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LOST… without technology!

di Cinzia Cicatelli

Vivere a contatto con la natura. Rinunciare a: computer, cellulare, automobile, asciugacapelli, doccia calda, lavatrice, ferro da stiro, lavastoviglie. Oggi NON si può nemmeno immaginare.

Imparare a: cacciare, pescare, accendere il fuoco, costruire una capanna, filtrare l’acqua, rompere le noci di cocco, radersi senza rasoio. Oggi NON si può nemmeno immaginare.

Diciamo che il nostro contatto con la natura si limita (nel più fortunato dei casi) alle “giornate-avventura organizzate”, al tracking in montagna, al safari in Africa o, per lo più, al pic nic a Pasquetta (che è anche la più coraggiosa delle attività sopracitate!). Perfino i più ferrati ambientalisti e amanti del “in touch with nature” non possono rinunciare a certe comodità (basti pensare che per raggiungere il locus amoenus si ricorre ai tradizionali mezzi di trasporto) e quindi tutte le storielle che riguardano il vivere senza la tecnologia sono impensabili, a meno che non si tratti di una CATASTROFE che ci costringa a dover vivere PER FORZA senza la nostra amata presa elettrica. È il caso degli sfortunati naufraghi di LOST, la serie tv che ha incollato al piccolo schermo 16 milioni di spettatori in tutto il mondo e che in maniera inedita ha introdotto il tema del “ rapporto uomo-natura nel 3 millennio”.

Immagino conosciate per sommi capi la trama: il 22 settembre 2004, il volo Oceanic 815 partito dall’Australia e diretto a Los Angeles precipita schiantandosi su un’isola. I 48 sopravvissuti si accampano sulla spiaggia e si organizzano per resistere fino all’arrivo dei soccorsi. Ben presto, però, scoprono che il loro aereo è uscito dalla rotta prevista di circa mille miglia e che l’isola è teatro di una serie di eventi apparentemente inspiegabili…

Parlare di Lost potrebbe comportare la fondazione di un blog ex-novo, tanti sono i riferimenti e le filosofie sottese a questo capolavoro seriale, ma soffermiamoci sulla vita dei naufraghi.

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Lost sembra suggerire che in fondo, oggi come oggi, l’uomo non è capace di sopravvivere a contatto con la natura senza “un piccolo aiutino”. È vero che l’isola è abitata da forze sconosciute e ostili, tuttavia i superstiti non riusciranno mai a intrecciare con l’ambiente un rapporto idilliaco, anzi! Nelle prime puntate li vediamo alle prese con incursioni punitive nei confronti di Sawyer che riesce ad accalappiarsi alcuni “beni indispensabili” come riviste, liquori, medicinali, sigarette. Per procacciarsi cibo, al di là delle noci di cocco, Sun si dedicherà a coltivare qualche prodotto nel suo orto, senza risultati eccelsi però. L’unico che sembra a suo agio in mezzo alla natura è proprio John Locke (con lapalissiano riferimento al filosofo inglese del XVII secolo che si occupò della relazione tra natura e civiltà). Non fosse stato per l’abile John, i 48 si sarebbero decimati molto più in fretta di quel che poi succederà nel corso delle serie. Oltre ad essere un ottimo cacciatore di cinghiali, Locke è molto abile a seguire le tracce e questo aiuterà non poco i suoi co-abitanti ad orientarsi nella giungla.

Quello che sembra suggerisci J.J. Abrams è che l’uomo va letteralmente in panne – proprio come l’aereo dei caduti – quando si tratta di rinunciare alle tecnologie, e in effetti non ha tutti i torti, visto che ci sembra di “morire” se manca per mezz’ora la corrente. Nel suo ultimo serial tv di produzione – REVOLUTION (la prima stagione è in onda dal 15 gennaio 2013 su Steel, Mediaset Premium) – lo scenario post-apocalittico dipinge proprio questa spaventosissima possibilità: dopo un misterioso evento la Terra si ritrova improvvisamente priva di energia elettrica e tutti i dispositivi elettronici smettono di funzionare. In quindici anni il mondo è quindi radicalmente cambiato: le tradizionali forme di governo locali e nazionali sono un lontano ricordo e le persone si sono riorganizzate in piccole comunità rurali. Si ritrovano costrette a lottare quotidianamente per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio le proprie abilità, fisiche o intellettuali che siano, cercando nel frattempo di capire cosa abbia determinato la rivoluzione in cui si sono loro malgrado ritrovati.    k-bigpic

So bene che eco-sostenibilità e vivere come Robinson Crusoe sono due cose estremamente differenti, ma se nemmeno nei telfilm non riusciamo ad essere eco-friendly, come possiamo farlo nella vita normale? Forse la vera risposta è ADATTARSI, fare un piccolo sacrificio di rinuncia e testare sé stessi (cosa che non fa mai male: se dovessimo finire davvero su un’isola deserta?). L’auspicio è che non accada solo dopo un CATACLISMA!

 

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