta anche un eccessivo attaccamento ai genitori, soprattutto alla madre, incide sullo sviluppo di tale problematica. Queste donne rifiutano l’attività sessuale per timore di essere giudicate dai genitori ancora molto presenti nel proprio mondo interno.

vaginismoIl problema del vaginismo si può considerare come una somatizzazione dell’ansia a cui è sottoposta la donna. Inoltre la fobia del rapporto sessuale comporta anche altre problematiche della sfera sessale come mancanza di desiderio, scarso livello di eccitazione, mancanza di interesse verso il partner. Infine le paure possono andare oltre l’area della sessualità tramutandosi in altre fobie come quella di nuotare, prendere l’ascensore o di animali. È importante sottolineare che non tutte le vaginismiche sono contro alla sessualità ma alcune riescono a raggiungere il piacere attraverso la masturbazione clitoridea e desidererebbero avere rapporti completi con il partner ma sono intrappolate nella paura perchè vivono, consciamente o inconsciamente, la penetrazione come una violenza da cui difendersi.

Il vaginismo provoca delle difficoltà anche nella coppia dove si compromettono l’affettività e la comunicazione personale. Per le coppie che affrontano questa problematica sono frequenti i cosidetti matrimoni bianchi, ossia unioni in cui non è stato consumato il rapporto sessuale. Di solito la donna vaginismica sceglie uomini con problemi di natura sessuale quali eiaculazione precoce, disfunzione erettile, ansia da prestazione così che possano colludere con la richiesta femminile di evitare i rapporti.

Per riuscire ad affrontare il problema del vaginismo è necessario chiedere aiuto ad un terapeuta che a seconda della sfumatura del singolo caso utilizzerà tecniche specifiche.

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