Nome dell’artista?
Alessandro Graziano (dai, più conosciuto come Architetto), Suonatore Disinteressato molto incline al “cazzeggio” sonoro.
Come la musica è entrata nella tua vita e quando ne è diventata parte integrante?
Forse da piccolissimo con i dischi di mio zio, poi a tredici anni un corso pomeridiano di batteria e la scoperta di una passione che mi porto ancora dietro.
Prima e ultima esibizione: quali differenze?
L’ansia è la stessa, ma credo che il divertimento aumenti con l’esperienza.
Hai un live che è stato più significativo, più intenso degli altri?
Il primo, al mitico “Nothing Hill” di Frattamaggiore.
Ed una tua canzone a cui tieni di più, in cui hai messo di più “l’anima”? Perché?
Più che una canzone c’è un momento a cui non rinuncerei mai e a cui tengo particolarmente: quel momento in cui segui la nota estemporanea del tuo chitarrista, una linea di basso accennata, un ritmo che lega, e crei una struttura iniziando ad “improvvisare”, un po’ meno(molto meno!!!) dei jazzisti, ma chiudi gli occhi e ti lasci trasportare.
La tua visione della musica?
Semplicemente divertimento!
Musica e internet. Dai social allo sharing, qual è la tua opinione in merito?
Ricordo i pomeriggi passati con e-mule a scaricare l’ impossibile con la prima connessione ADSL; internet è stato uno straordinario strumento di condivisione, il ritorno della musica alla sua forma primigenia: non industria, ma pura espressione artistica.
I tuoi progetti futuri?
Continuare a divertirmi suonando e un giorno aprire uno studio di architettura tutto mio con annessa saletta prove!
Un artista\gruppo imprescindibile per te. Il cult cui non potresti fare a meno. E ovviamente perché.
I Pearl Jam. Perché?…perché il primo amore non si scorda mai.
E adesso entriamo nel cuore dell’intervista: facci una tua track-list con quelli che per te sono le canzoni cult di 8 diversi gruppi\cantanti, quelle che ti hanno segnato, le TUE imprescindibili della musica, e MOTIVA ogni singola scelta.
Tentativo (maledettamente difficile) di riassumere in 8 canzoni “manifesto” (poche! chiedo alla redazione di aumentare il numero) altrettanti mondi sonori.
1. MUDDY WATERS, “Rolling’ Stones” – Tutto è cominciato da qui, forse: il blues scarno e disperato che superò l’ oceano.
2. THE NOTWIST, “One with the freaks” – Prima dei Radiohead di Kid A, l’elettronica che incontra la forma canzone.
3. SLINT, “Breadcrumb Trail” – I primi del Postrock, forse i primi in questo genere.Sicuramente quest’album è un esperimento ben riuscito di decostruzione sonora
4. DREAM THEATER , “Surrounded” – …
5. SPIRIT CRUSCHER, “Death” – Quando la musica estrema non è solo “casino”, ma una profonda e ragionata struttura suonata egregiamente e con passione.
6. PEARL JAM, “Rearviewmirror” – Il rock che ritorna alla sua forma essenziale, scarna e ruvida, semplicemente il grunge.
7. FABER, “Creuza de ma” – Il folk, ovvero la ricerca di un suono che racchiuda ed esprima un’ identità. « Crêuza è stato il miracolo di un incontro simultaneo fra un linguaggio musicale e una lingua letteraria entrambi inventati. Ho usato la lingua del mare, un esperanto dove le parole hanno il ritmo della voga, del marinaio che tira le reti e spinge sui remi. Mi piacerebbe che Crêuza fosse il veicolo per far penetrare agli occhi dei genovesi (e non solo nei loro) suoni etnici che appartengono alla loro cultura. »
8. TEATRO DEGLI ORRORI, “Non vedo l’ora” – In rappresentanza di tutta la scena alternativa/indie italiana, vivissima ed interessante, un pezzo grintoso e sofferto che descrive la condizione di molti giovani italiani in questo momento storico…