Le vergini suicide – l’America anni 70 secondo Eugenides

Il libro Le vergini suicide di Eugenides non è di certo una lettura propriamente estiva, né ve la consiglierei tra i libri da leggere sotto l’ombrellone. Questo romanzo è perfetto per l’autunno, quando il nostro mood interno si allinea con le giornate un po’ grigie e un po’ tristi del cielo di novembre.

Il titolo sembra già presagire quanto vi sto consigliando, tuttavia non è il dolore, la sofferenza o la tragedia ad essere protagonisti di questa storia di Joffrey Eugenides (scrittore di cui mi sono innamorata dopo aver letto Middlesex) piuttosto l’inconsistenza, la freddezza, il disincanto.

In Le vergini suicide, Eugenides ci trasporta negli anni ’70, nelle periferie non ben definite degli Stati Uniti d’America dove cinque ragazzine, le sorelle Lisbon, nel giro di un anno si toglieranno tutte la vita. Non è uno spoiler, è il prologo del libro. Ed è proprio questo presupposto ad attrarci alla lettura.

Sì, perché noi tutti siamo attirati dal noir,  lo dimostra il grande seguito di programmi televisivi dedicati alla cronaca nera e al successo dei romanzi di genere, ma in questo caso è un inganno.

Il suicidio delle ragazze è solo ai margini di questo desolante romanzo dedicato, piuttosto, al decadentismo della borghesia statunitense dei primi anni ’70.

Le personalità delle 5 adolescenti viene appena abbozzata, fatta unica eccezione per Lux, oggetto del desiderio di molti adolescenti del posto. Eugenides non si concentra sulle “vittime”, ma sui sopravvissuti dell’evento di cronaca, ricostruendo i fatti attraverso le prove e le testimonianze che i ragazzi del quartiere dei Lisbon (che sono anche la voce narrante del romanzo) hanno raccolto in 20 anni, cercando di darsi una spiegazione alla misteriosa catena di suicidi.

Il risultato è un racconto frammentario e assolutamente parziale (oltre che di parte) che non getta luce sulla verità e sul movente dei suicidi, bensì trova il pretesto di gettar luce sulla Weltanschauung di una piccola cittadina statunitense dell’epoca. Sembra quasi che la comunità voglia rigettare l’evento tragico, come se macchiasse il buon nome della cittadina, come se fosse semplicemente uno scandalo da dover seppellire o un argomento da mettere a tacere per non far “diffondere il virus dei suicidi”. Scorrendo le pagine non c’è traccia di empatia, di solidarietà, di desiderio di approfondire le colpe o trovare i colpevoli del gesto estremo delle ragazze. Le imposte si chiudono e si tira avanti, tornando alla vita di prima.

Cosa resta a noi lettori? Un’infinita pena e un senso di desolazione, che non è legata ai suicidi, ma al contesto in cui sono avvenuti. Si tratta del trionfo del perbenismo americano portato avanti dai coniugi Lisbon, si tratta della loro “assoluzione” e l’indenne uscita di scena, si tratta della noncuranza della comunità riservata all’avvenimento, si tratta della solitudine e dell’emarginazione che finiscono per far marcire anche le radici più sane e giovani…

Ecco se avete lo stomaco di ferro e volete leggere un libro bello tosto, è quello che fa per voi! 😉

Il giardino delle vergini suicide – Sofia Coppola

Dal libro è stato tratto anche un film: Il giardino delle vergine suicide – diretto da Sofia Coppola.

 

Cinzia Cicatelli: Scrivo, ovunque e comunque. Per diletto e per professione. Mi piacciono le leggende e la cioccolata. Le opere post-moderniste. Il rumore dei passi su un palcoscenico. Gli anni ’30-’40. Inventare storie. Le foto sfocate. I film con finale aperto. I viaggi in treno. L’odore delle città. L’insolito nelle persone. Il cielo.

Utilizziamo tecnologie, come i cookie, ed elaboriamo i dati personali, quali gli indirizzi IP e gli identificatori dei cookie, per personalizzare gli annunci e i contenuti in base ai tuoi interessi, misurare le prestazioni di annunci e contenuti e ricavare informazioni sul pubblico che ha visualizzato gli annunci e i contenuti. Cliccando acconsenti all'utilizzo di questa tecnologia e al trattamento dei tuoi dati personali per queste finalità.

Read More