Festival del ghiaccio e della neve di Harbin. L’acqua che diventa arte

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Mai sentito parlare del Festival del ghiaccio e della neve di Harbin? Sì, si sono inventati proprio di tutto e, quando in una regione estrema del pianeta il clima rigido non crea terreno fertile per l’affluenza di visitatori, loro li attirano a forza. Quando la numerosa arte europea e i punti di attrazione sembrano mancargli, beh, loro se li creano. L’imitazione? Sempre stato il loro forte. Siamo in Cina, precisamente ad Harbin, a non molto dal confine con la Siberia. Qui gli abitanti non si lasciano sopraffare dalla natura, anzi, la sfruttano. La loro ingegnosa mente e la loro caparbia capacità di lavorare per ore come fossero macchine, ha dato il via al favoloso Festival Internazionale Cinese del Ghiaccio e Neve meglio conosciuto come “Harbin International Ice and Snow Sculpture Festival”.

Dal 1984 temerari artisti definibili “plasmatori di acqua” si incontrano qui e si crogiolano in temperature che vanno da  medie di – 20°C a minime di – 40°C. Il 5 Gennaio di ogni anno le porte, spalancatesi, mostrano un lavoro che si svolge su 180 mila metri cubi di ghiaccio e 150 mila di neve su una superficie di 750 mila metri quadrati. In uno stile che è puramente cinese si plasmano interi palazzi, pagode, ponti, strade, che contribuiscono nell’insieme alla creazione di una vera e propria città di ghiaccio attraversata da una serie di colori di luce che animano la città e la rendono magica.

Festival del ghiaccio e della neve di Harbin

I risultati non lasciano dubbi: questa forma di adattamento al territorio che fiorisce nell’arte, è una fioritura che piace. Come ogni magia però, prima o poi questa finisce: la fine del festival è segnata dall’aumentare della temperatura che, inevitabilmente, riporta la materia allo stato liquido. Ma non disperiamoci, il freddo è appena cominciato e oltre duemila artisti stanno lavorando alle sculture del 29° appuntamento col Festival. Che ne dite di considerarla una geniale alternativa all’odiosa Disneyland di Parigi? Certo un non disprezzabile regalo di Natale, per chi non teme il freddo ovviamente.

Veronica Cimmino: Femminista. Entusiasta. Mi piacciono i libri, e l’odore della carta; amo i cavalli, l’odore della pioggia, i treni, le stazioni, le ultime chiamate. Ossessionata dal gesto artistico, sono interessata a qualsiasi espressione umana. Mi interessano le tradizioni, le persone, gli atteggiamenti. Il teatro: Dio salvi il teatro! (anche se sono agnostica). L’architettura, le chiese, Borromini: la luce. Amante dei monologhi, delle introspezioni, del flusso dei pensieri; questo spiega solo in parte la mia ossessione per Virginia Woolf, e mi sento quasi costretta a citarla, perché forse nulla potrebbe descrivermi meglio di quando afferma: “[…] I’m not one of those who find their satisfaction in one person, or in infinity”.

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