Death Education: la morte spiegata ai più piccoli

Superare i tabù della morte con la Death Education

Un dolore così dolore dell’anima, non si elimina
Con medicine, terapie o vacanze;un dolore così
Lo si soffre, semplicemente, fino in fondo,
Senza attenuanti, come è giusto che sia.

Isabel Allende

La morte è l’evento più inevitabile della vita di una persona.

La morte è una certezza, non solo perché un giorno dovremmo lasciare questa vita, ma anche perché nel corso di essa ci imbattiamo in una o più perdite importanti.

Oggi il rapporto con la morte è negato o ignorato.

Si esorcizza la morte non pensando ad essa, soprattutto quando si tratta di bambini. I genitori sono propensi a difendere i propri piccoli nascondendo o non affrontando tale tematica, creando spesso più problemi che soluzioni. Fino a pochi secoli fa, i bambini erano in costante contatto con la morte e i genitori, meno informati e forse più saggi, permettevano loro di affacciarsi a situazioni dolorose e elaborare strategie per fronteggiarla.

Ma oggi le cose sono cambiate.

La rimozione della morte è tipica della cultura occidentale, in contrapposizione con quanto accade presso altri popoli, nei quali il rapporto con il trapasso, i rituali funebri e il cadavere sono inseriti nella quotidianità della vita familiare. In modo graduale, nel corso del XX secolo il rapporto con la morte è mutato radicalmente e con la crisi dei sistemi religiosi la morte è diventata il problema più spaventoso.

Il fantasma della morte

Nella nostra società e cultura c’è l’idea dominante che i bambini debbano essere tenuti il più possibile lontani dalla morte, perché considerata fonte di profondo turbamento.

È frequente credere che tenere lontani i piccoli su che cosa succede o come cambiano le relazioni quando qualcuno muore è un modo per difenderli da qualcosa che li possa traumatizzare. In realtà molti studi dimostrano l’esatto contrario. Eludere il discorso può avere effetti negativi anche gravi sullo sviluppo della personalità. Quando ci si trova innanzi a qualcosa di temibile di cui non si comprendono i confini, la paura diventa angoscia. Se la morte è censurata, nascosta e negata, si lascia spazio alla formazione di fantasmi e rappresentazioni che alimentano solo angoscia.

Anche i bambini possono affrontare la morte: la death education

Il grande tabù da rompere è quello dell’impossibilità di parlare di morte con i bambini.

La Death Education è una realtà presente in molte nazioni europee e poco diffusa in Italia. Educare alla morte ha conseguenze importanti come la valorizzazione della vita e della gioia di vivere.

Da recenti studi è emerso che quando gli adulti si pongono  in modo maturo nel proporre e affrontare il tema della morte, i bambini dimostrano grande interesse e sono più propensi a valorizzare la vita e il benessere, riducendo comportamenti rischiosi che mettono a repentaglio la salute. La corretta elaborazione del tema della morte contribuisce a sviluppare la resilienza, riducendo l’incidenza della depressione, dei comportamenti autolesionistici e del suicidio in adolescenza.

Il metodo della Death Education

La Death Education è suddivisa in tre parti: primaria, quando il problema della morte non è presente o troppo vicino nella vita del destinatario dell’insegnamento; secondaria, quando la morte è annunciata o prossima; terziaria, quando la perdita è già avvenuta.

In questa metodologia educativa si pone l’accento sugli aspetti realistici della morte, liberandola dai toni forti e spaventosi che possono veicolare dai media. È frequente l’uso di mitologie delle più disparate tradizioni culturali, così da capire i modi in cui gli esseri umani hanno affrontato ed elaborano la morte.

Elisabetta Cristofaro: Psicologa e specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale. Amante di tutto ciò che è semplice: chiacchiere tra amici, buon cibo e un bel film. Credo molto nel contatto tra le persone e nelle relazioni come elisir di buona vita.

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