Home AuthorAngelo Capasso Fedra – La tragedia di Seneca rivive al Pompeii Theatrum Mundi
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Fedra – La tragedia di Seneca rivive al Pompeii Theatrum Mundi

by Angelo Capasso

La prima edizione del Pompeii Theatrum Mundi si chiude con Fedra, opera di Seneca reinterpretata dalla traduzione di Maurizio Bettini  e dalla regia di  Carlo Cerciello.

Nel suggestivo anfiteatro del parco archeologico più famoso del mondo rivive di fronte a un uditorio straripante e assorto il dramma del filosofo-drammaturgo di Cordova, il quale per la sua opera si ispirò al soggetto mitologico greco, precedentemente cantato in versi sia da Euripide che da Sofocle.

Il nucleo narrativo della Fedra prodotta dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico è molto fedele alla trama della fabula cothurnata di Seneca.

Protagonista è l’eponimo personaggio del titolo (Imma Villa), la Fedra figlia del re di Creta Minosse e moglie de re di Atene Teseo (Fausto Russo Alesi), nonché matrigna di Ippolito (nato dall’unione tra l’eroe, noto per aver sconfitto il Minotauro, e Antiope, regina della Amazzoni). Non basta, però, questo vincolo di parentela a placare i sentimenti incestuosi che la donna nutre segretamente per il figliastro.

Fedra Alexandre Cabanel Phèdre Fedra

Fedra di Alexandre Cabanel Phèdre Fedra

Mentre il padre vive una delle innumerevoli avventure che l’hanno reso uno degli eroi più cantati dagli aedi del passato, il giovane – più fedele alla natura materna, che a quella paterna – rifugge qualsiasi convenzione sociale, qualsiasi coercizione dettata dalla civiltà, preferendo una vita all’insegna della caccia nelle selve incontaminate.  Fedra, moglie più volta tradita e abbandonata, prigioniera di uno status sociale che non desidera più, è divorata da una passione, di cui si sente colpevole e che, ciononostante, asseconda.

A nulla servono le  spasmodiche e supplicanti prediche della nutrice (Bruna Rossi) nel tentativo di farla “rinsavire”: alla fine la donna cede al suo desiderio dichiarandosi al figlio, che però la rifiuterà. Quando Teseo ritorna dal suo viaggio negli Inferi, la nutrice prova a salvare l’onore della sua protetta accusando Ippolito di aver stuprato la matrigna e, in preda all’ira, il re punisce il figlio facendolo smembrare da una bestia marina inviata dal dio Poseidone. Di fronte all’orrore di questa mai così ingiusta vendetta, Fedra confessa al marito la verità di cui è rea e si suicida con la stessa spada che era stata usata per incriminare il figliastro innocente.

Nelle parole del regista che commenta Fedra:

Tra le molteplici antitesi su cui Seneca costruisce questa tragedia, una in particolare ispira l’intera messinscena, quella tra l’ingombrante sovrastruttura sociale ed etica in cui Fedra è costretta a vivere  e il suo ancestrale e ribelle desiderio di anarchia, che la accomuna ad Ippolito. La nostra tragedia, dunque, rivela tutto il suo potenziale politico.

Oggi più che mai emergono da questo canovaccio tematiche attuali come l’incomunicabilità tra genitori, la crisi della famiglia, il qualunquismo di cui sono impregnate le parole della tutrice. Emergono soprattutto grazie alla buona performance  di tutto il cast, con Fausto Russo Alesi in una doppia veste, che convince di più nei panni regali di Teseo che nei cenci di Ippolito. Ma sono la scenografia di Roberto Crea, i costumi di Alessandro Ciammarughi, le coreografie di Dario La Ferla il piatto forte di una pièce che trae la sua energia dalla potenza scenica, rafforzata dal coro e dalle corifee.

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Con Fedra cala per quest’anno il sipario sulla prima rassegna di drammaturgia antica che, sotto l’egida del Teatro Stabile di Napoli dal 22 giugno al 23 luglio ha riportato alcuni testi classici (come Prometeo di Eschilo e Le Baccanti di Euripide) nel Teatro Grande della città-sepolcro che la storica eruzione del Vesuvio nel 79 A.C rese al contempo estinta e immortale.

Sullo sfondo di un vulcano che nelle ultime settimane è tornato alla ribalta delle cronache più per i martiri degli incendi dolosi che per la ricchezza culturale che può offrire, la speranza è che l’anno prossimo l’unica cosa che continui ad ardere sia il cuore dello spettatore mentre assiste alla riproposizione di questi testi, sopravvissuti al tempo e all’oblio, di cui sicuramente Fedra,  tragedia degli opposti inconciliabili, è stata una piacevole riscoperta.

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