È chiamata “Edible Masterpieces”, che significa, letteralmente, “capolavori commestibili”, l’iniziativa che sta facendo sbizzarrire appassionati d’arte e non, cuochi provetti e rinomati chef di tutto il mondo. Si tratta di un progetto partito il 20 Febbraio nel Regno Unito, volto a raccogliere fondi per esporre o acquistare opere d’arte da privati che decidono di mettere in vendita opere di inestimato valore. Questa iniziativa ha dei precedenti: ricordo il caso del “Diana e Callisto” di Tiziano, un’opera che, nel 2008, il proprietario decise di vendere alle gallerie pubbliche, innescando una raccolta fondi supportata dal governo britannico che permise l’acquisto dell’opera. Quella di Edible Masterpieces non è dunque la prima volta, ma è sicuramente la più originale!
Trattenere a tutti i costi opere di inestimato valore per evitare che finiscano altrove, dovrebbe essere questa l’intenzione di molte autorità pubbliche. Lasciare andare via dal territorio di origine un’opera d’arte significa privarla del suo valore intrinseco, del contesto che l’ha originata, del momento storico preciso che ha contribuito, volutamente e non, alla sua nascita. Ricordo, a questo proposito, il caso di “Autoritratto” di Van Dyck: siamo sempre nel Regno Unito, qui parte la raccolta fondi per trattenere l’opera che risulta essere di proprietà di una famiglia inglese da ben 400 anni e che, ora, rischia di lasciare il paese insieme al suo nuovo proprietario; gli iniziali 3 mesi per raccogliere 12.5 milioni di sterline come data di scadenza, si sono prolungati, con l’annuncio del 12 Febbraio 2014, in altri 5 mesi.
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