Nel mio articolo vi parlerò dei fiori di Van Gogh. Quale miglior modo, infatti, ora che le ondate di freddo sembrano averci abbandonato, di celebrare al meglio la stagione primaverile con i colori e le sfumature dei fiori? Si sa che per chi soffre di allergia stagionale i fiori non cono consigliatissimi, ma nonostante qualche starnuto e un po’ di congestione nasale, almeno io non posso proprio esimermi dall’annusarli e dal guardarli: sono il soggetto più bello della primavera, a parer mio.
Stavolta, però, riusciremo di gran lunga a tenere a bada gli starnuti, perché quello di cui parlerò sono sì dei fiori, ma in pittura e, precisamente, quelli nelle opere del grande artista olandese, ovvero i fiori di Van Gogh.
Il nome di Van Gogh è indissolubilmente legato ai girasoli, fiori a proposito dei quali lui stesso scrisse al fratello Theo:
“Il girasole è mio, in un certo senso”.
Van Gogh aveva il desiderio di raggiungere, con queste opere, effetti simili a quelli realizzati per le vetrate delle chiede gotiche. Nel Vaso con i girasoli vi è la spiccata e frenetica esaltazione di quel colore giallo che ossessionava il pittore. Tale esaltazione era dovuta anche all’utilizzo di una tecnica nuova di stendere il colore, detta “ad impasto solido”, sperimentata già da Manet. La tecnica prevedeva il prelievo di una grossa quantità di colore con il pennello, applicandolo con una tale energia sulla tela da lasciare grumi di vernice su entrambi i lati di ogni pennellata. Infatti nonostante ad una prima analisi lo sfondo giallo appaia uniforme, in realtà ha una consistenza molto insolita, fatta da spesse pennellate di colore orizzontali e verticali che si intersecano come in un cesto di vimini. I fiori sono rappresentati attraverso tocchi veloci di colore che acquistano così personalità e vitalità.
Vincent ammirava particolarmente i pittori che dipingevano fiori molto più di altri soggetti e pensava di essere riuscito ad emularli con i suoi Girasoli. Al fratello Theo scriveva:
“Tu sai che Jeannin ha la peonia, che Quast ha la malva rosa, ma io ho il girasole […] se a quarant’anni dipingo i ritratti come i fiori sarò all’altezza di ogni altro artista”.
La serie dei quadri con i girasoli erano non solo collegati alla Casa Gialla, sua abitazione nel periodo di vita ad Arles, ma anche alla sua amicizia con il pittore Paul Gauguin, grande ammiratore dei girasoli di Van Gogh, a cui quindi l’olandese volle dedicare l’intera serie.
Ramo di mandorlo in fiore è un dipinto realizzato a Saint Rémy nel 1890 e regalato a Theo Van Gogh e alla moglie Johanna Bonger per la nascita del loro figlioletto, di nome Vincent Willem. Van Gogh scelse i rami di mandorlo come simbolo di vita e perché era uno dei primi alberi in fiore che annunciava la primavera. Di sicuro anche in questo caso fu ispirato dalle stampe floreali giapponesi.
Adoro i colori di questi dipinti e i tocchi fugaci del pennello che donano tridimensionalità ai soggetti. Rendono realistici i fiori dandogli vera e propria vitalità. Nonostante i miei dipinti preferiti non sono i fiori di Van Gogh, ma rimarranno sempre Notte Stellata e Notte Stellata sul Rodano, è pazzesco pensare come un tale artista, in vita, riuscì a vendere solo uno dei suoi quadri…. e diventare, come molti dopo la morte, un vero genio con valutazioni per le sue opere che salgono alle stelle.