Home AuthorAngelo Capasso ANIMAls: vignette ruggenti tutte da leggere

ANIMAls: vignette ruggenti tutte da leggere

by Angelo Capasso

Nel 2009, venni a conoscenza di Animals, una nuova rivista a fumetti che esordiva in edicola e incuriosito ne andai alla spasmodica ricerca, desistendo ostinatamente ai tentativi dei giornalai di propinarmi mensili di zoologia. In effetti il titolo poteva confondere, nonostante ci pensasse l’occhiello a inquadrarne subito il genere:

“Fumetti, storie, la vita e nient’altro”.

Che è come dire tutto, pensai.

In uno dei suoi primi editoriali, suggeriva la direttrice Laura Scarpa di non leggere il titolo in inglese, einimols, ma di pronunciarlo così come è scritto in modo da non perdere il richiamo alla dicotomica natura umana di animali con un’anima. Nome grintoso, grafica raffinata, contenuti freschi, taglienti, di qualità: per la nuova rivista pubblicata da Coniglio Editore il fumetto è un linguaggio potente e in evoluzione, ancora tutto da esplorare.

Accanto a rubriche di taglio sociale, interviste ad autori e approfondimenti su arte a 360° (si passava con naturalezza dall’illustrazione digitale alla street art) si avvicendano i racconti intimisti di Gipi e Bacilieri, l’acida ironia di Makkox, l’immaginario grottesco di David B, le avventure seriali di Toffolo, le vignette sui Superboi di Tuono Pettinato e ça pousse di Lorena Canottiere. Addirittura uno stesso autore, Bastien Vives, si confronta con più stili spostandosi da narrazioni silenziose dove la vicenda è trainata da evocative pennellate a logorroici micro-racconti dalla linea sottile. La rivista esplora combinazioni di immagini e parole nelle più variegate forme, ma anche nelle storie di più genuina evasione non perde mai il suo nesso con la realtà. Colta ma popolare, impegnata ma da tutti fruibile, delicata ma anche sporca: ANIMAls aveva le carte in regole per dare tanto al mondo del fumetto (e nel suo piccolo l’ha fatto), eppure la sua vita editoriale si spegne dopo appena due anni, concentrata in venticinque numeri e un prezioso speciale estivo (guarda caso intitolato Tesori). Quando la qualità soccombe alle leggi della quantità, inevitabilmente mi interrogo sul perché. Soprattutto se ripenso al contributo delle riviste, che è stato invece trainante nella storia della Nona Arte: dagli anni’60 ai ‘90 Linus, Il Male, Il Cannibale, Corto Maltese, Frigidaire, Mondo Naif e Il Grifo hanno invaso le edicole, più che riviste, vere e proprie espressioni delle loro epoche, segnando le generazioni, ispirando gusti e tendenze. Il primo decennio del duemila non ha nessun magazine a rappresentarlo, manca oggi una rivista che sia una fucina non solo di fumetti, ma di idee, che parli della nostra generazione in maniera critica, che sia specchio e al contempo avanguardia.

ANIMAls aveva  imboccato la strada giusta proponendo fumettisti nuovi e recenti, vicini alla sensibilità del lettore, e miscelando serie, strip, graphic novel, graphic journalism, manga, illustrazioni, addirittura gli sketch-book  di disegnatori: un contenitore per tutto quello che può essere e che può dire la letteratura disegnata, senza fini né solipsistici e autoreferenziali, né meramente commerciali, anzi uno spazio creativo e aperto al dialogo e al confronto. La rivista ha provato ad inserirsi in un panorama ristagnante, quasi in via di estinzione, rinnovandolo e rigenerandolo, eppure a conti fatti i numeri non hanno dato ragione all’esperimento, visto che le vendite inadeguate ne hanno decretato la chiusura.

Senza cercare la causa rinvangando la solita solfa di piagnistei sulla crisi dell’editoria, sulla gente che non legge più, sui difetti della distribuzione, si potrebbe invece guardare il problema soffermandosi sull’approccio che oggi i lettori hanno verso determinati prodotti. Per esempio io stesso, che dalla rivista fui subito rapito, quando scadde l’abbonamento non lo rinnovai per carenza di pecunie, né continuai a comprarla con la dovuta periodicità per troppa pigrizia, accumulando arretrati che poi recuperai ad una fiera. E se il problema risiedesse non nel contenuto, ma nel modo in cui è veicolato? Se la strada da perseguire fosse quella digitale, di più immediata reperibilità? Da feticista della carta stampata, mi sento quasi blasfemo nello scrivere queste parole; dallo schermo proprio i disegni, più delle parole, non riescono a trasmettermi quelle emozioni che invece mi evocano quando sono impressi su pagine di cellulosa. Eppure la gente su internet legge, e tanto, anche fumetti: ne sono prova lampante i recenti successi di ZeroCalcare e di  Giacomo Bevilacqua, divenuti famosi attraverso i loro blog sui quali periodicamente propongono storie raggiungibili a portata di un click. Nell’attesa di trovare quel giusto compromesso tra cartaceo e virtuale, ANIMAls continua a vivere come idea in un gruppo facebook, in cui addetti al settore e semplici appassionati discutono su come dar nuova linfa a questo progetto e in generale si scambiano opinioni su cos’è il fumetto oggi e cosa può diventare. Perché i fumetti possono essere cronaca, emozione, denuncia, sperimentazione, satira, evasione, riflessione. E sopra ogni altra cosa raccontano storie, la vita e nient’altro. Che è come dire tutto.

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3 comments

Mario Del Prete 14 Marzo 2013 - 8:36 pm

Grande Angelo! hai dato voce ad un problema a cui non tutti fanno caso.Purtroppo sembra che il “progresso” si mostri molto spesso spietato e lasci sempre meno alternative alla digitalizzazione..

Angelo Capasso 15 Marzo 2013 - 11:57 am

Io penso che la carta non sarà mai accantonata, ci credo fermamente. Eppure anche io, oggi, sto qua a leggere e scrivere su pagine di pixel

Edo 17 Marzo 2013 - 11:27 am

Il problema che poni è determinante e mi pare che qualsiasi editore, autore e pubblicazione debba incassare il confronto/scontro tra carta stampata e internet, risentendo più o meno dei danni procurati dalla competizione tra i due mezzi. Gli esempi sono innumerevoli e naturalmente la risposta più ricercata è quella della pacificazione, quella della sintesi: la stragrande maggioranza dei giornali storicamente cartacei hanno una versione online, e si discute di quanto gli e-book debbano e possano rimpiazzare i libri. Per i tradizionalisti come me – il che non vuol dire sia refrattario al web e alle nuove tecnologie, ma considero deleteria la possibilità di mescolare cacca e cioccolata, diciamo così – la comparazione può esserci con moderate contaminazioni reciproche, ma il libro classico, il giornale classico sono intoccabili e insostituibili, per cui un’ipotetica trasformazione in chiave assoluta di una delle due forme ai danni dell’altra equivale a una bestemmia. Eppure c’è chi la auspica.
Quello che per certi aspetti è un vantaggio e per altri è uno svantaggio, è l’appiattimento esplosivo, iperdemocratico e superaccessibile che la rete, in un’inedita circolazione e fruibilità di informazioni e comunicazioni per la storia umana, propone indiscriminatamente a tutto il mondo – quantomeno occidentale. Sembra una scelta ma non lo è: o si aderisce e ci si adegua al web oppure si è fuori dal mercato e dalla realtà, che ormai si distingue sempre meno dal virtuale. Quali speranze per le iniziative culturali e artistiche più marginali al mare magnum? Forse nessuna, forse qualche soluzione ancora inesplorata, forse qualcuna solo accennata e passata in sordina. Sarò un ottimista ma protendo per queste due ultime opzioni, non smetto di sognare, anche qui, un che di rivoluzionario.
Non l’avevo detto?! Adoro il fumetto in ogni sua forma, per questo la prendo tanto a cuore 😛 !

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