Ogni anno agosto costituisce il ricettacolo di sapide aspettative. Per alcuni significa ferie, per altri partenze, per altri ancora dolce far nulla. Per alcuni significa una dura dose di lavoro extra.Per ogni amante della narrativa (disegnata e non), agosto è prima di tutto il periodo cruciale da dedicare al recupero delle letture arretrate e per scavare sullo scaffale di quelli che, nel prologo di ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore‘, Italo Calvino aveva definito i “Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere“. In particolare, è l’occasione ideale per pescare nella fantomatica categoria dei “Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest’Estate“. Su questo ripiano ormai stracolmo, sovrastava la pila di romanzi, spillati, riviste e graphic novel ammucchiati un tomo delicato fin dalla copertina, seducente come quei volumi rilegati dei bei tempi andati, che si vedono nei film o che si possono beccare nelle vetrine degli antiquari o ancora – se si è fortunati – tra il ciarpame di un rigattiere.
ll libro in questione è Il Porto Proibito, un graphic novel realizzato da Teresa Radice e Stefano Turconi ed edito dai tipi della Bao Publishing in un’edizione che incanta dal titolo sulla costa alla mappa disegnata sulla controguardia del libro.
Nella rotta verso il porto proibito i personaggi diventano veri e propri compagni di viaggio del lettore: vi affezionerete come un padre o un fratello alle tre sorelle Stevenson che gestiscono l’Albatross Inn, le quali, divenute orfane, devono vedersela con i debiti della locanda in declino; vi innamorerete della mappa delle lentiggini della malinconica quanto fascinosa Rebecca, tenutaria del bordello nel borgo marinaro di Plymouth con la passione per la poesia romantica; ammirerete il tormentato Capitano Nathan che anelava essere mare, ma che per amore imparerà a diventare terraferma.
Rinunciando a chine e colorazione, il disegnatore sceglie di raccontare con immagini che fanno uso esclusivo delle matite. L’effetto ottenuto rende perfettamente l’idea degli appunti grafici di un diario di bordo, ma lo storytelling non risente affatto di questo lavoro di sottrazione, che, anzi, è evocativo come la sagoma di un gabbiano sull’orizzonte. Nè la trama, nè i dialoghi dei personaggi sono banali, ma su tutti sovrastano quelli dell’ultimo atto, in particolare la lettera scritta da Rebecca e il dialogo di Nathan con il suo luogotenente. Queste pagine finali sono l’emozione di tuffarsi da un’altura in mare aperto, il fiato che riempe i polmoni quando si riemerge dopo l’apnea, il piacevole brivido della brezza che sfiora la pelle ancora bagnata.
Lettura consigliata a mare, adagiati su uno scoglio isolato, lontani dai molesti schiamazzi della routine urbana, ma anche da quelli della spiaggia affollata dai bagnanti. Un romanzo perfetto per l’estate, ma che vi verrà voglia di riprendere nelle prossime stagioni, per rivedere il suono delle onde, per solcare i mari sconfinati della fantasia e per tornare sul bagnasciuga della realtà a ripercorrere con nuovi occhi le impronte lasciate nella sabbia della propria vita.