Fame Nervosa O Emotional Eating – L’emozione Che Mangia.

Secondo Abraham Maslow la fame è una delle pulsioni fisiologiche primarie necessarie per la sopravvivenza. Lo stimolo della fame però è presente nell’individuo non solo come spinta a nutrirsi per il sostentamento del corpo, infatti, con il dilagare dei disturbi alimentari il cibo non rappresenta più una semplice fonte di sostentamento energetico del corpo, ma assume vari significati psicologici.

Oggi non si mangia solo per fame e, la relazione tra cibo ed emozioni è ampiamente comprovata tanto è vero che nutrizionisti e psicologi sono concordi nel parlare di Fame Nervosa o Emotional Eating.

Tale tipo di fame, più complessa della fame della piramide di Maslow, spinge a mangiare anche quando il corpo non necessita di sostanze nutritive per funzionare, ma è una fame attivata dall’area emotiva del nostro cervello. La fame nervosa coglie l’individuo all’improvviso e lo spinge a saziarsi immediatamente, mentre la fame corporea può aspettare e termina una volta acquisito un’adeguata quantità di cibo. Spesso accade che sotto l’input della fame nervosa si mangia anche se lo stomaco è pieno e a ciò segue il senso di colpa, soprattutto, se, nei casi più estremi, si è messo in atto grandi abbuffate.

Il cosiddetto emotional eating si manifesta con diversi stili alimentari e, dietro ad esso, si nascondono svariate motivazioni ed emozioni, di solito si ricorre al cibo per fare fronte a situazioni di noia, ansia, rabbia o tristezza nella vita di tutti i giorni.

In base all’emozione che spinge verso il cibo sono stati classificati i seguenti tipi di mangiatori:

Mangiatore triste: quando accade un avvenimento spiacevole come una perdita o una delusione il cibo diventa la consolazione e un sostituto del piacere perso.

Mangiatore ansioso: quando si è preoccupati per il futuro, perché spiacevole e pericoloso, il cibo è una cura contro l’agitazione e la tensione.

Mangiatore annoiato: quando tutto tace intorno e non ci sono attività con cui riempire il tempo vuoto, il cibo diventa un palliativo per arginare la noia.

Mangiatore solo: quando mancano gli affetti il cibo sembra una valida alternativa per colmare il vuoto relazionale e affettivo.

Mangiatore arrabbiato: quando la frustrazione o il risentimento rodono dentro, il cibo aiuta a scaricare ciò che sentiamo oppure si mangia in maniera smodata per ridurre la rabbia.

Mangiatore celebrativo: quando si è in compagnia,  l’euforia dello stare insieme spinge a ingerire quantità di cibo eccessive.

La fame nervosa è piuttosto insidiosa perché non è riconoscibile immediatamente, quindi è fondamentale riuscire ad individuarla magari con l’aiuto di una rete di professionisti quali lo psicologo e il nutrizionista.

Elisabetta Cristofaro: Psicologa e specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale. Amante di tutto ciò che è semplice: chiacchiere tra amici, buon cibo e un bel film. Credo molto nel contatto tra le persone e nelle relazioni come elisir di buona vita.

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