Vicky Cristina BARCELONA. A spasso con Woody Allen tra i vicoletti della capitale catalana

Il caro vecchio Woody Allen ama esplorare il mondo e le sue bellezze e per chi non lo sappia o non lo avesse notato (ma stento a crederlo) il suo ultimo ciclo di film è dedicato a diverse città europee, protagoniste assolute della pellicola per musiche, ambientazione e trama. Se Midnight in Paris è una piccola bomboniera cinematografica in stile anni ’20 e To Rome with love esprime il grottesco punto di vista che gli americani hanno dell’Italia (la scena del tenore sotto la doccia l’ho trovata davvero raccapricciante), Barcellona è per Woody la capitale della trasgressione, della sensualità e delle forte emozioni.

Il film, uscito nel 2008, ha subito suscitato reazioni contrastanti: c’è chi lo trova stupendo e molto profondo (eccomi, presente!), chi invece si è terribilmente annoiato, quasi addormentato, nella visione di questi 96 minuti di celluloide. Come mai?

Iniziamo con la trama: due ragazze americane vanno in viaggio a Barcelona. Vicky (Rebecca Hall), prossima alle nozze, è sensibile e razionale; Cristina (Scarlett Johansson), disinibita e curiosa, è in cerca di avventure. Durante il loro soggiorno nella capitale catalana conoscono Juan Antonio (Javier Bardem), un affascinante pittore che le invita a trascorrere un fine settimana nella sua tenuta di Oviedo.  Tra dubbi e desiderio le ragazze accettano, ignare che quel week-end cambierà loro la vita… d’un tratto, infatti, entra in scena Maria Elena (Penelope Cruz), ex moglie di Juan Antonio nonché il personaggio – a mio avviso – più interessante del film. Tra Cristina, Maria Elena e Juan Antonio si instaura un singolare ménage à trois, che si svilupperà in un particolare (non)epilogo.

Un plot semplice,  senza intrighi o episodi avvincenti, perfino le scene più sensuali mancano di quei dettagli “piccanti” che esaltano i più nelle sale. La trasgressione, la sensualità che vi accennavo prima emergono tra le righe, sono implicite, sono un’ALLUSIONE. Chi preferisce scene chiare, risvolti pratici e dialoghi pragmatici ha decisamente sbagliato pellicola. Vicky Cristina Barcelona è avvolto in un panno che rende tutto languido e ovattato, surrealista perfino. Questo può spazientire molti, soprattutto coloro abituati alla scioltezza e alla vivacità delle classiche commedie amorose.

La pellicola, infatti, è per coloro che sono avvezzi all’amore in tutte le sue forme, per coloro che lo hanno provato nelle sue varie sfaccettature e hanno messo in gioco le proprie emozioni nella propria vita.

Avete avuto un solo partner? Avete sempre solo amato un determinato tipo di persona? Avete sempre e solo cercato avventure o, al contrario, il grande amore? Non vi siete mai interrogati sulla natura dell’amore? Ribadisco: forse è un film che non fa per voi!

 Non vi riconoscereste in Vicky che rinuncia alla trasgressione per l’accomodante stabilità di un rapporto; né in Cristina, facile da bollare come “sgualdrina” ma solo curiosa di conoscersi; né nella pazza Maria Elena con le sue strambe teorie sull’amore inappagato; né in Juan Antonio, un casanova che però sembra non goder mai fino in fondo delle sue conquiste, preso com’è dal legame morboso con la sua ex moglie.

Ma se la trama può  lasciarvi qualche dubbio, ogni briciolo di esitazione sul giudizio del film viene dissipato per quanto riguarda il ritratto che Woody Allen fa di Barcellona: incantevole, ammaliante, suadente e calda.  Un tour poco turistico anche se lascia intravedere i monumenti più noti della città, come le case di Gaudì  o la Sagrada Familia. Nel film di Allen i simboli passano in secondo piano mentre i veri protagonisti diventano gli  scorci naturali, bellissimi, e le riprese “periferiche” come quella dello storico Bar Marcela (in uno dei vicoletti malfamati della Rambla), l’unico a servire l’autentico assenzio in Europa e posto preferito da artisti come Salvador Dalì, che si recavano lì per “rilassarsi” (la foto più nota della Cruz fuori al locale, qui a sinistra).

È vero, forse il regista americano cade sovente nei clichè delle città che racconta, però, come sa raccontarli bene!

Quindi, se quest’estate andrete nella capitale catalana val la pena guardare questo film, ne vedrete un volto davvero inedito! Buona visione!

Cinzia Cicatelli: Scrivo, ovunque e comunque. Per diletto e per professione. Mi piacciono le leggende e la cioccolata. Le opere post-moderniste. Il rumore dei passi su un palcoscenico. Gli anni ’30-’40. Inventare storie. Le foto sfocate. I film con finale aperto. I viaggi in treno. L’odore delle città. L’insolito nelle persone. Il cielo.

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