Grotte di Lascaux – La cappella sistina della preistoria

Quando pensiamo ai grandi capolavori della nostra civiltà, pensiamo sempre ai grandi artisti del Rinascimento o ancora alle grandi costruzioni di età romana, ma mai la nostra mente si sposta in epoche molto lontane per approdare nel mondo preistorico. Mi diverte pensare che molte persone guardano all’antico come un mondo lontano dal nostro, e non a livello cronologico, ma pensando al fatto che oramai siamo un popolo così evoluto da essere superiore per intelligenza e conquiste di nuove tecnologie che non hanno nulla a che vedere con epoche passate. In corredi funerari di donne del III secolo a. C. sono stati ritrovati oggetti come “kit manicure” con tanto di lima per unghie e pinzetta: la cosa mi fa sorridere. Crediamo di aver inventato tutto, ma in realtà molte delle cose che usiamo tutti i giorni e molte delle nostre usanze non sono altro che derivazioni antiche. Questo è il filtro giusto attraverso cui comprendere ciò che ci circonda: guardare sempre al passato.

Ritornando al mondo preistorico voglio parlarvi di una sensazionale scoperta: nel 1940 un gruppo di quattro ragazzi, mentre cercano il loro cane sulle colline vicino alla città di Montignac (Francia), si imbattono in un tunnel, grazie ad alcuni picconi aprono un varco e scendono in una cavità profonda circa 15 metri, una volta toccato il suolo e accese le lampade si trovano davanti ad uno spettacolo mozzafiato:

Ci trovammo di fronte ad una imponente cavalcata di animali dipinti su ogni parete e sul soffitto della grotta, ognuno dei quali sembrava muoversi per davvero.

Allora non lo sapevano, ma avevano trovato uno dei più straordinari complessi di arte rupestre, che era stato sigillato per chissà quanti anni fino al loro arrivo. Esami al radiocarbonio hanno indicato una cronologia che va intorno al 17.000 a. C.

Le Grotte di Lascaux, il capolavoro definito “la Cappella Sistina del Paleolitico” ospita il più importante complesso di pitture preistoriche di cui si abbia conoscenza.

Sulle pareti e sul soffitto delle grotte di Lascaux si trovano centinaia di figure di animali: renne, bisonti, cervi, capre, un rinoceronte e un grande felino. La scena più affascinante è forse quella di un uomo, probabilmente un cacciatore atterrato dallo stesso bisonte che aveva tentato di uccidere con la sua lancia. Le rappresentazioni hanno tonalità che vanno dal rosso all’ocra: una policromia davvero sorprendente caratterizza le raffigurazioni. Ma che carattere avevano queste?

Secondo alcuni studiosi questa prima forma d’arte era connessa a un insieme di riti magico-religiosi, basati probabilmente sul fatto che ciò che è stato disegnato avverrà anche nella realtà. Il gran numero di animali feriti o catturati doveva, con molta probabilità, propiziare la buona riuscita della caccia. Altri studiosi, invece, ritengono che le immagini dipinte sulle pareti non fossero altro che narrazioni di quanto era realmente accaduto nella realtà. In ogni caso questo esempio ci da dimostrazione della nascita dell’arte legata a scopo funzionale e anche estetico, visto l’equilibrato ordine delle figure disposte più o meno simmetricamente lungo le pareti della caverna.

Le grotte di Lascaux furono aperte al pubblico nel 1948, ma chiuse solo 17 anni dopo a causa della comparsa di muffe e deterioramento dei colori dovuti all’eccessiva umidità, causata dai molti visitatori. A poca distanza dalla grotta originale ne fu individuata una simile, nella quale furono replicate le pitture. Nel 1979 le grotte di Lascaux furono dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO (United Nations educational, scientific and cultural organization). Nel 1983 fu aperta la grotta-replica, considerata questa l’unica soluzione per far apprezzare al pubblico i capolavori.

Purtroppo è questo un destino comune a molti siti: la presenza di molti turisti costringe spesso a dover chiudere l’accesso ai siti archeologici o addirittura, molti stati, vivendo di turismo, continuano a far fluire milioni di visitatori all’anno per ragioni economiche, non badando certamente alla conservazione del sito che, inevitabilmente, si logora. Qual è la soluzione migliore allora: continuare a fruire di tutto il patrimonio artistico, nonostante questo subisca gravi danni, o chiudere l’accesso al pubblico per meglio conservarlo?

 

Veronica Cimmino: Femminista. Entusiasta. Mi piacciono i libri, e l’odore della carta; amo i cavalli, l’odore della pioggia, i treni, le stazioni, le ultime chiamate. Ossessionata dal gesto artistico, sono interessata a qualsiasi espressione umana. Mi interessano le tradizioni, le persone, gli atteggiamenti. Il teatro: Dio salvi il teatro! (anche se sono agnostica). L’architettura, le chiese, Borromini: la luce. Amante dei monologhi, delle introspezioni, del flusso dei pensieri; questo spiega solo in parte la mia ossessione per Virginia Woolf, e mi sento quasi costretta a citarla, perché forse nulla potrebbe descrivermi meglio di quando afferma: “[…] I’m not one of those who find their satisfaction in one person, or in infinity”.

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