Home AuthorAngelo Capasso Dylan Dog – Il pianeta dei morti che ci mostra la vita

Dylan Dog – Il pianeta dei morti che ci mostra la vita

di Angelo Capasso

Ad oggi esistono almeno tre Dylan Dog. C’è quello trentenne cristallizzato nel tempo, le cui avventure sono intrise dai cliché che lo hanno reso l’antieroe idealista che tra gli anni ottanta e gli anni novanta conquistò le edicole e i cuori dei lettori italiani. Poi c’è il personaggio ‘dinamico‘, quello che vive al passo dei tempi, le cui indagini si stanno incastonando in una sorta di nuova continuity: il commissario Bloch è andato in pensione, Groucho tenta (invano) di insegnargli ad usare uno smart-phone, la polizia gli ha ritirato il tesserino scaduto, c’è un nuovo e inquietante nemico che ha preso il posto di Xabaras. Infine, c’è il canuto Dylan del futuro, un uomo logorato dalla vita e dalla morte che si (con)fondono in una Londra decaduta e marcescente, ma soprattutto tormentato dal senso di colpa per una scelta che ha cambiato per sempre il destino dell’umanità.

dylan dog il pianeta dei mortiPossiamo leggere le avventure dell’indagatore dell’incubo ‘vintage’ ogni quattro mesi su Dylan Dog Maxi, che adesso si chiama Old Boy ed è il più spiccato omaggio alla tradizione e alla mitologia che hanno reso Dylan quel che è, per quanto – a furia di voler rimarcare i topoi ideati da Tiziano Sclavi per delineare il personaggio – molte di quelle storie finiscono con l’avere il tono di fan-fiction infarcite di cliché dei cliché. Le indagini del Dylan Dog contemporaneo proseguono mensilmente e, sebbene per modernizzarlo si sia deciso paradossalmente di riportare il personaggio allo spirito originario che lo vedeva alle prese con i mostri e gli incubi della società contemporanea, il tentativo ha avuto esito parziale. Infine, le avventure dell’ispettore Dog nel futuro sono narrate da Alessandro Bilotta una volta all’anno sullo speciale intitolato Il Pianeta Dei Morti ed è un vero peccato dover aspettare altri dodici mesi per leggere una buona storia di Dylan Dog come non se ne vedevano da anni. Infatti, benché nelle intenzioni sia affidato al mensile regolare il compito di dare nuova linfa al personaggio, di fatto su quelle pagine il cambiamento è avvenuto più nella forma che nei contenuti (per non parlare dei meccanismi narrativi) ed è, invece, il Dylan Dog immaginato da Bilotta quello che riesce meglio a parlare dell’orrore dei nostri tempi. E lo fa nonostante viva in un futuro prossimo sullo sfondo di uno scenario apocalittico.

Sono anni che ormai il tema dei non-morti è così abusato dalla narrativa seriale (e non) che qualsiasi variante sul tema risuona come il grido di uno stupro all’immaginario romeriano. Eppure gli zombies continuano a mietere vittime soggiogando le leggi dell’audience ed è proprio il trionfo dei morti viventi sui vivi morenti ad essere uno dei temi portanti della ‘saga’ di Dylan Dog – Il Pianeta Dei Morti.

dylan dog - il pianeta dei mortiL’universo immaginato da Bilotta ha già il suo prologo e il suo epilogo, narrati in tre storie raccolte poi dalla Bao Publishing in un volume cartonato. Aiutato dalle matite di Carmine Giandomenico, lo scrittore aveva infatti raccontato quella che secondo lui sarà l’ultima storia dell’indagatore dell’incubo su Dylan Dog Color Fest 2, episodio che ha poi dato il titolo alla nuova collana di speciali. Sul numero 10 della stessa serie aveva poi narrato le origini del morbo con Addio, Groucho, a cui è seguita il Tramonto Dei Vivi Morenti, albo gigante in cui vediamo Dylan Dog muovere i primi passi in questa nuova Londra e disorientarsi nel nuovo mondo che sta emergendo. Le cronache dal pianeta dei morti si sono arricchite di recente di La casa delle memorie, un nuovo albo edito da Bonelli che vede Dylan alle prese con il ritorno di persone sparite da decenni, che poi scoprirà essere esuli di colonie dedite all’oblio, una sorta di casa-vilaggio di riposo in cui gli ospiti scelgono di farsi resettare i ricordi della loro vita per rifuggire i drammi del quotidiano. Ma qual è la differenza tra uno zombie con il solo impulso di mangiare carne e una persona che rinnega la sua identità per evitare il dolore?

Quello del Pianeta dei morti è un futuro ipotetico, ma leggendolo si notano ben poche differenze col nostro presente. I vivi tendono a dimenticare chi sono stati con la stessa facilità con la quale noi rimuoviamo la nostra storia collettiva, distratti da effimeri piaceri e dalla ridondanza della sovrainformazione. I ritornanti, da sempre perfetta metafora di massificazione e omologazione, nelle mani di Bilotta diventano anche qualcos’altro, uno specchio deformato di noi stessi che ci ricorda l’orrore del tempo che logora la vita. Forse è questo il più grande orrore che Bilotta ci mostra, il non sapere riconoscere quella che nelle parole della Morte incarnata è la differenza tra il tempo che passa e far passare il tempo. E, al momento, leggere buone storie come quelle del Pianeta dei morti è uno dei pochi rimedi che ci restano per equilibrare l’ago della bilancia e ricordare chi siamo, almeno per qualche ora.

dylan dog il pianeta dei morti

You may also like

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.