Do I stay o run away? A questo punto meglio il COUCHSURFING!

Maledetto Joyce e le sue epiphany! Non preoccupatevi, questo non è un barboso articolo sullo scrittore irlandese. È peggio. Parte da una riflessione sul mercato del lavoro (Quale, vi starete chiedendo.. me lo domando pure io!) e sul fatto che ogni due e tre – praticamente ogni volta che parlo con qualcuno o vedo il telegiornale – mi vien voglia di fare le valigie e rintanarmi su un’isola deserta a fare braccialetti per i turisti. Ma il bello è: per ritirarmi a vita da vucumprà, chi me li da i soldi per il biglietto per le Maldive? Bisogna essere ricchi anche per diventare clochard!

Ma la parte peggiore è quella che mi sento COSTRETTA ad espatriare (una cosa è scegliere di andar via, tutt’altra dover per forza servire ai tavoli di un ristorante londinese “pur di fare qualcosa”). Anzi la parte ancora peggiore è che sento ormai tutti i miei coetanei dire “fuori è meglio!”. Però a me dispiace dover barattare la parmigiana di melanzane di mammà con un menù per cui finisco di ordinare “chicken” perché mi sembra la pietanza più affidabile; mi dispiace dover barattare una serata con gli amici di sempre con la puntualità dei treni che mi porteranno in orario in una casa senza di loro; mi dispiace dover barattare la mia pizzeria preferita (di cui conosco per nome i camerieri e tutti i piatti) per i posti very cool (ma secondo chi???) del mondo moderno. SONO SENTIMENTALE e ABITUDINARIA e fiera di esserlo! Tutto questo, però, non fa che sottolineare ed intensificare la mia voglia di viaggiare… amo il diverso e l’imprevisto, quando dura poco 😉

Per chi come me ha bisogno di un break dalla vita di tutti i giorni – e non davvero di ritirasi sulla sovracitata isola crusoniana – ecco che arriva in soccorso il CouchSurfing (dall’inglese couch= divano e surfing= navigare) il modo di viaggiare più in voga tra i giovani… e certo! Fa risparmiare un mucchio di soldi ed è un modo davvero divertente per scoprire posti nuovi e… persone nuove! Bisogna, però, avere spirito di adattamento e inclinazione all’avventura, rinunciare spesso privacy e comodità, ma godersi nuove amicizie e calarsi autenticamente negli usi e costumi del posto. “Il Couchsurfing è, infatti, il nuovo modo di viaggiare low cost, che permette di risparmiare sull’alloggio grazie all’ospitalità di chi mette a disposizione il proprio divanoa costo zero. Per diventare un coachsurfer basta iscriversi al sito www.couchsurfing.org, un portale web nato dalla mente intuitiva di Casey Fenton, giovane programmatore americano, che a oggi conta più di 6 milioni di utenti, provenienti da 100.000 città che comunicano tra loro attraverso oltre 366 lingue, tra cui l’inglese (70%), francese (17,2%) e spagnolo (16%)”

Semplice. Intuitivo. Economico. Ci si iscrive e si cerca “il divano” ideale, magari perfezionando la ricerca in base a parametri come età, località, genere, e anche “ultimo accesso al sito”, una volta trovato il couch che fa per te puoi prenotarlo anche grazie ad una rete di networking e recensioni molto affidabili che promuovono o bocciano l’alloggio, specificando i pro e i contro della sistemazione. Voglio ricordare che tutto questo è asolutamente gratuito: gratuita l’iscrizione sia come ospitante che come ospitato, gratuita la permanenza sul divano prenotato – salvo fare dei “doni” spontanei anche handmade per ringraziare dell’ospitalità.

Alla fine dell’ottobre 2011 CouchSurfing.org registrava già oltre 3 milioni di membri total, ponendo il sito come al vertice nella sua categoria al mondo; non a caso poco dopo il portale, dapprima un progetto no-profit, è diventato una Società con fini di lucro, che si sostiene grazie a campagne pubblicitarie e uno staff giovane e preparato. Ben venga questo passaggio, purché i soldi aiutino ad implementare il servizio, che è davvero efficiente e molto popolare.

Siete pronti a partire? Per capirne di più non dimenticate di guardare il video di gioventu.org in copertina!

Cinzia Cicatelli: Scrivo, ovunque e comunque. Per diletto e per professione. Mi piacciono le leggende e la cioccolata. Le opere post-moderniste. Il rumore dei passi su un palcoscenico. Gli anni ’30-’40. Inventare storie. Le foto sfocate. I film con finale aperto. I viaggi in treno. L’odore delle città. L’insolito nelle persone. Il cielo.

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