Guarda il mondo Con i Tuoi Occhi… e non con il tuo smartphone!

Lo so che l’invito “guarda il mondo con i tuoi occhi e non con il tuo smartphone” può sembrare di sconvolgente banalità. Sembra un’ovvietà assodata, ma se così fosse perché continuiamo a farci stritolare senza resistenza dal meccanismo di condivisioni, like, commenti, selfie, chat? Ci piace dirlo agli altri, magari proprio scriverlo su facebook (che contraddizione in termini) e sarò io stessa in parte a cadere  in contraddizione pubblicando questo post sui social. Dico – in questo caso – solo in parte perché lo farò consapevolmente mentre spesso, ahimè, il gesto di prendere il cellulare dalla tasca o dalla borsa è talmente spontaneo che non ce ne rendiamo nemmeno più conto. Un po’ come quando portiamo l’orologio e tendiamo a guardare l’ora anche quando non lo portiamo. E non solo, ci sorprendiamo a sistemare la portata sul tavolo per renderla più “coreografica” per la foto destinata ad instagram oppure a filmare un intero concerto anziché godercelo.

Lo smartphone è diventato a tutti gli effetti l’estroflessione della nostra mano. Controllare notifiche e fotografare noi e il mondo sono diventate abitudini da dipendenza, e soprattutto hanno cambiato (se non distorto) la percezione del mondo.

Qualche mese fa discutevo con un mio caro amico sulla condivisione ossessivo compulsiva di certi nostri contatti in comune e lui sentenziò con nonchalance:

Chi non condivide gode solo a metà…

Mai frase mi è sembrata più vera e sintetica sulla nostra condizione di esseri umani 2.0. Sembra proprio che (gran) parte del godimento di una qualsiasi esperienza – dal viaggio avventuroso alla deliziosa torta con le amiche – sia proprio quella di “farla vedere agli altri”.

A tal proposito vi invito a guardare  lo spot molto carino di Wind e Ogilvy&Mather con la regia di Giuseppe Capotondi che si intitola “Con i tuoi occhi”, da cui mi sono ispirata per il titolo di questo post:

Cosa fare, allora? Ritornare al pliocene e disfarci di ogni tecnologia? Certo che no! La rivoluzione del web è stata un toccasana per tantissimi aspetti, per conoscere nuove persone, nuovi posti, nuove realtà e ha dato la possibilità di renderci meno soli e più integrati. Quello che serve, però, è un bel DETOX da internet.

Quest’estate durante la mia vacanza a Cuba, ho sperimentato un involontario disintossicamento da social network, che poi è diventato volontario. Sull’isola di Fidel, infatti, non esiste wifi se non in un solo punto di ogni città (a l’Havana ce n’è qualcuno in più) e per di più è abbastanza costosa (fino a 5 euro all’ora se riesci ad acquistare una card dopo ore di fila al Telepunto). Era incredibile vedere centinaia di persone (non sto esagerando) radunarsi in quell’unico punto alla ricerca del tanto agognato segnale. Una scena a metà tra i cacciatori di Pokemon e i saldi in un centro commerciale. Dopo un iniziale “disorientamento” da disconnessione, devo dire che una grande fetta del fascino di questa terra è stata averla vista davvero con i miei occhi! Ho fatto tante foto e video, ma solo quando ne sentivo davvero il bisogno, senza ansia da condivisione e da feedback, per il piacere di immortalare il ricordo. Ma soprattutto ci sono stati momenti che conservo solo io e, udite udite: posso raccontare!

Sì, perché la condivisione ci toglie anche il gusto del racconto.

Com’è brutto incontrare qualcuno e dire:

“Sai ho visto una spiaggia bellissima a Cuba e si chiama…”

“Sì, Playa Pilar, ho letto su facebook!”.

E invece certi ricordi sono un po’ come segreti da rivelare solo alle persone giuste, da custodire come gioielli in cassaforte con l’intimo godimento che sono solo tuoi!

Condividere le nostre esperienze è bellissimo, io e voi tutti continueremo a farlo, basta solo non esagerare perché le cose più belle basta viverle “con i tuoi occhi” 😉

Cinzia Cicatelli: Scrivo, ovunque e comunque. Per diletto e per professione. Mi piacciono le leggende e la cioccolata. Le opere post-moderniste. Il rumore dei passi su un palcoscenico. Gli anni ’30-’40. Inventare storie. Le foto sfocate. I film con finale aperto. I viaggi in treno. L’odore delle città. L’insolito nelle persone. Il cielo.

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