Home Arte Frida Kahlo: l’audacia della delicatezza

Frida Kahlo: l’audacia della delicatezza

di Francesca Pili

La nostra retrospettiva su Frida Kahlo, partendo dalle opere e dallo sfondo internazionale in cui si muoveva e dal quale ella traeva suggestioni.

Forte fu l’influenza del movimento stridentista, nato a Città del Messico, su ispirazione futurista, dal carattere antiaccademico e pulsante di nuovi ritmi rappresentativi. Per via della potenza iconografica della Kahlo, sono esposte le fotografie di Nicolas Murray (uno dei suoi amanti) e Leo Matiz.

frida-roma-05Conoscere la vita di questa donna affascinante è un atto imprescindibile per entrare in comunione con la sua arte, intrisa da sofferenze psicofisiche, ma che ne rivelano la forza nella pittura decisa dai colori densi, propri del muralismo messicano. L’iniziazione alla pittura le fu determinata da un incontro funesto col destino: all’età di 17 anni cadde vittima di un grave incidente stradale, il quale finì per comprometterle i problemi di salute che le gravavano dall’età di 6 anni, a causa di una deformazione della spina dorsale. Inchiodata a letto per mesi, dovette rinunciare all’iscrizione a medicina, così i genitori, per renderle meno pesante il calvario, costruirono sul suo letto a baldacchino una struttura con specchio e tela affinchè potesse dipingere, dipingersi. Da questo momento, non potendo ritrarre il mondo esterno, rappresentò il suo mondo interiore attraverso la forza ieratica del suo volto. Tanto che, quando Breton la definì surrealista, decisa gli rispose:

Ma io rappresento la mia realtà, non i miei sogni!(Frida Kalho, Stefania Bonura, p. 76)

Gli autoritratti rivestono la struttura portante della sua poetica: “Autoritratto con Abito di Velluto” (1926), dedicato al suo amore adolescenziale Alejandro Gómez Arias, carico di sensualità e mistero, per concludere con “Autoritratto con Colomba e Lemniscata” (1954) eseguito a matita, il cui tratto approssimativo e la mancanza di colore fa trasparire il definitivo aggravamento della sua salute che l’avrebbe portata alla morte quello stesso anno.

frida-roma-04Di indole intensa e combattiva, Frida non poteva restare immune alle lotte fermentate in Messico dopo la rivoluzione zapatista. Iscrittasi al Partito Comunista nel 1925, sancirà più tardi questo suo spirito rivoluzionario, indossando unicamente i costumi tipici della tradizione indios popolare, che la renderanno, suo malgrado, una vera icona della moda. In quegli stessi anni conosce Diego Rivera, il quale la inserirà nel suo murales “Ballata della Rivoluzione Proletaria” (1928), dove compare nelle vesti di una militante comunista che distribuisce armi agli insorti. Foto dell’epoca li ritraggono in prima fila durante le manifestazioni. Si sposeranno nel 1929 dando il via ad una delle storie d’amore più belligeranti e appassionate nella storia dell’arte del XX secolo. Tanto che lei dichiarerà:

In vita mia mi sono capitati due incidenti gravi. Il primo quando un tram mi ha messa al tappeto. L’altro è Diego”. (Cfr. Herrera, Frida cit., p. 80)

Nell’opera “Autoritratto come Tehuana o Diego nei miei pensieri” (1943), dichiara sia l’intento dell’incarnare in sé la tradizione del Messico contadino, sia di appartenere ad un mondo femminile autonomo e matriarcale. Ma il ritratto del suo Diego in piena fronte, rimanda ad un sentimentalismo vorticoso e conflittuale, tipico dell’animo di una donna del Sud.

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Frida Kahlo è ritenuta antesignana del femminismo, oltre che per il suo attivismo politico, anche perché si ritenne soddisfatta quando ricevette l’incarico di insegnante presso la Scuola di Pittura e Scultua La Esmeralda, impiego che le permise di ottenere la tanto agognata indipendenza monetaria dal marito. Ma, a differenza di certe femministe, non cadde nell’orrore di annientare il suo lato femminile pur di rivendicare una parità dei sessi. Anzi, il suo successo è dovuto al coraggio avuto nell’esporre con forza la delicatezza, caratteristica di ogni donna, senza confonderla con la debolezza. Baluardo della sua pittura è l’onestà, l’assenza di vergogna o timore con la quale l’artista mette a nudo le proprie emozioni. Sublima il dolore conferendogli le forme simboliche nella sua arte.

frida-roma-02Così come nel “Mosè, o Nucleo Solare” (1945), dipinto con cui riceve il Gran Premio Nazionale, nato su ispirazione di uno scritto di Freud del ’39, nel quale affronta “la paura che spinge gli uomini a inventare o rappresentare dei e divinità. Paura della vita e della morte”. (cit.Helga Prignitz-Poda)

frida-roma-03Nel capolavoro “L’Abbraccio Amorevole dell’Universo, la Terra, Diego, io e il signor Xolotl” (1949), si evince come il simbolismo fridiano attinga dalla cultura messicana, caratterizzata da un forte dualismo e dall’idea di equilibrio come risultato dell’interazione tra gli opposti: uomo-donna, vita-morte, sole-luna. Nella rappresentazione dell’abbraccio a matriosca (Diego, col terzo occhio della saggezza, è abbracciato da Frida che viene abbracciata dalla Terra che a sua volta è abbracciata dall’Universo) è presente il “costante anelito dell’uomo all’unione e quanto la consapevolezza di come tale unione sia impossibile da raggiungere”. (cit. Helga Prignitz-Poda)

Le immagini da cui Frida Kahlo attinge le si rivelano da un mondo altro, da quell’energia universale che si svela alla terra per mostrarsi in superficie. La donna è allegoricamente legata da sempre alla terra e al mistero ad essa connesso. Frida rappresenta questo mistero insolubile, così nell’arte come nella vita: autenticamente donna. La definizione più appropriata della sua opera la dà Diego (e chi meglio di lui):

É la prima volta nella storia dell’arte che una donna ha espresso con totale sincerità, scarna, e si potrebbe dire tranquillamente feroce, quei fatti generali e particolari che riguardano esclusivamente le donne”.

(Diego Rivera su Frida Kahlo. Cit. in Jamis, Frida Kahlo cit. p. 225)

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