Durante i cent’anni di solitudine che la romanzesca famiglia Buendia vive a Macondo, ad un certo punto l’immaginario paese è infestato da una fantomatica malattia dell’insonnia che cancella i ricordi di tutti gli abitanti. E’ una trasfigurazione narrativa che Garcia Marquez usa per denunciare un fenomeno collettivo, tipico del popolo sudamericano (ma non solo!), di dimenticare con troppa facilità gli eventi storici. Pare, però, che implicitamente vi sia anche un collegamento autobiografico alla sua famiglia e al morbo di Alzheimer che affligge molti suoi parenti, ipotesi poi avvalorata l’anno scorso da alcune dichiarazioni contrastanti sulla possibilità che anche lo scrittore premio Nobel sia afflitto da questa malattia degenerativa.
Dove ancora non può la medicina, possono dare un loro contributo metodi paralleli: in sinergia con i presidi farmacologici che rallentano l’evoluzione dei sintomi, si stanno sviluppando forme di intervento di training cognitivo e di supporto psicosociale volte a migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro caregiver. L’esigenza di un fronte unito contro l’Alzheimer trova oggi un suo alleato nell’UniCredit Factoring, che in collaborazione con UniCredit Foundation, ha messo a disposizione complessivamente 300mila euro per sostenere quattro progetti di altrettante Onlus, che hanno ricevuto ciascuna 60mila euro per la realizzazione di nuovi Alzheimer Caffè in tutta Italia. Napoli, Palermo, Torino e Verona sono le città che consentiranno, tanto alle persone affette dalla patologia quanto ai loro familiari, di sperimentare una forma di supporto innovativa. Proprio nei giorni scorsi si è inaugurato, l’Alzheimer Caffè di Napoli che offre varie opportunità per il malato e tutta la sua famiglia: momenti d’incontro terapeutici tra famiglie e professionisti del settore, per informarli sulla malattia e sull’utilizzo appropriato delle risorse territoriali, ma anche e soprattutto luogo di socializzazione per la persona con Alzheimer, di stimolo e creatività per valorizzare le loro capacità residue attraverso laboratori di stimolazione cognitiva, musica, arte terapia, lettura e scrittura narrativa.
Terapie a base di caffè, pasticcini e fiabe: sembra una favola anche solo raccontarlo ma l’esperienza ha dimostrato come con queste tecniche psicoterapeutiche, il malato di Alzheimer conservi più a lungo le sue risorse, riesca a stare più sereno, a ridurre l’ansia, i deliri, l’aggressività, insomma a vivere discretamente nonostante la sua mente sia danneggiata. Soprattutto lo aiutano nella convivenza con la malattia e – dopo aver accantonato il dolore con tutti i mezzi possibili che la medicina gli offre – nel divertirsi con quello che la vita continua ad offrire, cogliendo le sventure e trasformandole in occasioni, in idee, in arte.