No Zalando, no party! News dalla Germania

Sapete qual è la nuova moda che impazza tra i giovani europei?

Sì, lo so, tutti adesso penserete “fare shopping compulsivo e postare foto inneggianti al proprio bottino di guerra su Facebook o Instagram”, ma non è questo il fenomeno di cui vi voglio parlare.

Avete presente i siti internet di shopping? Uno fra tutti, il malcapitato Zalando, non sta passando uno dei suoi momenti più felici. In Germania sono sbocciati qua e là dei veri e propri party in suo onore. I furbastri festaioli ordinano l’intero out-fit sul portale per partecipare a queste feste speciali. Finora nulla di male, il problema sorge quando gli stessi, a festa conclusa, rispediscono indietro tutto. Ovviamente a costo zero. Per legge, in Germania, i clienti possono riconsegnare entro quattordici giorni gli oggetti ordinati, senza dover indicare il motivo per cui hanno deciso di farlo e avendo diritto di rimborso totale del valore della merce. Quello che sembra un paradiso per i consumatori sta diventando un vero inferno per i negozi on-line. Ma gli sventurati non sono del tutto innocenti. Lo stesso Zalando si è fatto conoscere grazie a una martellante campagna pubblicitaria in cui donne isteriche e ululanti aprivano scrigni fatati recapitati via postale, con in sottofondo una voce rassicurante che recitava lo slogan “urla di gioia oppure spediscilo indietro”.

L’Eldorado potrebbe terminare nel 2014 quando entrerà in vigore una legge che obbligherà i clienti a pagare con i propri soldini i costi della spedizione di ritorno.

I probi cittadini tedeschi non stanno certo spiccando per onestà, ma il fenomeno che mi fa più paura è un altro. Comprare on-line, rende il consumatore mutilato. Questa è un’eclissi dei sensi. Non si toccano più trame e tessuti tra le dita, non si odorano più i profumi delle stoffe, non si guardano più i capi in maniera tridimensionale se non con l’aiuto di un mouse o di uno zoom poco attendibile.

Certo, è una vera e propria comodità comprare in tuta, seduti sul sofà, sorseggiando del tè. Ma, cari lettori, cosa c’è di più bello e appagante della frenesia che t’investe nell’ammirare gli stand – proprio come un bambino che incolla il suo visino sulla vetrina di una pasticceria –  di cercare il tuo capo perfetto, di tornare a casa gongolante con dei trofei da poter toccare, guardare, annusare… sì, annusare, perché così come “love is in the air” o “il profumo della libertà”, anche lo shopping ha un suo profumo e, per fortuna, non è stato ancora inventato un modo per farci sentire virtualmente l’odore delle cose belle della vita.

Carmen Capasso:

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