JOANA VASCONCELOS – come sconvolgere la baroccheggiante Versailles

Ogni anno la reggia di Versailles ospita una mostra di arte contemporanea e la prassi sembra non cambiare con l’avvicendarsi dei vari direttori. L’anno scorso è toccato all’artista portoghese Joana Vasconcelos, nata a Parigi nel 1971, che oggi vive e lavora a Lisbona.

La natura del processo creativo dell’artista è basato sulla sovversione e sulla decontestualizzazione degli oggetti a noi più vicini nella realtà di ogni giorno, una sorta di ripresa di quelli che sono i processi creativi del ready-made  di cui riconosciamo il capostipite in Marcel Duchamp. Il termine ready-made è per l’appunto utilizzato per designare un’opera d’arte ottenuta grazie all’utilizzo di oggetti comuni. Un oggetto prima visto come comune e banale si plasma nelle mani e nella mente dell’artista che lo riveste di una patina nuova, permettendoci di guardare all’oggetto diversamente da come lo si guardava in precedenza.

I pezzi della collezione di Joana Vasconselos ci sorprendono e sorprendono le stesse sale della reggia di Versailles: una ventata di aria fresca alle sale della reggia appare ai miei occhi come divertente e animatrice di un processo che vede assimilare allo stesso tempo antico e contemporaneo. La soluzione può dispiacere a molti, io stessa quando visitai Versailles e vidi le grandi scarpe Marylin nella sala degli specchi, rimasi sconcertata.

Per chi studia o semplicemente ama l’arte antica e preferisce certamente viaggiare in un mondo fatto esclusivamente di  vecchi odori e oggetti che sussurrano all’orecchio la storia, non deve aver apprezzato molto la trovata. In definitiva per chi ha visitato la reggia l’anno scorso e si aspettava una Versailles più pura e baroccheggiante si è ritrovato davanti pezzi di una collezione stravagante che ha sconvolto le sale della reggia stessa. Devo ammetterlo, mi hanno conquistato e sono sicura che conquisteranno tutti voi! Tra queste ho già accennato alle scarpe che prendono il nome di Marylin create a partire da, semplicemente, pentole e coperchi. L’opera si riferisce senza dubbio alla figura assente di Marylin Monroe, ma l’associazione tra tacchi alti e pentole si riferisce a due simboli della pubblica e privata dimensione delle donne e propone una visione della femminilità alla luce di un nuovo e contemporaneo mondo. La dualità femminile è la dicotomia tra la pubblica apparenza elegante che le convenzioni sociali richiedono e la sfera domestica che appartiene, volenti o nolenti, a tutte le donne.

Spostiamoci nella stanza di Maria Antonietta dove Joana Vasconcelos ha posizionato accanto al letto della regina una curiosa opera chiamata Perruque. E’ oggetto di ispirazione all’esuberanza delle acconciature a cui si sottoponevano le dame di Versailles,  con particolare riferimento proprio al periodo del grande sfarzo modaiolo della regina Maria Antonietta. Si tratta di un oggetto ovale in legno decorato con applicazioni di metallo dorato e con forme coniche protuberanti  da cui scendono ciocche di tutti i tipi e di tutti i colori.

Passiamo al Lilicoptère, un elicottero decorato con centinaia di strass e ricoperto di colorate penne di struzzo. Con quest’opera la Vasconcelos vuole porre l’attenzione sul ricco mondo regale nell’Ancien Regime.

In Le Dauphin et la Dauphine le aragoste sono per Joana Vasconcelos ambivalentemente imprigionate/coperte da una seconda corazza lavorata ad uncinetto, che è associata alle relazioni tra cultura popolare e cultura erudita, tra tradizione e modernità.

Spostiamoci all’esterno, nei giardini, dove possiamo ammirare Pavillion de thé, una gigante teiera che sembra essere stata creata con l’intreccio di arbusti. Si tratta della manifestazione di un principio idealizzato di simbiosi tra naturale e industriale.

Tra le altre numerose opere meritano una menzione: Golden Valkyrie, Royal Valchyrie, Valkyrie Trousseau, Pavillon de Vin. Cosa ne pensate di queste opere? E soprattutto cosa ne pensate dell’arte contemporanea nell’arte classica?

Prima di lasciarvi volevo rendervi partecipe di un’altra esilarante e allo stesso tempo stupenda opera dell’artista. Non ha nulla a che vedere con Versailles e prende il nome di The Bride: quella che all’interno del lampadario appare come una cascata di diamanti è in realtà tutta una serie di assorbenti interni. Che trovata! A proposito, visto che questa è la Eco-week non penserete mica che questi siano usati? Certo che no.

In chiusura ricordo che in ognuno di noi c’è un piccolo artista e prima di gettare qualcosa pensiamoci su, magari potremmo – perché no – creare anche noi un’opera d’arte.

Veronica Cimmino: Femminista. Entusiasta. Mi piacciono i libri, e l’odore della carta; amo i cavalli, l’odore della pioggia, i treni, le stazioni, le ultime chiamate. Ossessionata dal gesto artistico, sono interessata a qualsiasi espressione umana. Mi interessano le tradizioni, le persone, gli atteggiamenti. Il teatro: Dio salvi il teatro! (anche se sono agnostica). L’architettura, le chiese, Borromini: la luce. Amante dei monologhi, delle introspezioni, del flusso dei pensieri; questo spiega solo in parte la mia ossessione per Virginia Woolf, e mi sento quasi costretta a citarla, perché forse nulla potrebbe descrivermi meglio di quando afferma: “[…] I’m not one of those who find their satisfaction in one person, or in infinity”.

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