The Lobster – Il paradosso dell’amore cieco

Oggi voglio parlarvi di un film che non ho visto. Avete capito bene. Potrebbe essere un capolavoro senza eguali o una ciofeca imbarazzante, onestamente non posso dirlo. Ma ci tengo a difendere la mia posizione, seppur un tantino scomoda. Se non sono riuscita a vedere la pellicola, non è colpa mia. Lo so, posso apparire credibile quanto Gabriel Garko nei panni di Rodolfo Valentino (qualcuno ricorda quanto oscena fosse quella fiction? Ho i brividi solo a pensarci), ma la verità è che quando ci sono film originali e grotteschi, decisamente fuori dagli schemi tradizionali della commedia italiana o dei colossal americani, il cinema nostrano chiude le frontiere e lascia i cinefili più curiosi a bocca asciutta.

In altre parole, il film è stato trasmesso in qualche parte remota dello Stivale a orari improbabili, e solo pochi eletti hanno avuto il piacere di vederlo. Io non rientro tra questi. Quindi, se non riponete fiducia in me e nelle mie intuizioni cinematografiche vi consiglio di saltare la lettura di questo articolo. Senza rancore eh, vi capisco e vi assolvo. Chi invece mi ama a prescindere, può seguirmi in questa insolita recensione cinematografica.

Il film che avrei tanto voluto vedere, si intitola The Lobster.

La trama è piuttosto bizzarra. In un futuro prossimo i single vivono lontani dalle coppie e dalle famiglie. Sono considerati degli emarginati, dei criminali e vengono arrestati e rinchiusi in un hotel-lager dove hanno l’obbligo di trovare un compagno o una compagna entro 45 giorni. Se non ci riusciranno, verranno trasformati in un animale a loro scelta e saranno spediti a vivere nei boschi allo stato brado. David (Colin Farrel) giunge all’hotel seguito dal cagnolino, che un tempo era suo fratello, e decide di reincarnarsi in un’aragosta (vivono tantissimo e sono sempre in mare, spiega).

Dopo il fallimento di una relazione all’interno dell’hotel, riesce a fuggire e a raggiungere un gruppo di dissidenti che si nasconde nelle foreste vicino alla città. Essi, come forma di resistenza, hanno bandito l’amore, il sesso e i rapporti sentimentali di ogni genere. Qui però David si innamora, ricambiato, di una donna ipovedente (Rachel Weisz), evento che scatenerà le ire della loro leader (Léa Seydoux).

Yorgos Lanthimos, il cineasta greco che ha firmato la regia, si muove tra il verosimile e il paradossale dipingendo un mondo alternativo in cui l’amore non è più libertà ma totalitarismo, omologazione, imposizione. Rispetto ad una società dispotica, che ci dice come si deve amare, chi si deve amare e cosa significhi amare, Lanthimos rivendica, con gesto anarchico e simbolico, il valore ribelle della scelta individuale, che non sempre conduce al lieto fine, ma spesso ci condanna alla solitudine, all’incomprensione o al buio dell’amore cieco. Attraverso un’ironia cupa e un cinismo disarmante, il regista greco è riuscito a portare sullo schermo le contraddizioni dell’amore moderno, fondato su un’ideale di compatibilità apparente e razionale, lontano dall’emotività dell’uomo senziente che cerca l’anima gemella seguendo le ragioni del cuore. Ma tutto ha un prezzo, anche le scelte d’amore più autentiche e coraggiose.

The Lobster ha un’ambientazione retrò molto intrigante, è poetico, angosciante, controverso.

Il finale è aperto, ma ci fa presagire qualcosa di agghiacciante e recensire questo film senza averlo visto mi sembra, alla luce della conclusione, davvero un riuscitissimo paradosso.

Rossella Capasso: Per citare un’espressione di Dorothy Parker “sono quel dannato tipo di persona che scrive a fatica sette parole e ne cancella cinque”. Ogni testo per me è come un puzzle, che tento di comporre seguendo i fili aggrovigliati della mia mente, lunatica e un po’contorta. A volte riesco a completarlo, a volte no… ma ci sono anche momenti in cui è il puzzle a completare me, ed è allora che scrivere non mi sembra così male.

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