La Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu

La Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu fa parte della categoria di libri che ho “scelto per la sua copertina”.

Ero in libreria e cercavo distrattamente qualcosa da leggere, raramente mi capita di non avere “la prossima lettura” già a casa. Quando questo accade, però, mi sento come Alice nel paese delle meraviglie: eccitata eppure spaventata per la scelta, non sapendo che “direzione” prendere. E così tra tanti volumi ha attirato la mia attenzione questa perturbante e avvolgente illustrazione di Benjamin Lacombe, un disegnatore francese di 33 anni che vive e lavora a Parigi. Il disegno mi ha subito ricordato le tavole un po’ oniriche e un po’ dark di Tony Sandoval – che io adoro – ma è più fiabesco e più magico. Un po’ triste, anche ed è la caratteristica che più mi ha convinto ad andare alla cassa con questo romanzo (ed. Feltrinelli) in mano, visto il mio animo – letterariamente – romantico (emo friendly direbbe qualcuno).

Anzi no, non vi ho detto tutta la verità: subito dopo essere stata rapita dalla bellezza della copertina è il titolo che mi ha convinto a dare una chance a questa storia a scatola chiusa.

La Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu.

Associare il cuore ad un congegno meccanico – in questo caso un orologio – mi ha stuzzicato un po’. Eh sì, perché non stiamo parlando del lato scientifico del nostro battito cardiaco, a come il sangue viene pompato negli atrii e nei ventricoli di questa scatoletta che ci dona la vita, ma del suo funzionamento meccanico, una legge universale: un cuore è destinato ad amare. Come un orologio è destinato a segnare le ore.

Questa è la premessa di un libro che si finge una favola per bambini. Si finge perché tra una Edimburgo incantata ed una Andalusia esotica, tra congegni magici e personaggi ai limiti dell’assurdo, tra linguaggi non-politically correct e allusioni sessuali non troppo velate, La Meccanica del Cuore di Mathias Malzieu è tutt’altro che una storia per bambini. Ha i toni de La Schiuma dei Giorni e le atmosfere dei film di Tim Burton, l’incanto un po’ svagato de Il Favoloso Mondo di Amelie e il dolore dei primi amori de Il Tempo delle Mele. D’altronde l’autore è un musicista rock (leader dei Dionysos) e quindi non poteva che impostare una storia un po’ dannata e tormentata.

La scrittura de La Meccanica del Cuore è semplice, scorrevole come quella delle fiabe, è vero, ma la sua “morale” è ben più complessa, più allegorica e molto più amara delle narrazioni di Andersen o di Fedro o di Collodi.

Quello che mi è piaciuto di questo libro è che parla dell’amore imperfetto. O meglio ancora, parla del primo amore, che è sempre imperfetto. E il protagonista è un uomo imperfetto, con il suo orologio a cucù che gli fa battere il suo fragile cuore e che intraprende un inseguimento in capo al mondo per conquistare il cuore della sua amata “piccola cantante che non ci vede un granché”, insieme al suo amico Méliès. Un cuore a caccia di un cuore, insomma. 

Sappi che è una sofferenza ridicola rispetto a quella che ti può provocare l’amore. Un giorno o l’altro, tutto il piacere e la gioia che l’amore può suscitare si pagano con la sofferenza. E più si ama intensamente e più il dolore sarà moltiplicato. Sperimenterai l’assenza, poi i tormenti della gelosia, dell’incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e dell’ingiustizia. Avrai freddo fino nelle ossa e il sangue formerà dei ghiaccioli che sentirai passare sotto la pelle. La meccanica del tuo cuore esploderà. Ti ho impiantato io questo orologio, conosco perfettamente i limiti del suo funzionamento. Può darsi che resista all’intensità del piacere, e sarebbe già molto. Ma non è abbastanza robusto da sopportare le pene d’amore.”

Quando ci innamoriamo per la prima volta il sentimento è così nuovo e travolgente che non sappiamo domarlo. E questo vale anche per l’amore di una madre nei confronti di un figlio. L’amore più puro a volte non basta, a volte serve che venga “sporcato” dal nostro cervello: il buon senso, la razionalità, la misura, servono a rendere l’amore meno autodistruttivo, servono a renderlo più vero, perché la purezza è solo un’idea, va bene per l’Iperuranio di Platone, ma qui sulla terra non esiste e non esisterà mai…

Cinzia Cicatelli: Scrivo, ovunque e comunque. Per diletto e per professione. Mi piacciono le leggende e la cioccolata. Le opere post-moderniste. Il rumore dei passi su un palcoscenico. Gli anni ’30-’40. Inventare storie. Le foto sfocate. I film con finale aperto. I viaggi in treno. L’odore delle città. L’insolito nelle persone. Il cielo.

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