Una visita nella Chiesa di San Giovanni a Carbonara
Aprile… dolce dormire! Effettivamente i primi accenni di caldo e i piccoli pollini che volteggiano nell’umida calùra sono un’ottima ragione per sentirmi più assonnata del solito. Eppure un motivo adatto per sfuggire alla pigrizia che assale me e tanti altri in questo periodo potrebbe essere quello di sfruttare le ore del giorno ora più lunghe e l’assenza di piogge per godersi un po’ la nostra tanto bella e cara città, ovviamente nelle giornate di relax, quando non incombe lo studio e il lavoro o quando, come per me, si ha voglia di camminare in giro senza una meta stabilita per pensare e guardare il mondo e ancora… e ancora..!!
Oggi ho proprio deciso di mostrarvi più nel dettaglio una perla dell’architettura napoletana che è, a mio parere un vero gioiellino: la chiesa di San Giovanni a Carbonara che si trova nell’omonima strada del centro storico.
La chiesa fu costruita su un piccolo monastero agostiniano nel 1339 per volere e donazioni del patrizio napoletano Gualtiero Galeota. Ha un impianto a croce latina con unica navata rettangolare e cappelle laterali, soffitto a capriate lignee e un abside voltato a crociera.
Nonostante la chiesa sia di origine gotica, durante il periodo rinascimentale c’è stata la massima espansione artistica. Proprio nel XV secolo si avvia un forte legame tra il complesso agostiniano e il casato dei Caracciolo, importante famiglia nobiliare di Napoli. Infatti, nella parte absidale si aprono due grandi cappelle rinascimentali dedicate alla famiglia Caracciolo: a sinistra dell’altare è la cappella Caracciolo di Vico, che ospita i sepolcri della famiglia e fu eseguita agli inizi del Cinquecento con opere di fattura rinascimentale napoletana e spagnola; mentre alle spalle, accessibile passando sotto il monumento a re Ladislao, è la cappella Caracciolo del Sole, di gusto più toscano e risalente alla prima metà del Quattrocento.
La sagrestia era riccamente ornata da sedici tavole realizzate dal Vasari, oggi conservate al museo di Capodimonte; nella chiesa dell’arista è però rimasta una bellissima Crocifissione del 1545.
E’ strano sentirsi parte di una città di cui si conosce veramente poco. Studiare sulla carta serve a ben poco, sono gli occhi che devono studiare dal vivo e poter godere di tanta meraviglia. Basta una giornata di sole, un bel caffè ed una macchina fotografica per catturare ogni attimo, ogni vicolo, ogni chiesa ed ogni cosa che parli di storia e di bellezza. E allora mi sa che questi mesi saranno pieni di cose da vedere.