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miti e riti campani

Barbla e Peter Fraefel in mostra al PAN di Napoli: miti, riti, paure, sogni, ricordi campani

di Claudia Esposito

Miti e riti campani: di questo dichiarano di occuparsi i due artisti svizzeri, Barbla e Peter Fraefel, che hanno l’ambizione di “raccontare” un mondo a loro estraneo, che hanno imparato ad amare. Ma la mostra al PAN di Napoli è molto, molto di più. Barbla e Peter non sono stranieri che osservano la Campania e semplicemente ne documentano le “stranezze”, le feste più assurde, i miti improbabili. I due coniugi sono riusciti ad entrare davvero dentro lo spirito dei campani, si sono immersi e fusi totalmente con una cultura che non sembra distante e che simbolicamente in opere come ‘Volo’, di Barbla Fraefel, finisce per fondersi con le montagne svizzere, con il loro “nord”, che diventa un tutt’uno con il sud osservato con stupore e ironia.

miti e riti campaniTanti sono gli aspetti popolari che Barbla e Peter hanno deciso di esplorare: in primis il potere dell’acqua, un elemento magico, pregno di significato sin dalla vita nel grembo materno e che, di conseguenza, ha un ruolo determinante nei miti e riti popolari. Ed è protagonista più che mai nel paese in provincia di Salerno, Campagna, in cui i due artisti hanno casa e passano gran parte dell’anno. Campagna è a cavallo tra due torrenti, Tenza e Atri, che hanno garantito la ricchezza e la vita stessa al luogo e che per questo motivo sono diventati fonte di acque sacre, da rispettare. E ancora oggi a Campagna gli abitanti deviano le acque del fiume Tenza verso le strade del centro storico, dando luogo alla “Chiena”, una sorta di purificazione del luogo e delle persone, attraverso il passaggio del fiume che inonda il paesino. L’evento è famosissimo anche tra i giovani, che in estate ne approfittano per la secchiata, durante la quale giocano a combattere con vere e proprie bombe d’acqua, una lotta a suon di musica a cui partecipa tutto il paese in festa. Alla magia dell’acqua sono dedicate le prime opere esposte al PAN, con la ruota di un immaginario mulino che raccoglie l’acqua o le ruote su tela che raccontano la cultura dell’irregolare, del diverso, dello “strambo” che è presente in ogni luogo e in ogni cultura. Con ironia lucida Peter Fraefel coglie la sottile linea di separazione tra ciò che è considerato “accettabile” socialmente e ciò che invece non lo è, tratteggiando ritratti di Madonne improbabili e “pazze del villaggio”.

miti e riti camoaniAl culto della Madonna è dedicata invece la seconda sala: simbolo di una religiosità squisitamente meridionale, la Madonna che è mamma, che è buona, che perdona, che intercede presso il Dio da temere: la figura più “democratica” e popolare della religione ha la meglio nel Sud. E allora moltissime le Madonne, moltissime le feste e i simboli ad esse collegati. Alla Madonna delle Galline Barbla Fraefel dedica l’insieme di tavole omonime, 25 quadri che raccontano gli aspetti più assurdi e inverosimili della festa di Pagani: i volatili infiocchettati come pacchi regalo, i palloncini dei bambini, il pane a forma di gallina, le danze dei giovani, il pavone legato alle caviglie della Madonna, i bigliettini di preghiera, i fuochi d’artificio.

Miti-e-riti-campani_03miti e riti campaniNel simbolico ‘Prega per noi‘, collage di Barbla Fraefel, sembra esserci tutto ciò che ci affligge e che ci rende ciò che siamo: la base di teschi, che rimanda a Napoli sotterranea, ai morti, al culto delle anime pezzentelle, alla paura più profonda e a miti radicati fortemente in noi campani. Teschi che sono di uomo primitivo, sottintendendo ancora una volta un elemento atavico e irrazionale. E sopra la Napoli sotterranea la città affollata, vivace, movimentata. La spazzatura che si accumula in una specie di montagna che poi diventa il Vesuvio, che erutta e lancia fiamme e lava verso il cielo. E in cielo lei, la Madonna, con l’invocazione simbolica “Prega per noi”. Un collage che da solo sembra descrivere tutto ciò di cui abbiamo paura, tutto ciò che siamo, tutto ciò che pensiamo.

miti e riti campaniLa storia della Campania continua con la ‘Tombola Napoletana’, lavoro mastodontico che ha portato i due artisti a dipingere tutti i 90 numeri della Smorfia. Qui al Pan sono esposte solo poche tele, ma significative: il morto, la musica, i denari, la bocca. La Tombola è il racconto di una grande storia umana, del bisogno di salvezza di ogni uomo e della necessaria immersione nel mistero e nell’irrazionale.

Grande spazio è riservato agli ‘Ex Voto‘, che hanno profondamente colpito i Fraefel per la loro vicinanza all’opera d’arte: entrambi sono oggetti che veicolano un concetto. Gli “ex voto” rappresentano con un’immagine o una forma la grazia ricevuta, l’opera d’arte rappresenta le idee. E si arriva all’esplosione dell’inconscio con l’Albero ex voto, in cui gli oggetti ruotano e creano ombre sul muro che si incontrano, si incrociano, si allungano, spariscono.

miti e riti campaniMolte le raffigurazioni dei Santi, come in ‘S. Domenico‘, di Peter Fraefel, in cui l’artista svizzero ha rappresentato la leggenda secondo la quale la madre di San Domenico, mentre aspettava il figlio, sognava che avrebbe concepito un predicatore che come un cane fedele avrebbe risvegliato le anime dal torpore del peccato e con la fiaccola ardente avrebbe diffuso il fuoco della conoscenza e della carità di Dio. Ed ecco che lo sguardo feroce e ironico di Peter rappresenta un cane con la fiaccola nel ventre di una donna che simbolicamente fa il gesto delle corna.

miti e riti campaniIl gioco della religione è riproposto nel carretto giocattolo ‘Gesù curiosa‘, di Peter Fraefel, in cui la statua di Gesù bambino si abbassa verso il ventre di Maria. Con una leva il bambino solleva la gonna della madre, per scoprire sotto di essa un cielo stellato.

miti e riti campaniTanto lucida, divertita e paradossale è la lettura di Peter Fraefel, quanto è esplosiva, vivace, quasi ingenua quella di Barbla, che raggiunge il culmine della sua “voracità visiva” in ‘Napoli mitico‘ e ‘Vedere Napoli‘, in un susseguirsi di tele che mostrano tutto l’entusiasmo e lo stupore quasi infantile dell’artista di fronte ad una città tanto variopinta e “assurda”, che diventa vero e proprio oggetto di amore viscerale in ‘Ti amo Napoli‘.

miti e riti campaniAlla fine del percorso il culto della morte la fa da padrone: la spettacolare installazione del labirinto del ‘Purgatorio‘ sconvolge il visitatore, che è costretto ad addentrarsi in cubicoli neri, costellati da manifesti pieni di notizie orribili. Peter e Barbla hanno raccolto per più di un anno le notizie da prima pagina nella loro edicola di fiducia: il risultato è un corridoio senza fine di squallore, tristezza, ingiustizia, caos, rara bellezza, violenza, degrado. Un vero e proprio “purgatorio” in terra a cui sembra preferibile quello dell’aldilà. Arrivati al centro ci si blocca davanti a delle statuette spaventose che riproducono le “anime del purgatorio”, tanto presenti nella cultura popolare napoletana e campana. Ma, dopo aver attraversato i corridoi bui della vita quotidiana, sembrano quasi una liberazione, una sorta di “uscita di sicurezza” dalle paure più profonde.

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Il viaggio attraverso l’arte di Barbla e Peter Fraefel, in definitiva, risulta essere un viaggio nell’inconscio, nei nostri ricordi più lontani, a volte rimossi.

La mostra al PAN ha l’odore di nonne che raccontano storie rassicuranti e spaventose insieme, di pasta fatta in casa, della fetta di pane con olio e sale, di spedizioni ai pollai per le uova fresche, di processioni religiose e di preghiere misteriose che quasi spaventano, delle tombole in famiglia, delle corse in bicicletta e del catechismo.

È ricordare ciò che siamo e riscoprire ciò che nemmeno pensavamo più di essere. Una specie di incantesimo che ci fa essere bambini e vecchi al tempo stesso, trascinati nel mondo del sogno e dell’irrazionale di due artisti che – a dirla tutta – sembrano molto più campani di noi.

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