Risale allo scorso anno la mostra tenutasi al British Museum di Londra intitolata “Life and death of Pompeii and Herculaneum”, ennesima mostra sbanca-botteghino che ha tratto i reperti dalle sale e dai magazzini dei nostri musei. Dirigiamoci allora, a Napoli, al Museo Archeologico Nazionale, saliamo ai piani superiori per trovarci faccia a faccia col famoso mosaico della “Casa del Fauno” in cui si è individuato il ritratto di Alessandro Magno in sella al suo cavallo Bucefalo contro Dario, re di Persia, nella battaglia di Isso (333 a. C); nella stessa sala, il bronzetto che le conferisce il nome, “Il Fauno“; ancora due passi per l’ingresso al “Gabinetto segreto” per una full immersion nella concezione della sessualità, che, come discutevo col caporedattore, non è espressione tipica della città di Pompei, ma dell’intero mondo romano, dovendo sempre ricordare che Pompei, insieme ad Ercolano, ci ha restituito un mondo così colorito e pieno zeppo di informazioni perché è giunta a noi “viva”, ferma in un preciso momento della sua vita così com’era. Pompei ed Ercolano hanno un ruolo importante: si fanno portatrici del costume, dell’ideologia e della vita romana e hanno mostrato a noi cose che, senza l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C., non avremmo mai potuto vedere.
Rimanendo al suddetto Museo e salendo al piano superiore, entriamo nella sala dal nome “Villa dei Papiri”: un’unica ala del piano dedicata alla Villa non deve stupire, visto che si tratta di una delle più importanti del mondo antico. E’ un unicum, una scoperta del 1750 che ha fatto rabbrividire gli studiosi, l’hanno definita “biblioteca”: uno strabiliante numero di papiri qui custoditi e conservatisi grazie alla lava dell’eruzione e che, al tempo stesso, si presentano carbonizzati e difficili da srotolare. La Villa sorge ad Ercolano, a picco sul mare, in una struttura elevata su più piani del I secolo a.C e appartenente con molta probabilità a Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Gaio Giulio Cesare. Il proprietario è definito dagli studiosi un “collezionista” per la sua attitudine a collezionare sculture originali greche e non: impressionanti sono il cosiddetto “Hermes in riposo” seduto su roccia e “Il corridore” di cui è impressionante lo sguardo agghiacciante degli occhi in pasta vitrea e lo slancio dinamico che pone i visitatori in dubbio sul fatto che si stia muovendo sul serio.