Credo nelle passioni innate. La mia è sicuramente la letteratura.
Al mio sesto compleanno mi sono emozionata di più per Piccole Donne che per una Barbie limited edition molto costosa che mi avevano comprato i miei genitori.
Alle elementari a tutti i bambini faceva male la mano quando scrivevano, a me no, perché avevo già un diario segreto.
Alle medie tutti si scambiavano i Piccoli Brividi, io preferivo i libri di mitologia.
Al liceo recitavo poesie in bagno quando ero in ansia per le interrogazioni: ricordo ancora a memoria Il Cinque Maggio, il Sonnet XVIII di Shakespeare, Alla Sera di Ugo Foscolo e il primo canto dell’Iliade con la traduzione di Vincenzo Monti.
All’Università ho scoperto il mondo della letteratura inglese e araba.
Amo scrivere, tradurre, leggere, per me sono tre fasi della stessa attività: sognare.
Non tutti i sogni sono come ci si aspetta, non tutti sono confortevoli, alcuni si trasformano in incubi ma non possiamo farne a meno, né di notte né di giorno. Ci piaccia o no ci ritroviamo a sognare e mi piaccia oppure no, con più o meno costanza, mi ritrovo con un libro in mano, da leggere, da correggere, da tradurre.