Una delle personalità più importanti del cinema europeo degli anni 20 è senza dubbio Fritz Lang. Austriaco di nascita, comincia la sua attività cinematografica nel dopoguerra a Berlino, inizialmente come attore e sceneggiatore, per poi passare nel 1919 alla regia. Muove i suoi passi circondato da diverse correnti cinematografiche, tra cui il teatro da camera Kammerspiel e la scuola espressionista tedesca.
Questa particolare corrente cinematografica è segnata da una forte ricerca sulla configurazione dell’ immagine, per cui le inquadrature devono esaltare lo spazio e la scenografia; la recitazione deve rafforzare l’espressività dell’immagine rendendo più forti i gesti e i movimenti e molto più marcata la mimica grazie anche ad un trucco particolarmente elaborato. Ciò che il cinema espressionista ci vuole mostrare è la fragilità del soggetto, le incertezze, la sua mobilità, ma anche la sua ambiguità. Pur trovandosi in questa cornice il cinema di Fritz Lang è particolarmente diversificato. Si muove inoltre attraverso vari generi, da quello avventuroso, allo storico, al noir, alla fantascienza e raggiunge il successo con il film “Destino” del 1921, una favola tragica legata al dualismo amore e morte.
Ma la sua notorietà è dovuta soprattutto a “Metropolis”, il film di più alto budget della cinematografia tedesca e capolavoro fantascientifico. La sceneggiatura di Metropolis viene scritta dalla compagna del regista nel 1924, mentre il film esce nelle sale nel 1927. L’ immaginario del film è stato ispirato da New York, città dalla quale il regista rimane letteralmente sconvolto durante i suoi viaggi . Il film si svolge in un ipotetico futuro in cui troviamo una metropoli, appunto, divisa un due parti : nella parte alta fatta di enormi grattacieli e attici vivono i più ricchi e potenti della città, mentre nella parte bassa, un vero e proprio ghetto, troviamo poveri operai che, in condizioni disumane, lavorano al funzionamento di una macchina enorme. Il tutto contornato da una storia d’ amore tra Freder, il figlio di un ricco industriale, e Maria, insegnante dei ghetti.
In realtà Metropolis non è solo un capolavoro fantascientifico, ma incarna più generi : inizia come un film di animazione (la città e il titolo si animano), diventa poi una sorta di documentario (con la visione degli operai a lavoro) per poi passare alla fantascienza e al melodramma, che possiamo riconoscere con il primo incontro tra i due protagonisti.
Furono spesi 6 milioni di marchi per la realizzazione del film e dal punto di vista tecnico è il film più all’ avanguardia del 1927. Furono utilizzati stupefacenti effetti speciali per l’epoca, come l’effetto Schufftan che permetteva di proiettare fondali dipinti tramite un sistema di specchi inclinati a 45 gradi, in modo da curare nel dettaglio la profondità di campo. L’intento del regista è quello di mostrare subito la forza dello spazio rappresentato e lo fa ricorrendo ad inquadrature con un contenuto formativo molto chiaro, soprattutto all’ inizio delle varie sequenze. Utilizza totali e campi lunghi, inquadrature molto ampie che sono fondate su un centro reale, ma nel momento in cui vuole far scattare l’ effetto sorpresa sposta i totali alla seconda o alla terza inquadratura. Il suo scopo è quello di mostrare al pubblico il più possibile attraverso una visione netta e ampia. Inoltre gioca molto sulla coordinazione tra staticità e movimento, una combinazione molto difficile che riesce però a mettere in atto passaggi che non spezzano la continuità e l’ equilibrio formale. Ciò che più risalta all’ occhio guardando il film è la presenza di un asse della verticalità, non solo per quanto riguarda l’ architettura o le inquadrature, ma anche per i personaggi che durante le loro fughe tendono sempre a scappare verso l’ alto. Il tema principale del film è il tentativo di trasformare gli uomini in macchine attraverso il capitale annullando il cuore delle persone. Tutto gira intorno al fatto che c’ è bisogno di cuore, di umanità, o si rischia di diventare degli automi controllati dal potere.
Anche se Metropolis è annoverato come uno dei migliori film di fantascienza, tanto da aver ispirato diversi registi quali Gilliam con il film “Brazil” e Scott con “Blade Runner”, inizialmente non venne accolto bene e fu criticato perché ritenuto banale.
Molto celebri, invece, sono i film sonori tedeschi di Fritz Lang quali “M. il mostro di Dusseldorf” del 1931 e “Il testamento del dottor Mabuse” del 1933. Quest’ ultimo viene girato durante l’ ascesa del movimento nazista ed è un’opera che riflette l’odio del regista per Hitler e per il nazismo. Nel 1933, quando il nazismo si afferma in Germania, Lang la abbandona. Vi ritornerà verso la fine degli anni 60, dove girerà il suo ultimo film “Il diabolico dottor Mabuse”, una sorta di testamento personale. Morirà il 2 agosto del 1976 e sarà ricordato come uno dei registi più grandi del mondo.
“Sono molto felice quando faccio un film. Non è una seconda vita per me, “è la vita”. Forse è per questo che mi disinteresso del film una volta che è stato scritto, girato, montato. A quel punto non posso più fare niente per lui : il film ha una sua vita propria e non fa più parte della mia“
(Fritz Lang in Luc Moullet, Fritz Lang, pag 116)
1 comment
Ho sempre amato Metropolis. Ne ebbi un primo approccio ascoltando i Queen, da ragazzino. Quelle incursioni del gruppo nel set del film con Radio GaGa mi incuriosirono a tal punto da voler approfondire per conto mio l’argomento.
Presi a noleggio il vhs e ne restai folgorato: in vita mia, non avevo mai visto e riconosciuto in un solo film così tanto materiale saccheggiato da quelli che consideravo i miei miti all’epoca, come Scott col suo Blade Runner e lo stesso Lucas col suo Star Wars.
Razzia a fin di bene, naturalmente. Sarebbe folle non ammettere quanto i grandi dell’arte ci ispirino ed influenzino, anche a distanza di anni.
Uomo, automa e macchina, argomento spinoso, evolutosi in ogni direzione: eppure Maria, in versione androide, è l’essere senza vita più affascinante che il cinema abbia mai conosciuto.
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