Home AuthorAngelo Capasso Collettivo LunAzione – Riscoprire la funzione sociale del teatro

Collettivo LunAzione – Riscoprire la funzione sociale del teatro

by Angelo Capasso

Il teatro è un’esigenza sociale che ha accompagnato la civiltà fin dai suoi albori, così come il lavoro è diritto dei membri di ogni società civile. In un’epoca in cui bisogni e diritti vengono spesso bistrattati o ridimensionati, dove il teatro viene relegato nello spazio di un orpello e le prestazioni di lavoro sottopagate, se non addirittura non retribuite, occorre unirsi per provare a cambiare le cose. Alla mutazione e alla trasformazione che la luna con le sue fasi offre all’occhio umano in uno spettacolo naturale, si sono ispirati per il loro nome i membri del Collettivo LunAzione, una nuova compagnia di giovani attori, autori e registi che sta muovendo i primi passi nel mondo del teatro napoletano con la seria intenzione di fare del teatro un lavoro dignitoso e responsabile. A soli due mesi dal loro esordio, hanno già una pièce alle spalle ed è in cantiere un nuovo spettacolo. Ce ne parla uno dei due registi, Eduardo Di Pietro, che per l’occasione farà da portavoce di questo ambizioso progetto.

Come è nato il vostro collettivo? Cosa vi ha spinti ad unirvi?

collettivo lunazione– Abbiamo fondato il collettivo LunAzione dopo varie esperienze associative e artistiche individuali: il nostro percorso teatrale è affine per origini e ideali, poiché siamo tutti attori provenienti da quella straordinaria fucina napoletana che è il teatro Elicantropo. Poi in questa associazione si sono riuniti tre nuclei, tre gruppi che hanno lavorato separatamente per differenti periodi: la nostra stiva raccoglie quindi tre bagagli da cui possiamo attingere ora per un’unica necessità, che è quella del collettivo.          

Perché un’associazione che si occupa di teatro inteso principalmente come “forma di espressione ad alta funzione sociale”?

– Il nostro intento è quello di riscoprire e valorizzare il connubio fra il teatro e la sua funzione sociale: siamo convinti che la cultura e il teatro siano mezzi potenti in quanto atti di denuncia e mezzi d’informazione. Il teatro è collettività ed ha sempre un’implicazione politica. Assume una funzione civile di primaria importanza in quanto invita a riflettere su qualunque argomento attraverso l’emozione, scardina i cliché, pone domande, sviluppa il pensiero critico, comunica intimamente ben oltre la sfera del razionale: è lo specchio della società in cui viviamo. Ovviamente questa funzione sociale è insita nel teatro stesso ed è il fattore fondamentale che caratterizza quest’arte: diviene necessario farne un elemento programmatico nel contesto culturale odierno del nostro paese, dove il teatro diviene sempre più un orpello di cui rilanciare periodicamente la moda, gestito da pochi a livello ufficiale e agonizzante a tutti i livelli.

Proprio in riferimento a questa necessità di interagire con la società, ho come l’impressione – e correggetemi se sbaglio – che siete interessati ad un dialogo intenso e diretto con il pubblico, piuttosto che con le roccaforti istituzionali del teatro.

– L’istituzione tende sempre all’immobilismo. Il teatro istituzionale in Italia è una lobby ancor più immobile e poco creativa. Nelle condizioni attuali la maggior parte dei giovani professionisti del teatro non riescono a lavorare in modo accettabile e dignitoso, l’offerta culturale è piatta, pochi e isolati i sussulti. Non c’è posto per i giovani che vogliono intraprendere un percorso in questo settore, come nella maggior parte dei settori in Italia. È mortificante per noi vedere che la maggior parte di coloro che riescono a fare teatro sono persone facoltose in origine, che possono dedicarsi alla scena come a un capriccio. Oppure la triste realtà ormai data per assodata: poiché con il teatro non si mangia, bisogna dedicarvisi mentre si cerca un lavoro “serio”, e si torna al teatro come passatempo. Ma il teatro è ben altro, è una scommessa con la morte e quindi richiede la vita. Noi vogliamo ribadire che il teatro è e deve essere considerato un lavoro a tempo pieno e ci impegneremo affinché questo concetto divenga effettivo per noi stessi in primo luogo. Mantenendo certamente la nostra autonomia. Sa molto di utopia?

La storia che si legge sul vostro sito sembra quasi  “manifesto programmatico” o comunque una dichiarazione di intenti. Quello che mi incuriosisce sono “quei metodi alternativi di comunicazione per una  rigenerazione dell’interesse e della coscienza del pubblico”: qualche accenno per i profani della materia?

– È un manifesto d’intenti! Vogliamo cercare di rinnovare e ringiovanire il teatro aprendolo verso nuovi canali comunicativi e ad un pubblico sempre più ampio che vada al di là degli addetti ai lavori. Oggi, ciò che è palesemente sotto gli occhi di tutti, è che a teatro ci sono sempre le stesse persone e per di più attori, registi e giornalisti. Noi crediamo fortemente che il teatro possa essere un mezzo per trasmettere emozioni, storie, informazioni con la sua semplicità. Ci siamo posti una domanda fondamentale: come coinvolgere il pubblico e soprattutto coloro che non sono abituati ad andare a teatro? Abbiamo pensato che nell’era del web 2.0 anche il modo di pubblicizzare il teatro dovesse cambiare: condividere la fase preparatoria di una messinscena, oltre al lavoro concluso, può socchiudere agli spettatori nuove possibilità di sostegno alle compagnie e di rapporto con l’evento teatrale.          

Il 25 novembre, per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, avete partecipato a  una manifestazione dedicata alla sensibilizzazione e alla riflessione su scottanti questioni come il femminicidio a Palazzo Venezia. A due mesi dall’ esordio, ve la sentite di dire come è andata e cosa vi ha portato?

colletivo lunazione– Per noi è stato un’esperienza molto forte ma anche formativa, che ci ha permesso di crescere e far conoscere la nostra associazione. Il nostro obiettivo era la realizzazione di un progetto ampio che prevedesse l’uso di vari canali comunicativi come la fotografia, la musica, il cinema e il teatro. Infatti, per l’occasione è stato organizzato anche un concorso fotografico sul tema della donna, con un’ampia partecipazione di artisti e operatori del settore, a cui è seguito l’allestimento di una mostra fotografica a Palazzo Venezia di Napoli. Abbiamo avuto un grande riscontro sia di pubblico che di stampa. Molte sono state le associazioni con cui abbiamo stretto amicizia e ne siamo stati entusiasti. Inoltre, il collettivo ha realizzato “Canti di donne”, uno spettacolo sul tema  del femminicidio per le scuole medie inferiori e superiori, in distribuzione presso gli istituti scolastici campani, che sta riscuotendo grandi soddisfazioni.

Il prossimo step del vostro collettivo è il nuovo spettacolo “Troilo e Cressida”, una delle tragedie tra le meno convenzionali e conosciute di Shakespeare:  perché avete scelto quest’opera e cosa volete raccontarci?

– E’ una riscrittura della tragedia di Shakespeare: “Troilo e Cressida. Storia tragicomica di eroi e di buffoni”. Il testo è stato curato da Alessandro Paschitto, mantiene stile e atmosfere originali con la rivisitazione di alcuni sviluppi e la riorganizzazione del corpus dei personaggi. Il destro per questo lavoro ci è stato fornito da Gianmarco Cesario che in maggio terrà “Libera-Mente_Tratto”, una rassegna dedicata a Shakespeare. Abbiamo scelto quest’opera tra le tante del Bardo perché, a nostro parere, è di un interesse straordinario: raccoglie un insieme di spunti potenziali e di temi che possono articolarsi in maniere infinite. È un testo dalle peculiarità spiazzanti, una tragedia che non segue i canoni tipici, una storia d’amore che non solo si rivela di un cinismo che atterrisce chi può essere abituato a Romeo e Giulietta, ma che si rivela, come la guerra, un pretesto per costruire un’analisi comportamentale e relazionale degli esseri umani in equilibrio precario sul vuoto. “Troilo e Cressida” è come un enorme trampolino da cui saltare, ma il salto è tale da fare terrore… Noi intanto stiamo prendendo la rincorsa.               

Per produrre il vostro spettacolo, avete optato per il sistema delle produzioni dal basso, ovvero un  metodo di raccolta fondi e finanziamenti attraverso una sottoscrizione popolare. E’ una scelta sicuramente coerente con la vostra linea di pensiero, ma anche una coraggiosa scommessa: sia da parte vostra perché non sapete se riuscirete a smuovere le coscienze del pubblico per “investire” su voi, sia da parte dei vostri potenziali investitori che non vi conoscono ancora.

– È una scommessa necessaria, torniamo allo stato attuale del teatro italiano. O fai da te e il progetto dev’essere adeguato alle tue possibilità, – necessariamente limitate, – o non fai niente. Non ci sono alternative che trascendano questi limiti così angusti. Poiché cercare nuovi metodi di confronto e di comunicazione con il pubblico, ben al di là del solo evento teatrale, è uno dei punti fermi del nostro statuto, tenteremo con tutta la passione quelle coscienze. E, se è vero che molti non conosceranno l’associazione, è anche vero che stiamo cercando di presentarci esponendoci direttamente, prova ne sia il video visionabile su produzioni dal basso, la cui comicità era prevista in misura assai ridotta. Ma insomma, è ciò che amiamo fare e il dialogo che cerchiamo di instaurare con il pubblico – in questo caso co-produttore – riguarderà anche il risultato di questo nostro lavoro. Che gli spettatori siano soddisfatti o no del progetto su cui hanno investito non è un fattore secondario. Nel frattempo proponiamo il confronto attraverso le testimonianze costanti del percorso di prove che ci porterà al debutto, basandoci proprio sui canali di comunicazione multimediale – i social network (ci trovate su facebook e twitter o sul nostro sito) – e garantiamo la massima trasparenza sulle spese che costituiscono la produzione, che è già stata pianificata.        

Idee chiare e nuove, voglia di cambiare lo status quo, tanta gavetta e preparazione: la redazione di CULT! se l’è sentita di scommettere su questo gruppo di giovani professionisti del teatro, che vi aspetta con “Troilo e Cressida. Storia tragicomica di eroi e di buffoni”. Riscritto da Alessandro Paschitto, per la regia di Mario Autore ed Eduardo Di Pietro e con l’organizzazione curata da Giulia Esposito, inscenato da Mario Autore, Annalisa Direttore, Martina Di Leva, Michele Iazzetta, Cecilia Lupoli e Alessandro Paschitto, lo spettacolo sarà presentato in anteprima nazionale il 6 e il 7 marzo al Lanificio 25 di Napoli, con un debutto rivolto esclusivamente a coloro che dal basso avranno co-prodotto lo spettacolo tramite il seguente link.

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