Home AuthorAngelo Capasso Chimera, la favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana

Chimera, la favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana

di Angelo Capasso

A Napoli, città in cui il ribaltamento è all’ordine del giorno e mettere ‘a carn’a sott’ e e’ maccarun’a copp è l’unico sottosopra cui rigorosamente non si trasgredisce, la favola di Amore e Psiche si svolge, non su una rupe, ma tra le pareti di tufo di una galleria sotterranea. E’ infatti nei meandri del Tunnel Borbonico che, accompagnata dall’arpa di Gianluca Rovinello e dal violino di Anna Rita Di Pace, una compagnia di giovani promettenti attori, diretti da Livia Bertè, inscena un adattamento del mito narrato da Apuleio ne “Le Metamorfosi”. Il titolo della pièce, accostando al nome dei due protagonisti quello del mostro leggendario, sconfitto in tutt’altro mito da Bellerofonte, potrebbe confondere lo spettatore finché non scopre che con “Chimera” si fa invece riferimento alla poesia di Dino Campana, da cui son liberamente tratti i versi che impreziosiscono i dialoghi.

Chimera” apre infatti i “Notturni”, serie di componimenti contenuta in quei “Canti Orfici” tanto apprezzati dall’attore Carmelo Bene, cui lo spettacolo è un dichiarato omaggio. Alla notte Campana era dedito considerandola il momento più congeniale alla creazione poetica, così come lo sono il giovane dio e la mortale Psiche che in quel momento della giornata vivono la passione del loro amore proibito, fino a quando l’eroina, cedendo alla curiosità, non trasgredisce la promessa fatta all’amante e deve entrare nelle grazie della gelosa Venere per riconquistarlo. Apuleio aveva scelto questo mito per offrire al lettore la chiave di lettura allegorica dell’intero romanzo: l’anima (Psiche) può raggiungere l’immortalità solo conquistando l’amore attraverso una serie di prove che la purificheranno. Eppure il sentiero che porta oggi Psiche a salvarsi è tutt’altro che puro, ma intriso di contaminazione, parola che sintetizza pfavola di amore e psicheerfettamente quanto avviene in quest’esperimento teatrale. Contaminato era “L’asino d’oro”, il cui stile narrativo fondeva generi diversi (dall’epica alla satira menippea). Contaminata era la poetica del Campana, amalgama di sfumature, sonorità e bagliori. Contaminata è anche la location del tunnel il cui scavo, voluto da Fernando II per collegare il Palazzo Reale con piazza Vittoria, si scontrò con un acquedotto risalente al ‘600: concepito come percorso militare e via di fuga per i monarchi, nel susseguirsi degli eventi storici il tunnel è stato prima un ricovero durante la seconda guerra mondiale, poi Deposito Giudiziale Comunale negli anni settanta, ed oggi sito archeologico capace di offrire al visitatore stratificazioni di vicende storiche – ma anche letterarie ed architettoniche – fuse in un percorso di suggestiva malia.

Gallerie regali che finiscono per accogliere sfollati.

Dei che si innamorano di mortali.

Poesia del Novecento innestata in trame latine.

Attori che escono dai canonici confini del teatro per proporsi al pubblico nell’entroterra.

In questa favola di Amore e Psiche, teatro e archeologia, mito e architettura, musica e speleologia si miscelano in uno spettacolo di bellezza e grazia, una vera e propria esperienza estetica.

Psiche e Afrodite incarnano quella bellezza il cui odore pervade ogni epoca: le sculture greche, i dipinti rinascimentali, le immagini fotografiche del secolo scorso. Contro il moderno letteralismo imperante che prova a fare della bellezza un ideale concreto finendo per spogliarla della sua poesia e per renderla una riproduzione inautentica, calata nel tempo meccanicamente, si scaglia una rappresentazione come questa che concepisce la bellezza come armonia di discipline e di epoche, sintonia tra antico e moderno, contaminazione di gusti e di sensi, in poche parole, il piacere dell’eterogeneità.

Guarda caso il mito si conclude con la nascita di Voluttà, figlia di Amore e Psiche, che incarna il piacere in senso stretto, proprio come quello che agguanta lo spettatore durante la pièce. Tenete d’occhio il programma degli eventi al Tunnel Borbonico e, alla prossima replica, lasciate che la bellezza di questa storia senza tempo vi avvolga; o –  meglio – che vi contamini.

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