Land of mine – Sotto la sabbia, tra campi minati e barriere culturali

Oggi voglio parlarvi di un film in cui mi sono imbattuta per caso e svogliatamente, che mi ha invece piacevolmente sorpresa, un film potente e raffinato sulle fragilità umane. Il lungometraggio si intitola Land of mine- Sotto la sabbia ed è diretto dal regista danese Martin Zandvlie.

Estate 1945. La Germania è capitolata e la seconda guerra mondiale volge ormai al termine, ma l’Europa ne esce massacrata e allo stremo delle forze. Le sabbiose e affascinanti coste della Danimarca sono uno di questi luoghi, un argine lungo migliaia di chilometri cosparso da oltre 2 milioni di mine tedesche. Con l’obiettivo di disinnescare lo sterminato campo minato danese, gli Alleati decidono di imporre i lavori forzati ai soldati tedeschi. Ad essere scelti sono perlopiù ragazzi, inesperti e con l’unico desiderio di tornare a casa.

Questa in particolare è la storia di 14 ragazzi che, dopo un affrettato addestramento, vengono sottomessi ai feroci ordini del sergente Carl Rasmussen e costretti per mesi a setacciare le coste intorno a Blavand e Vejers Strand, palmo dopo palmo, per disinnescare centinaia di migliaia di mine, in una sadica schiavizzazione che assume i tratti della vendetta silenziosa ed estenuante contro il popolo del genocidio ebraico.

Il film ha un ritmo lento, che riflette in maniera mimetica la tensione che accompagna le operazioni di disinnesco. Le mani tremano, il respiro è corto. Ogni mina si porta dietro la disperazione, la paura e la rassegnazione di questi 14 ragazzi, che sognano di ricostruire la Germania distrutta dagli Alleati e di riabbracciare ciò che resta del proprio nucleo familiare.

Il lungometraggio si articola su più livelli: le lunghe giornate di lavoro di disinnesco, scandite da brutali incidenti mortali; il difficile, confuso, rapporto col sergente Rasmussen, che a fasi alterne assume gli aspetti di una relazione carcerieri-prigionieri, ma anche di un rapporto filiale tra padri e figli; le atroci manovre impartite dai piani alti degli eserciti alleati, che umiliano e denigrano i ragazzi tedeschi, mettendo in moto una pulizia etnica spietata e disumana.

La cinepresa cattura i primi piani di questi ragazzi, i loro volti giovanissimi, ne capta le emozioni, i progetti per il futuro. Intanto, il tormento interiore del sergente Rasmussen, dietro i modi violenti e la corazza di militare che non perdona, cresce ogni giorno di più.

Mi avete ingannato, me lo dovevate dire che erano solo dei ragazzi!

Così il sergente urla al suo capitano,  inflessibile nella sua crudeltà.

Qui i mostri non sono i tedeschi, ma l’esercito danese.

Land of Mine – Sotto la sabbia è una storia di sopravvivenza ma anche di perdono e redenzione,  raccontata con poesia e una grande forza drammatica.

Rossella Capasso: Per citare un’espressione di Dorothy Parker “sono quel dannato tipo di persona che scrive a fatica sette parole e ne cancella cinque”. Ogni testo per me è come un puzzle, che tento di comporre seguendo i fili aggrovigliati della mia mente, lunatica e un po’contorta. A volte riesco a completarlo, a volte no… ma ci sono anche momenti in cui è il puzzle a completare me, ed è allora che scrivere non mi sembra così male.

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