Trauma infantile – L’infanzia come periodo fertile del trauma

Nella letteratura psicologica e psichiatrica la parola trauma è comparsa sin da subito, già ai tempi in cui Freud scrisse sui trauma infantili che avevano lasciato un segno nei pazienti che si accomodavano sul suo lettino. Il significato etimologico di trauma significa “ferita”, infatti, ormai si è concordi nel considerarlo come una ferita dell’anima, che rivoluziona la vita e il modo di vedere il mondo.

Quasi tutte le esperienze sono potenzialmente traumatiche, a secondo di come la persona risponde ad esse, ma in linea generale possiamo distinguere i piccoli traumi e i grandi traumi. I primi si possono classificare come esperienze disturbanti caratterizzate da una percezione di pericolo poco intensa, come un’umiliazione con una persona significativa, mentre i grandi traumi riguardano eventi che hanno minacciato ampiamente l’integrità della persona o di persone care, ne sono un esempio i disastri naturali, abusi incidenti.

Indipendentemente dalla tipologia del trauma le persone rispondono emotivamente in maniera analoga.

La neurobiologia ha riscontrato che le conseguenze di un trauma comportano un vero e proprio cambiamento a livello cerebrale, in particolare si riscontra una riduzione del volume dell’amigdala e dell’ippocampo.

Il Disturbo da Stress Post-Traumatico è caratterizzato dalla tendenza a rivivere l’evento traumatico, riprovando tutte le emozioni, le sensazioni e i pensieri negativi vissuti in quel momento. L’evento traumatico si fa risentire nella vita delle persone anche dopo molto tempo: il presente di queste persone è costantemente condizionato dal passato, un passato che irrompe e rompe l’equilibrio della vita delle persone.

L’infanzia è un momento molto delicato e anche un campo fertile per situazioni e relazioni che possono essere vissute come traumatiche. Il contesto in cui il bambino vive è fondamentale per lo sviluppo del bambino e di come il bambino potrà rispondere a situazioni potenzialmente traumatiche. Se il bambino vive in un contesto relazionale e ambientale caratterizzato da paura o dolore verso cui ci si sente impotente, dove le figure di riferimento non forniscono al bambino un’adeguata protezione, allora ci sono alte probabilità della presenza di eventi traumatici.

Spesso il dolore e la sofferenza dei bambini è sottovalutata dagli adulti che, erroneamente, sono soliti pensare che il bambino non sia capace di capire o vivere situazioni gravi come relazioni disfunzionali della coppia genitoriali, malattie o perdite di persone care.

Il bambino, come qualsiasi adulto, prova emozioni negative innanzi a tali eventi e bisogna lasciare spazio e tempo perché tali emozioni vengano vissute ed espresse.

Se il bambino è lasciato all’oscuro di ciò che accade, inizia a darsi spiegazioni con le sue fantasie che di solito sono molto più nefaste della realtà, generando così ansia e terrore che lasciano segni permanenti.

È molto importante che al bambino siano fornite informazioni chiare e sincere e che sia dato il tempo necessario per elaborare ma è soprattutto indispensabile che accettate le emozioni del bambino.

Elisabetta Cristofaro: Psicologa e specializzanda in psicoterapia sistemico-relazionale. Amante di tutto ciò che è semplice: chiacchiere tra amici, buon cibo e un bel film. Credo molto nel contatto tra le persone e nelle relazioni come elisir di buona vita.

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